Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

Vai Home page   Vai al Sommario

 

 

E' un Sito sull'oro con centinaia di pagine utili alle vostre ricerche e dispone anche di Facebook per dialogare ecc. Per la Posta in generale: ho sostituito la mia precedente pagina Facebook (si può ancora consultarla, ma non più scriverci) con una nuova in formato Gruppo, la cui iscrizione è assolutamente gratis e dove potrete inserire domande o argomenti aggiungendo vostri "post", oppure rispondere e dialogare in quelli di altri già presenti.

Per la Posta particolare, invece, cioè dialoghi privati ed esclusivi con giornalisti, enti, collaboratori scrivetemi qui

IMPORTANTE: se nel vostro schermo la tabella centrale, testi ed altro li vedete troppo piccoli potete ingrandire tenendo premuto il tasto Ctrl e cliccando su + o -

 

permessi e concessioni

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

Sezioni principali di questo Sito:

Miniere d'Italia

La Valle d'Ayas

Giuseppe Pipino

Il deposito di oro alluvionale italiano

Italia fiumi con oro

Imparare a cercarlo

Attrezzi necessari

Pulizia dei minerali

E' oro? e tipi di oro

Le Leggi sulla ricerca

I cercatori d'oro

Storia oro Italia

I minerali in genere

Club, gare e mostre

Pagina guida per ricerche scolastiche

Oro nel mondo

I vostri racconti

Collaboratori e corrispondenti

   

NOTE STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI. Anno 1463: concessione di Francesco Sforza, a Giovanni Borromeo, di cercare miniere di qualsiasi genere, e di purificarli, in tutto il territorio novarese. 1671: Dueja Val di Vedro, richiesta di concessione di Giorgio Piretti, a cercare oro in località Bavaresca. 1681: concessione a Tortoni e soci, di Ornavasso, per lavorare miniera d'oro e altra d'argento da lui trovate, anche se da analisi di qualche decennio prima non risultavano possedere metalli nobili (va precisato che detta concessione darà inizio alla lite con il feudatario Visconti). 1690: richiesta di concessione da parte di Matteo gallo di castellazzo de Barzi di Corbetta, per rame e oro in Val di Veder (oggi Val Divedro) località Casa Comune. 1696: Pietro Pala e Gio Batta Fachino e compagni, della valle Anzasca, scrivono al tribunale per cercare miniere nei monti di Domodossola, dichiarandosi esperti: ne avrebbero trovata una d'oro nella montagna di Camona, abbandonata da Mons. Giovanni Visconti e Giuseppe Fortis. 1725: Angelo Maria Porta chiede concessione per una miniera d'oro ed una d'argento già date in concessione nel 1681 a Tortoni (vedi sopra) ed ora abbandonate.  1756: rescissione, da parte del conte Federico Borromeo, di una precedente concessione al capitano Bartolomeo Testone e a Domenico Cadorna, di disporre di tutte le miniere, scoperte e da scoprire in valle Anzasca (con copia del precedente atto di pochi mesi prima, con la quale la concessione gli era stata appunto rilasciata). 1760: rinnovo del contratto di affitto del conte Federico Borromeo, a Giacomo Governore e Giacomo Rabaglietti, per tutte le miniere della Valle Anzasca, per nove anni, al canone annuale di 930 zecchini gigliati. 1761: contratto d'affitto triennale per 4 miniere aurifere in Valle Anzasca, fra il conte Federico Borromeo e don Bartolomeo Vanzina. 1761: nuovo contratto d'affitto per le miniere aurifere dei Cani, fra il conte Federico Borromeo e Pietro Antonio Stagnone e soci. 1765: contratto della società Gorini Braga, Albasini e Gorini Chitola, con quattro minatori tirolesi, per sfruttare a regola d'arte, per sei mesi, la miniera d'oro della Trappola, presso Pestarena, a patto di acquistare tutto l'occorrente dai soci e di consegnare tutto l'oro prodotto, al prezzo di 80 lire imperiali l'oncia. 1770: avviso a stampa della nomina del capitano bartolomeo Testone di bannio, a ispettore generale di tutte le miniere di Valle Anzasca 1770: elenco di concessioni triennali emesse quell'anno da parte del conte Federico Borromeo nei riguardi di coltivatori locali, con diritto di subaffitto: a Pietro Giordano le Cave Quarazza, Vulva e Brusone; a Giovanni Cristoforo De Paulis le cave Scarpia, Vena, Val Rossa, Pozzone, Piana dell'Oro di sotto e metà della cava Laricione; al capitano Capra la miniera del Cavetto in val Rossa; a Bartolomeo Testone le cave Pozzone (Rodone) Minerone, Piana dell'Oro vicino al Fornale, metà delle cave Caccia e Bruttone, ed i filoni sopra le case di A. Guerrino e nel Vaud sopra la cappella di G. Antonio Lanti (tutte situate nel territorio di Pestarena), la cava del Camino e metà delle cave Quarazola e Croce, nonché parte della cava del Brusone, site queste ultime in val Quarazza; a Francesco Gorini Chitola le cave Trappola, Fornale e metà delle cave Lavanchetti e Solivo; a Giacomo Governore la cava della Caccia, metà delle cave Laricione Alpetto e Pozzone, parte di Lavanchetti e Cavone del Solivo; a Giovanni Zambonini la cava Piana dell'Oro, parte delle cave Pozzone, Alpetto e Lavanchetti. 1773: avviso a stampa del conte Federico Borromeo, che proibisce la coltivazione delle miniere senza il consenso del cap. Testone e dei fratelli De Pauli, affittuari generali delle medesime. 1774: licenza ai conti Borromeo, Federico, Vitaliano, Renato e Francesco, zio e nipoti, investitura dei feudi posseduti dalla famiglia e del diritto di cercare e far scavare miniere di qualunque genere nei loro territori, sia allodiali che feudali, in particolare le miniere d’oro di Macugnaga in Valle Anzasca e la miniera di rame di Caprezzo e Ramello nella giurisdizione di Intra, con divieto di esportare, senza autorizzazione, oro, argento, rame e ferro e con obbligo, per tutti i discendenti, di rinnovare l'investitura e prestare giuramento (investitura confermata nel 1778 e nel 1780 al conte Giberto). 1782: autorizzazione a concedere, a Pietro Antonio Rossi di Montecrestese, Giacomo Andrea Cardesca di Locasca e ai fratelli Giovanni Antonio Bellardi di Brosso, assieme al cav. Giorgio Maria Castellamonte di Lessolo, di scavare un filone di Marcasite aurifera da loro scoperto al Crotto della Balmassa, in comune di Schieranco, Valle Antrona. 1783: autorizzazione a

 

Testi che l'illustre dot. Giuseppe Pipino (foto) mi ha gentilmente fornito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gio Frisa e notaio Pietro francesco Frisa, di scavare il filone il filone aurifero da loro scoperto in località Monte di Trivera, comune di Schieranco. 1783: autorizzazione a Gio Frisa e a Fedele (suo fratello) di scavare il filone aurifero da questi scoperto alle Satte di Sprone, comune di Antronapiana. 1783: concessione a Gio Batta Laurini di scavare il filone aurifero da lui scoperto in località Mondoo, sull'Alpe Trivera in territorio di Schieranco. 1783: permesso al parroco di Schieranco (carlo Antonio Lucio Valtero) assieme al prete Gio Monti ed al notaio Carlo Anmtonio Castellani, tutti di Antronapiana, nonché ai fratelli Gio e Francesco Moggia (e altri fratelli Moggia) di Schieranco, di proseguire lo sfruttamento aurifero scoperto dal defunto Moggia in località Montone, all'Alpe Trivera. 1783: autorizzazione a Franco Buratto di Schieranco, assieme ai fratelli Antonio e Alessandro Mutti e Pietro Sartorelli, di scavare il filone aurifero scoperto dal primo sotto l'Alpe della Penna, in località Cantamoro, territorio di Schieranco. 1783: autorizzazione a concedere, a Gio Botta Laurini, di scavare un filone aurifero da lui scoperto al Piano della Scaglia dell'alpe Trivera, territorio San Pietro di Schieranco. 1784: concessione di permesso a Gio batta Lurini per lo sfruttamento di un filone aurifero all'Alpe Chioder della Pioda Rossa, in valle Antrona, precedentemente concesso a Carlo Antonio Morandini che nel frattempo vi aveva rinunciato. 1794: affitto di Borromeo, alla società composta da G. De Notaria di Intra, G. e Stefano Albasini di Vanzone e F. Ruziczka Odamark di Praga, di tutte le miniere della Valle Anzasca eccettuata quella dei Cani. 1795: creazione di una società tra gli affittuari ,cui partecipano anche il Borromeo ed il conte Abbondio della Torre di Rezzonico, quest'ultimo in considerazione del fatto che avrebbe introdotto un nuovo metodo di amalgamazione e sarebbe stato totalmente impegnato alla direzione degli impianti. 1800: società tra Giacomo Governore e Giovanni Battista Martinale di Vico Canavese per la coltivazione di alcuni filoni auriferi scoperti dal secondo sopra Barzona in Val Bianca ed iniziati a coltivare con le sovvenzioni del primo. 1801: Rabaglietti, a richiesta del Commissario Rossi di presentare i titoli di possesso delle miniere d'oro della Valle Anzasca, risponde che le miniere erano dei Borromeo, i quali le davano in appalto. Nel 1802 e 1803 venne  poi rivolta la medesima richiesta a Giuseppe Albasini di Vanzone per quanto concerneva la miniera dei Cani che questi coltivava. Egli rispose che le miniere appartenevano ai Borromeo, i quali ne riscuotevano diritto di signoraggio e che il governo passato non imponeva altro che il divieto d'esportazione al di fuori dello Stato, ma oggi sono quasi del tutto esaurite e deludono le speranze. 1806: atto di vendita (con piantina) per lire 3000, della miniera aurifera e molini, località Sul Pizzo, in comune di Trivera, da Giovanni Frisa, a Francesco Guaglio. 1816: anno in cui gli Albasini acquistano, da Pietro Antonio Spezia, tutti i suoi diritti sulle dieci cave dei Cani, al prezzo di 31 lire ciascuna. 1817: investitura di Gilberto Borromeo, a favore di G.B. Fantonetti, di tutte le miniere dell'Ossola inferiore. 1823: concessione ad un gruppo di minatori locali, delle quattro miniere d'oro Montone, Satte di Sprone, Tajetta e Cropetto delle Nocciole, situate in Valle Antrona. 1831/1839: da documenti (mines et carrieres) di quel periodo si apprende che l'intera area aurifera valsesiana ed ossolana rendeva allora, nel suo insieme, circa 2000 once d'oro argentifero all'anno, per un valore complessivo quindi di 158000 lire. 1834: concessione della miniera aurifera denominata Scarpia (zona Pestarena in comune di Macugnaga) ai fratelli Antonio Maria e Giovanni Battista Morandini, ed a Bernardo Glaudi. 1845: il consiglio comunale (di Vanzone) si oppone alla costruzione di un impianti d'amalgamazione in loc. Crotto Rosso, per pericolo d'inquinamento delle acque e consiglia di costruirlo a valle dell'abitato di Battigio. 1851: dichiarazione di scoperta della miniera aurifera dei Cani, in comune di San Carlo, chiesta in concessione dalla società Mazzola. 1852: concessione ai fratelli Giovanni, Giuseppe, Antonio e Vientino Spezia, per miniera aurifera in regione Morghen, territorio di Stabioli e Pestarena, comuni di Ceppomorelli e Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852: concessione ai fratelli Spezia, per miniera aurifera in regione Acquavite, territorio di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852: altra concessione gli stessi fratelli Spezia, con i fratelli Giuseppe e Giovanni Moro e Gaspare Bessero, per miniera aurifera in regione Peschiera di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852: concessione a Gaspard Bessero, per miniera aurifera in regione Motta-Quarazza, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852: concessione Ai fratelli Spezia, per miniera aurifera in regione Acquavite, territorio di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1855: concessione ai fratelli Giovanni, Giuseppe, Antonio e Valentino Spezia per le due miniere d'oro "Pozzone" e "Speranza", in regione Pestarena, comune di Macugnaga. 1869: rilascio di permesso di ricerca per minerali d'oro, loc. Crottone, valle di Stabioli, a Teresa Fignera (vedova Albasini). 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA BENE: a queste date, concessioni ecc. s'inframmezzano talvolta subaffitti o altre note che qui sono state però omesse. Per maggiori dettagli al merito consiglio dunque di riferirsi alla sorgente da cui ho attinto.

 

All contents copyright
© 2003--2023 VDA
All rights reserved.
No portion of this service may be reproduced in any form.

Posta in generale: ho sostituito la mia precedente pagina Facebook (si può ancora consultarla, ma non più scriverci) con una nuova in formato Gruppo, la cui iscrizione è assolutamente gratuita e dove potrete inserire domande o argomenti aggiungendo vostri "post", oppure rispondere e dialogare in quelli di altri già presenti. Posta particolare: per dialoghi privati (giornalisti, istituti ecc.) scrivetemi invece qui.

Indicazioni stradali con Google

Puoi collaborare inviando materiale generico o resoconti di esperienze personali: le schede riporteranno il tuo nome  (vedi qualche esempio).

Per la Rete. Oltre alle conseguenze nelle quali spesso s’incorre, tipo intervento da parte di terzi legittimamente interessati (un esempio), copiare o utilizzare contenuti d’altri siti porta quasi sempre a risultati screditanti per il proprio lavoro, soprattutto nel caso il materiale fosse tratto da web ben conosciuti e molto visitati i cui utenti, nel caso appunto ravvisassero (accidentalmente?) il contesto di cui sopra, considererebbero detta scopiazzatura come rivelatore della mancanza di buon gusto oltre che di idee nei confronti del gestore del sito in “odor” di plagio . In ogni caso si tratterebbe di un gesto che, al di la delle apparenze iniziali, non offrirebbe al proprio web alcuno sviluppo positivo per il semplice motivo che non è generato da un’azione costruttiva bensì passiva.  A mio modesto avviso, un sito per risultare interessante deve avere una propria personalità nella scelta dei contenuti e nel modo in cui questi vengono presentati: meglio ancora se caratterizzato da alcune informazioni non  facili da reperire. Altro che copiare da altri siti. Per il cartaceo. Talvolta vengo a sapere che qualcuno ha utilizzato paragrafi del sito nella stesura di qualche suo lavoro su cartaceo (libri ecc.): non mi riferisco certo ai seri scrittori e giornalisti che con una comune richiesta di autorizzazione via e-mail (la concedo sempre, salvo particolarismi) mi appagano anzi di soddisfazione per quanto concerne la mia attività in rete (e ciò mi basterebbe), ma piuttosto alle persone che pubblicano il contesto non solo senza chiedermene per semplice formalità il consenso, ma addirittura senza la buona educazione di citare, nel prodotto finito, il fatto di avere in qualche misura attinto anche dalle mie pagine. Non riporto per esteso le credenziali dei "maldestri autori" dei quali mi sono finora accorto perché ritengo che i loro nomi (e pubblicazioni annesse) non meritino qui di essere "pubblicizzati" in alcun modo, cioè esattamente al contrario e nel rispetto di come invece solitamente mi comporto con tutte le persone che mi contattano in simili circostanze e delle quali in seguito io segnalo appunto con piacere (è nell'interesse informativo del sito) la pubblicazione che li riguarda. Insomma, una questione d'impostazione e correttezza reciproca che tra l'altro può solo agevolare entrambi.