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Da
"Gente Viaggi” un articolo del 1985. Testi di Massimo Todisco e foto di
Massimo ed Enrico Todisco, il tutto da me riordinato secondo le esigenze
del sito |
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Seconda
di 2 pag. sequenziali che ho preparato con l'ing. Cazzulani
Gabriele |
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KLONDIKE: DAWSON CITY. |
Una volta vi si giungeva solo dal
fiume, o a cavallo attraversando difficili sentieri fra i boschi; oggi c’é una
strada anche se in terra battuta e piena di buche. Lo Yukon River le scorre accanto, mutando
continuamente di colore con il variare dei toni della terra e del cielo: azzurro, blu cupo, ma a tratti, vicino alle sponde, rosso, ruggine, anche marrone, in uno
scenario incantevole di pini e di abeti. |
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Dawson City, sulle sponde del fiume,
ci accoglie con montagne di pietre depositate ai lati della strada: sono tutto
ciò che rimane di quella
frenetica corsa all’oro, che alla fine del secolo scorso fece diventare Dawson
famosa in tutto il mondo. Poi ecco le prime case di legno. Qui tutto si costruisce con il legno: ce n’è in
abbondanza, e d'altra parte sarebbe troppo costoso portare il materiale edile fin quassù dalle altre regioni
canadesi.
Un battello (foto), rimasto in funzione fino al 1980, è oggi adibito a museo, a ricordare
i lunghi viaggi sul fiume
per raggiungere la mitica Dawson. Anche il teatro è rimasto uguale ad allora, con le ballerine che ballano il
"Can can".
Proprio in questi giorni
ricorre fra l’altro il centenario di Dawson City, che nel lontano 1885 era solamente un villaggio dove
i
bianchi venivano a scambiare le pelli con gli indiani: per celebrare degnamente
la ricorrenza, si svolge sul
fiume una gara di canoa, al teatro sono previsti numerosi spettacoli e i saloon sono aperti fino a tardi. Anche
la banca è rimasta la stessa, é cambiato solo il nome: la vecchia "British
North American Bank", chiusa nel 1924, é oggi infatti la Imperial Canadian Bank of
Commerce.
Anche qui, come nei villaggi indiani, la chiesa cattolica e quella anglicana sono le uniche costruzioni che si
alzano al disopra delle case a un solo piano. Dawson é tutta qui, raccolta
intorno allo Yukon River. Non è più la città di un tempo, quando le case e
le capanne di legno coprivano le verdi colline circostanti e la vita ferveva
dappertutto. In compenso sono a migliaia i turisti che vi giungono ogni
anno, soprattutto dal Canada e dagli States. Vengono a vivere un weekend da cercatori per pochi dollari, con un
setaccio in mano, provano il brivido della febbre dell’oro. "Puoi pagarti le
vacanze con l’oro che trovi", è la promessa delle agenzie turistiche
locali. E c’è davvero chi ci prova: ne abbiamo visti parecchi, in jeans e
maglietta, a setacciare la sabbia sulla riva del Bonanza Creek. E' per i turisti
e per prepararsi al lungo inverno che Dawson si fa bella: fervono i lavori di
imbiancatura e di varie riparazioni delle case, mentre i vecchi si scaldano all’ultimo sole.
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L'EPOPEA DELL'ORO.
Il 16 agosto 1896 George
Carmaks, americano, venuto
nello Yukon per studiare la
cultura indiana, si trovava
lungo il Bonanza Creek per
una battuta di pesca al salmone, insieme a due pellerossa,
Jim Skaokum e Charlie Tigish. I tre, accampati sulla
riva del fiume, mentre erano
intenti a raccogliere rami secchi per il fuoco, trovarono una pietra gialla. La osservarono in silenzio
per qualche minuto, poi Carmaks esclamo: "E' proprio oro, qui c’é oro!". Presto
la voce si sparse nella regione del Klondike fra gli indiani e i pochi bianchi che vivevano
quassù per il commercio delle pelli, raggiunse l'intero Canada e, valicando le frontiere,
arrivò in America, in Europa e in tutto il mondo. Cosi, agli inizi del 1897 prese il via la caccia al prezioso metallo.
Partirono in 100.000, gente di ogni tipo ed estrazione sociale; giunsero in
35.000, i più si fermarono per il freddo, la fame e le intemperie. Il viaggio
era lungo e pericolosissimo, la maggior parte arrivò a Dawson navigando lo Yukon
River con mezzi di fortuna, zattere, battelli, piccole barche, ma si trattava di una vera e
propria impresa. Da San Francisco, Siaro, Vancouver, attraverso il Pacifico, si arrivava a Skagway, in Alaska; poi si doveva raggiungere il
lago Bennet attraverso il Chilkoot Pass: 32 miglia da percorrere a piedi. Tutto era reso
più difficile dalle rigide norme stabilite dal governo canadese: ciascun cercatore, per
dimostrare di essere autosufficiente, doveva avere con sé, al passaggio della frontiera, una
tonnellata di viveri. Era così necessario attraversare il valico più volte, sempre a piedi,
con i viveri sulle spalle, fino a che non fosse stato trasportato l'intero quantitativo stabilito
dalla legge (vedi una foto
"storica" al riguardo che non fa però parte di questo
articolo). Solo nel 1900 fu costruita una ferrovia da Skagway a Whitehorse.
Diversa era invece la rotta
di chi si avventurava nella caccia all' oro potendo disporre di grosse somme di denaro.
Da San Francisco si arrivava in tal caso via mare fino a St. Michael, in Alaska;
da qui, dopo 1 700 km, si raggiungeva, risalendo in battello lo Yukon
River (foto), Dawson City: un viaggio che
costava più di 1000 dollari, una cifra da capogiro per quell' l’epoca.
Ogni cercatore era mosso dalla speranza di diventare ricco, ma la realtà fu ben
diversa: alcuni riuscirono a mantenersi indipendenti. Solo pochissimi si arricchirono in
fretta, mentre la maggior parte di questa gente fu costretta a lavorare per le grosse
compagnie a un dollaro e mezzo l 'ora, oppure a impiegarsi nei bar o nei negozi che si
andavano rapidamente aprendo a Dawson, abbandonando presto l’idea di cercare l’oro. La
vita al villaggio era nel frattempo
diventata carissima: per una baracca ci volevano 750 dollari al mese, e anche i
prezzi dei generi alimentari salirono alle stelle. A Dawson si pagava tutto in oro, anche le
consumazioni al bar. Però la febbre dell'oro non fece del Klondike un
nuovo Far West: le Giubbe Rosse mantennero l’ordine,· a nessuno fu permesso di girare
con la pistola e per i più violenti c’era il famoso "cartellino
blu", un vero e proprio foglio di via. Il "boom" di fatto durò
un solo anno, fino
alla fine del 1898. Nel 1899 una parte di loro si spostò in Alaska, a
"Nome" dove erano stati
segnalati nuovi filoni d'oro. Sino al 1907 comunque continuò la ricerca dell'oro su
larga scala, poi a Dawson rimasero soltanto poche migliaia di persone a proseguire
l’avventura. E' del 1920 l’impiego degli enormi drugs, macchinari grandi come case
che compivano tutte le operazioni: scavo, lavaggio, accantonamento dei detriti.
Quello che é ritenuto il più grande "drug" del Canada é
ancora oggi visibile (foto qui sotto) lungo il Bonanza Creek.
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E' costato più
di 700.000 dollari e visse il suo periodo d’oro, nel vero senso della
parola, tra il 1939 e il 1940, quando tirava fuori dal terreno più di 800
once d’oro il giorno, pari al valore di circa 20.000 dollari. Ha cessato
di funzionare nel 1959.
Nel 1966 chiusero infine i battenti le ultime grandi compagnie, tra cui la famosa
Yukon Gold Corporation Company: il prezzo dell’oro in quell'anno
era sceso troppo e non era più remunerativo continuare le ricerche. NOTA
BENE Ulteriori
informazioni sulla storia di Dowson city, sui cercatori locali e su
gravissimi incidenti minerari che accaddero, sono in
quest'altra pagina. |
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dell'articolo.
Massimo ed Enrico Todisco, 1985.
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