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Minerali: come riconoscerli secondo le loro proprietà
fisiche. |
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LA
DUREZZA. Friederich Mohs, che visse in un periodo di tempo
compreso tra la seconda metà del 1700 e la prima metà del 1800, determinò la cosiddetta "scala della durezza" per classificare i minerali in base
alla loro
consistenza. Egli prese in visione, a tale scopo, dieci minerali di differente
durezza, a partire dal tenero talco per arrivare sino al durissimo
diamante: in sostanza, quando un soggetto arriva a scalfire o essere
scalfito dall'altro ne viene di conseguenza determinato il posizionamento
nella scala di Mohs, che inizia col tenerissimo talco fino ad arrivare
al durissimo Diamante". Nei tempi a seguire vennero poi aggiunti altri minerali
che si ponevano con valori intermedi nella suddetta Scala, ottenendo
così infine un quadro un po'
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LA SCALA DI MOHS
Talco
durezza
1
Gesso
durezza 2
Calcite
durezza 3
Fluorite
durezza 4
Apatite
durezza 5
Ortoclasio durezza 6
Quarzo
durezza 7
Topazio
durezza 8
Corindone durezza 9
Diamante
durezza 10 |
più dettagliato. Da notare che la differenza di
durezza che intercorre tra ognuno di questi minerali non è omogenea,
nel senso che ad es. tra Gesso e Calcite è pur sensibile, ma in misura
contenuta, mentre tra il Corindone (pur essendo questo già assai
duro) e il Diamante c'è una differenza abnorme e questo è tra l'altro
uno dei fattori che fanno così prezioso il diamante. Questo sistema potrebbe dunque aiutare anche nell'identificazione di un minerale
personalmente trovato qual'ora si fosse in dubbio sulla sua
classificazione (ad es. un cristallo di pirite ci darebbe
come risultato un valore
6-6,5 posizionandosi cioè tra l'ortoclasio ed il quarzo della scala di
Mohs), ma qui il condizionale è d'obbligo perché si tratta di
un esame i cui risultati non sono sempre attendibili: molti fattori
possono infatti alterare il contesto, ad esempio la direzione della pressione
effettuata rispetto ai piani di sfaldatura dei corpi ed altre facezie
del genere. Una curiosità: le pietre preziose, quelle cioè utili
al "taglio" in gioielleria, hanno una "durezza"
equivalente almeno a quella (7) del Topazio. |
In questa pagina, più in basso, sono disponibili i
valori di durezza di alcuni minerali. |
IL COLORE.
Il nome di molti minerali spesso è in stretta correlazione al suo
colore perché al momento della loro scoperta fu infatti proprio questo
a costituire una delle sue immediate caratteristiche che ai nostri occhi
lo distinguevano da altri esemplari: questo però non sempre, la pirite
qui a lato ad esempio prese il nome (pyros, che in greco significa fuoco) dalle sua
capacità di procurare scintille quando percossa con materiale
metallico). A definire il colore di un minerale è l'insieme dei suoi
componenti, cioè gli elementi chimici che lo costituiscono, come nel
caso della malachite
che è sempre verde, ma talvolta alcuni minerali si presentano con
colorazioni differenti (detti quindi allocromatici) provocate da
micro-inclusioni di altri elementi o da "difetti" molecolari
il cui studio è complesso. Una prova evidentissima di queste possibili
alterazioni di colore ce la dà il quarzo: in natura esso infatti si
presenta in diverse varietà, quali ad esempio il ialino (trasparente),
ametista (viola) ecc. (vedi, se vuoi, la scheda
dedicata al quarzo). |
Non sempre però l'aspetto "esterno" dei
minerali corrisponde al loro vero colore e questo perché alcuni di
essi, a seconda della loro composizione, si ossidano o alterano in
relazione degli agenti atmosferici, e modificano quindi la loro veste
esteriore con sottilissime incrostazioni di differente composizione
chimica. Questo succede facilmente con tutti i minerali
contenenti ferro o rame: l'immagine qui sopra ad esempio riporta un
bellissimo campione di rame nativo cristallizzato (un cagnolino...?) e
rivestito da altrettanto bella malachite
o azzurrite: questi
ultimi sono infatti minerali (uno verde, l'altro azzurro) che
si formano andando via via letteralmente a sostituire esemplari
contenenti del rame. Anche con sostanze contenenti ferro succede una
cosa simile, perché quella che noi chiamiamo abitualmente ruggine, in natura è definita goethite,
o limonite a
seconda dei casi (entrambe dal nero, al marrone scuro,fino al giallo) ed essendo
idrossidi di ferro non è dunque raro trovarli come rivestimento alla pirite
o simili. |
COLORE DELLA
POLVERE. Un valido test che si può applicare per
riconoscere la natura di un minerale consiste nell'osservare la sua polvere,
perché diversi minerali, se frantumati si riducono
appunto in una polvere il cui colore è differente da quello che hanno quando sono integri.
Come descritto nel paragrafo di cui sopra, il semplice colore esteriore
di un campione può variare per via di diversi fattori, cosa che quindi
può compromettere l'identificazione sicura di un esemplare; ma se
invece si pone attenzione alla tinta della polvere che ne deriva
sbriciolandone una piccolissima porzione, si otterranno allora colori
sempre attendibili perché stabili. La nera e
lucente ematite ad esempio produce una polvere rosso/scuro, mentre i
cristalli giallo/ottone della calcopirite, se frantumati
ai minimi termini mostrano una tinta grigio/verde. Un buon metodo per
ricavare e visulazzare il colore della polvere di un minerale consiste
nell'osservare la traccia che lascia su di una piastrella di ceramica
bianca e ruvida.
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SFALDATURA.
La rottura di un minerale, meglio ancora di un suo cristallo, avviene
spesso secondo determinati parametri: uno degli esempi più esplicativi
ci è dato dalla Galena, i cui cristalli, originariamente cubici, una
volta frantumati danno origine ad altrettanti molteplici cristallini
cubici. Un altro esempio ben
evidente è dato dalla mica, la quale è composta da più
strati sovrapposti parallelamente e se percossa tende infatti decisamente a
scomporsi in più sottili veli (foglioline) e non a sbriciolarsi. Nel caso
della calcite invece la sfaldatura avviene mantenendo la sagoma romboedrica:
infatti, se noi potessimo osservare
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al
microscopio un cristallo di questo
minerale vedremmo che esso è composto da una miriade di romboedri. Detto
comportamento dei minerali viene scientificamente definito sfaldatura.
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IL MAGNETISMO.
L'eventuale presenza di ferro in un minerale determina la sua
possibilità di attrarre/essere attratto da un magnete. Affinché questa
peculiarità sia però riconoscibile "a vista", cioè senza
l'uso di strumenti particolari, è necessario che la percentuale di
ferro compresa nel minerale sia molto elevata: la pirite, ad esempio,
che per sua natura contiene sempre il 46,55 di ferro, non
reagisce (apparentemente) alla vicinanza di una calamita che è
invece immancabilmente in grado di attrarre violentemente un campione di
magnetite, costituita questa da circa il 72% di ferro.
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