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NOTE
STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI. Anno
1463: concessione di
Francesco Sforza, a Giovanni Borromeo, di cercare miniere di qualsiasi
genere, e di purificarli, in tutto il territorio novarese. 1671: Dueja Val di
Vedro,
richiesta di concessione di Giorgio Piretti, a cercare oro in località
Bavaresca. 1681:
concessione a Tortoni e soci, di Ornavasso, per lavorare miniera d'oro e
altra d'argento da lui trovate, anche se da analisi di qualche decennio
prima non risultavano possedere metalli nobili (va precisato che detta concessione darà
inizio alla lite con il feudatario Visconti). 1690:
richiesta di concessione da parte di Matteo gallo di castellazzo de
Barzi di Corbetta, per rame e oro in Val di Veder (oggi Val Divedro)
località Casa Comune.
1696: Pietro Pala e Gio
Batta Fachino e compagni, della valle Anzasca, scrivono al tribunale per
cercare miniere nei monti di Domodossola, dichiarandosi esperti: ne
avrebbero trovata una d'oro nella montagna di Camona, abbandonata da
Mons. Giovanni Visconti e Giuseppe Fortis. 1725:
Angelo Maria Porta chiede concessione per una miniera d'oro ed una
d'argento già date in concessione nel 1681 a Tortoni (vedi sopra) ed
ora abbandonate. 1756:
rescissione, da parte del conte Federico Borromeo, di una precedente
concessione al capitano Bartolomeo Testone e a Domenico Cadorna, di
disporre di tutte le miniere, scoperte e da scoprire in valle Anzasca
(con copia del precedente atto di pochi mesi prima, con la quale la
concessione gli era stata appunto rilasciata). 1760:
rinnovo del contratto di affitto del conte Federico Borromeo, a Giacomo
Governore e Giacomo Rabaglietti, per tutte le miniere della Valle
Anzasca, per nove anni, al canone annuale di 930 zecchini gigliati.
1761: contratto
d'affitto triennale per 4 miniere aurifere in Valle Anzasca, fra il
conte Federico Borromeo e don Bartolomeo Vanzina. 1761:
nuovo contratto d'affitto per le miniere aurifere dei Cani, fra il conte
Federico Borromeo e Pietro Antonio Stagnone e soci. 1765:
contratto della società Gorini Braga, Albasini e Gorini Chitola, con
quattro minatori tirolesi, per sfruttare a regola d'arte, per sei mesi,
la miniera d'oro della Trappola, presso Pestarena, a patto di acquistare
tutto l'occorrente dai soci e di consegnare tutto l'oro prodotto, al
prezzo di 80 lire imperiali l'oncia. 1770:
avviso a stampa della nomina del capitano bartolomeo Testone di bannio,
a ispettore generale di tutte le miniere di Valle Anzasca 1770:
elenco di concessioni triennali emesse quell'anno da parte del conte
Federico Borromeo nei riguardi di coltivatori locali, con diritto di
subaffitto: a Pietro Giordano le Cave Quarazza, Vulva e Brusone; a
Giovanni Cristoforo De Paulis le cave Scarpia, Vena, Val Rossa, Pozzone,
Piana dell'Oro di sotto e metà della cava Laricione; al capitano Capra
la miniera del Cavetto in val Rossa; a Bartolomeo Testone le cave
Pozzone (Rodone) Minerone, Piana dell'Oro vicino al Fornale, metà delle
cave Caccia e Bruttone, ed i filoni sopra le case di A. Guerrino e nel
Vaud sopra la cappella di G. Antonio Lanti (tutte situate nel territorio
di Pestarena), la cava del Camino e metà delle cave Quarazola e Croce,
nonché parte della cava del Brusone, site queste ultime in val Quarazza;
a Francesco Gorini Chitola le cave Trappola, Fornale e metà delle cave
Lavanchetti e Solivo; a Giacomo Governore la cava della Caccia, metà
delle cave Laricione Alpetto e Pozzone, parte di Lavanchetti e Cavone
del Solivo; a Giovanni Zambonini la cava Piana dell'Oro, parte delle
cave Pozzone, Alpetto e Lavanchetti. 1773:
avviso a stampa del conte Federico Borromeo, che proibisce la
coltivazione delle miniere senza il consenso del cap. Testone e dei
fratelli De Pauli, affittuari generali delle medesime. 1774:
licenza ai conti Borromeo, Federico, Vitaliano, Renato e Francesco, zio e nipoti,
investitura dei feudi posseduti dalla famiglia e del diritto di cercare e far scavare miniere di
qualunque genere nei loro territori, sia allodiali che feudali, in particolare le miniere d’oro di
Macugnaga in Valle Anzasca e la miniera di rame di Caprezzo e Ramello nella giurisdizione
di Intra, con divieto di esportare, senza autorizzazione, oro, argento, rame e ferro e con
obbligo, per tutti i discendenti, di rinnovare l'investitura e prestare giuramento (investitura
confermata nel 1778 e nel 1780 al conte Giberto).
1782: autorizzazione a
concedere, a Pietro Antonio Rossi di Montecrestese, Giacomo Andrea
Cardesca di Locasca e ai fratelli Giovanni Antonio Bellardi di Brosso,
assieme al cav. Giorgio Maria Castellamonte di Lessolo, di scavare un
filone di Marcasite aurifera da loro scoperto al Crotto della Balmassa,
in comune di Schieranco, Valle Antrona. 1783:
autorizzazione a
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Testi che l'illustre dot.
Giuseppe Pipino (foto) mi ha gentilmente fornito.
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Gio Frisa e notaio Pietro francesco Frisa, di
scavare il filone il filone aurifero da loro scoperto in località Monte
di Trivera, comune di Schieranco. 1783:
autorizzazione a Gio Frisa e a Fedele (suo fratello) di scavare il
filone aurifero da questi scoperto alle Satte di Sprone, comune di
Antronapiana. 1783:
concessione a Gio Batta Laurini di scavare il filone aurifero da lui
scoperto in località Mondoo, sull'Alpe Trivera in territorio di
Schieranco. 1783:
permesso al parroco di Schieranco (carlo Antonio Lucio Valtero) assieme
al prete Gio Monti ed al notaio Carlo Anmtonio Castellani, tutti di
Antronapiana, nonché ai fratelli Gio e Francesco Moggia (e altri
fratelli Moggia) di Schieranco, di proseguire lo sfruttamento aurifero
scoperto dal defunto Moggia in località Montone, all'Alpe Trivera. 1783:
autorizzazione a Franco Buratto di Schieranco, assieme ai fratelli
Antonio e Alessandro Mutti e Pietro Sartorelli, di scavare il filone
aurifero scoperto dal primo sotto l'Alpe della Penna, in località
Cantamoro, territorio di Schieranco. 1783:
autorizzazione a concedere, a Gio Botta Laurini, di scavare un filone
aurifero da lui scoperto al Piano della Scaglia dell'alpe Trivera,
territorio San Pietro di Schieranco. 1784:
concessione di permesso a Gio batta Lurini per lo sfruttamento di un
filone aurifero all'Alpe Chioder della Pioda Rossa, in valle Antrona,
precedentemente concesso a Carlo Antonio Morandini che nel frattempo vi
aveva rinunciato. 1794:
affitto di Borromeo, alla società composta da G. De Notaria di Intra,
G. e Stefano Albasini di Vanzone e F. Ruziczka Odamark di Praga, di
tutte le miniere della Valle Anzasca eccettuata quella dei Cani. 1795:
creazione di una società tra gli affittuari ,cui partecipano anche il
Borromeo ed il conte Abbondio della Torre di Rezzonico, quest'ultimo
in considerazione del fatto che avrebbe introdotto un nuovo metodo di
amalgamazione e sarebbe stato totalmente impegnato alla direzione degli
impianti. 1800:
società tra Giacomo Governore e Giovanni Battista Martinale di Vico
Canavese per la coltivazione di alcuni filoni auriferi scoperti dal
secondo sopra Barzona in Val Bianca ed iniziati a coltivare con le
sovvenzioni del primo. 1801:
Rabaglietti, a richiesta del Commissario Rossi di presentare i titoli di
possesso delle miniere d'oro della Valle Anzasca, risponde che le
miniere erano dei Borromeo, i quali le davano in appalto. Nel 1802 e
1803 venne poi rivolta la medesima richiesta a Giuseppe Albasini
di Vanzone per quanto concerneva la miniera dei Cani che questi
coltivava. Egli rispose che le miniere appartenevano ai Borromeo, i
quali ne riscuotevano diritto di signoraggio e che il governo passato
non imponeva altro che il divieto d'esportazione al di fuori dello
Stato, ma oggi sono quasi del tutto esaurite e deludono le speranze.
1806:
atto di vendita (con piantina) per lire 3000, della miniera aurifera e
molini, località Sul Pizzo, in comune di Trivera, da Giovanni Frisa, a
Francesco Guaglio. 1816:
anno in cui gli Albasini acquistano, da Pietro Antonio Spezia, tutti i
suoi diritti sulle dieci cave dei Cani, al prezzo di 31 lire ciascuna. 1817:
investitura di Gilberto Borromeo, a favore di G.B. Fantonetti, di tutte
le miniere dell'Ossola inferiore. 1823:
concessione ad un gruppo di minatori locali, delle quattro miniere d'oro
Montone, Satte di Sprone, Tajetta e Cropetto delle Nocciole, situate in
Valle Antrona. 1831/1839:
da documenti (mines et carrieres) di quel periodo si apprende che
l'intera area aurifera valsesiana ed ossolana rendeva allora, nel suo
insieme, circa 2000 once d'oro argentifero all'anno, per un valore
complessivo quindi di 158000 lire. 1834:
concessione della miniera aurifera denominata Scarpia (zona Pestarena in
comune di Macugnaga) ai fratelli Antonio Maria e Giovanni Battista
Morandini, ed a Bernardo Glaudi. 1845:
il consiglio comunale (di Vanzone) si oppone alla costruzione di un
impianti d'amalgamazione in loc. Crotto Rosso, per pericolo
d'inquinamento delle acque e consiglia di costruirlo a valle
dell'abitato di Battigio. 1851:
dichiarazione di scoperta della miniera aurifera dei Cani, in comune di
San Carlo, chiesta in concessione dalla società Mazzola.
1852: concessione
ai fratelli Giovanni, Giuseppe, Antonio e Vientino Spezia, per miniera
aurifera in regione Morghen, territorio di Stabioli e Pestarena, comuni
di Ceppomorelli e Macugnaga, provincia d’Ossola.
1852: concessione ai
fratelli Spezia, per miniera aurifera in regione Acquavite, territorio
di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852:
altra concessione gli stessi fratelli Spezia, con i fratelli Giuseppe e
Giovanni Moro e Gaspare Bessero, per miniera aurifera in regione
Peschiera di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852:
concessione a Gaspard Bessero, per miniera aurifera in regione
Motta-Quarazza, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola. 1852:
concessione Ai fratelli Spezia, per miniera aurifera in regione
Acquavite, territorio di Pestarena, comune di Macugnaga, provincia d’Ossola.
1855: concessione
ai fratelli Giovanni, Giuseppe, Antonio e Valentino Spezia per le due
miniere d'oro "Pozzone" e "Speranza", in regione
Pestarena, comune di Macugnaga. 1869:
rilascio di permesso di ricerca per minerali d'oro, loc. Crottone, valle di
Stabioli, a Teresa Fignera (vedova Albasini). |
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NOTA BENE: a queste date, concessioni ecc.
s'inframmezzano talvolta subaffitti o altre note che qui sono state
però omesse. Per maggiori dettagli al merito consiglio dunque di
riferirsi alla sorgente da cui ho attinto.
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