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Corsa all'oro Klondike

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Da "Gente Viaggi” un articolo del 1985. Testi di Massimo Todisco e foto di Massimo ed Enrico Todisco, il tutto da me riordinato secondo le esigenze del sito

 

 

Seconda di 2 pag. sequenziali che ho preparato con l'ing. Cazzulani Gabriele

 

KLONDIKE: DAWSON CITY.

 

Una volta vi si giungeva solo dal fiume, o a cavallo attraversando difficili sentieri fra i boschi; oggi c’é una strada anche se in terra battuta e piena di buche. Lo Yukon River le scorre accanto, mutando continuamente di colore con il variare dei toni della terra e del cielo: azzurro, blu cupo, ma a tratti, vicino alle sponde, rosso, ruggine, anche marrone, in uno scenario incantevole di pini e di abeti.

 

DAWSON CITY

 

Dawson City, sulle sponde del fiume, ci accoglie con montagne di pietre depositate ai lati della strada: sono tutto ciò che rimane di quella frenetica corsa all’oro, che alla fine del secolo scorso fece diventare Dawson famosa in tutto il mondo. Poi ecco le prime case di legno. Qui tutto si costruisce con il legno: ce n’è in abbondanza, e d'altra parte sarebbe troppo costoso portare il materiale edile fin quassù dalle altre regioni canadesi.
Un battello (foto), rimasto in funzione fino al 1980, è oggi adibito a museo, a ricordare i lunghi viaggi sul fiume per raggiungere la mitica Dawson. Anche il teatro è rimasto uguale ad allora, con le ballerine che ballano il "Can can".

Proprio in questi giorni ricorre fra l’altro il centenario di Dawson City, che nel lontano 1885 era solamente un villaggio dove  i bianchi venivano a scambiare le pelli con gli indiani: per celebrare degnamente la ricorrenza, si svolge sul fiume una gara di canoa, al teatro sono previsti numerosi spettacoli e i saloon sono aperti fino a tardi. Anche la banca è rimasta la stessa, é cambiato solo il nome: la vecchia "British North American Bank", chiusa nel 1924, é oggi infatti la Imperial Canadian Bank of Commerce.

Anche qui, come nei villaggi indiani, la chiesa cattolica e quella anglicana sono le uniche costruzioni che si alzano al disopra delle case a un solo piano. Dawson é tutta qui, raccolta intorno allo Yukon River. Non è più la città di un tempo, quando le case e le capanne di legno coprivano le verdi colline circostanti e la vita ferveva dappertutto. In compenso sono a migliaia i turisti che vi giungono ogni anno, soprattutto dal Canada e dagli States. Vengono a vivere un weekend da cercatori per pochi dollari, con un setaccio in mano, provano il brivido della febbre dell’oro. "Puoi pagarti le vacanze con l’oro che trovi", è la promessa delle agenzie turistiche locali. E c’è davvero chi ci prova: ne abbiamo visti parecchi, in jeans e maglietta, a setacciare la sabbia sulla riva del Bonanza Creek. E' per i turisti e per prepararsi al lungo inverno che Dawson si fa bella: fervono i lavori di imbiancatura e di varie riparazioni delle case, mentre i vecchi si scaldano all’ultimo sole.

 

L'EPOPEA DELL'ORO.

 

Il 16 agosto 1896 George Carmaks, americano, venuto nello Yukon per studiare la cultura indiana, si trovava lungo il Bonanza Creek per una battuta di pesca al salmone, insieme a due pellerossa, Jim Skaokum e Charlie Tigish. I tre, accampati sulla riva del fiume, mentre erano intenti a raccogliere rami secchi per il fuoco, trovarono una pietra gialla. La osservarono in silenzio per qualche minuto, poi Carmaks esclamo: "E' proprio oro, qui c’é oro!". Presto la voce si sparse nella regione del Klondike fra gli indiani e i pochi bianchi che vivevano quassù per il commercio delle pelli, raggiunse l'intero Canada e, valicando le frontiere, arrivò in America, in Europa e in tutto il mondo. Cosi, agli inizi del 1897 prese il via la caccia al prezioso metallo.
Partirono in 100.000, gente di ogni tipo ed estrazione sociale; giunsero in 35.000, i più si fermarono per il freddo, la fame e le intemperie. Il viaggio era lungo e pericolosissimo, la maggior parte arrivò a Dawson navigando lo Yukon River con mezzi di fortuna, zattere, battelli, piccole barche, ma si trattava di una vera e propria impresa. Da San Francisco, Siaro, Vancouver, attraverso il Pacifico, si arrivava a Skagway, in Alaska; poi si doveva raggiungere il lago Bennet attraverso il Chilkoot Pass: 32 miglia da percorrere a piedi. Tutto era reso più difficile dalle rigide norme stabilite dal governo canadese: ciascun cercatore, per dimostrare di essere autosufficiente, doveva avere con sé, al passaggio della frontiera, una tonnellata di viveri. Era così necessario attraversare il valico più volte, sempre a piedi, con i viveri sulle spalle, fino a che non fosse stato trasportato l'intero quantitativo stabilito dalla legge (vedi una foto "storica" al riguardo che non fa però parte di questo articolo). Solo nel 1900 fu costruita una ferrovia da Skagway a Whitehorse. YUCON RIVERDiversa era invece la rotta di chi si avventurava nella caccia all' oro potendo disporre di grosse somme di denaro. Da San Francisco si arrivava in tal caso via mare fino a St. Michael, in Alaska; da qui, dopo 1 700 km, si raggiungeva, risalendo in battello lo Yukon River (foto), Dawson City: un viaggio che costava più di 1000 dollari, una cifra da capogiro per quell' l’epoca.
Ogni cercatore era mosso dalla speranza di diventare ricco, ma la realtà fu ben diversa: alcuni riuscirono a mantenersi indipendenti. Solo pochissimi si arricchirono in fretta, mentre la maggior parte di questa gente fu costretta a lavorare per le grosse compagnie a un dollaro e mezzo l 'ora, oppure a impiegarsi nei bar o nei negozi che si andavano rapidamente aprendo a Dawson, abbandonando presto l’idea di cercare l’oro. La vita al villaggio era nel frattempo diventata carissima: per una baracca ci volevano 750 dollari al mese, e anche i prezzi dei generi alimentari salirono alle stelle. A Dawson si pagava tutto in oro, anche le consumazioni al bar. Però la febbre dell'oro non fece del Klondike un nuovo Far West: le Giubbe Rosse mantennero l’ordine,· a nessuno fu permesso di girare con la pistola e per i più violenti c’era il famoso "cartellino blu", un vero e proprio foglio di via. Il "boom" di fatto durò un solo anno, fino alla fine del 1898. Nel 1899 una parte di loro si spostò in Alaska, a "Nome" dove erano stati segnalati nuovi filoni d'oro. Sino al 1907 comunque continuò la ricerca dell'oro su larga scala, poi a Dawson rimasero soltanto poche migliaia di persone a proseguire l’avventura. E' del 1920 l’impiego degli enormi drugs, macchinari grandi come case che compivano tutte le operazioni: scavo, lavaggio, accantonamento dei detriti. Quello che é ritenuto il più grande "drug" del Canada é ancora oggi visibile (foto qui sotto) lungo il Bonanza Creek.

 

KLONDIKE: LA PIU' GROSSA DRAGA.

 

E' costato più di 700.000 dollari e visse il suo periodo d’oro, nel vero senso della parola, tra il 1939 e il 1940, quando tirava fuori dal terreno più di 800 once d’oro il giorno, pari al valore di circa 20.000 dollari. Ha cessato di funzionare nel 1959.
Nel 1966 chiusero infine i battenti le ultime grandi compagnie, tra cui la famosa Yukon Gold Corporation Company: il prezzo dell’oro in quell'anno era sceso troppo e non era più remunerativo continuare le ricerche.

NOTA BENE Ulteriori informazioni sulla storia di Dowson city, sui cercatori locali e su gravissimi incidenti minerari che accaddero, sono in quest'altra pagina.

 

Torna alla prima pag. dell'articolo.                 Massimo ed Enrico Todisco, 1985.

 

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