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A cura di Ugo Magnani.
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In settimana abbiamo chiesto
e avuto conferma telefonica da parte dell'amico Marco circa la sua disponibilità ad accompagnarci in uno dei tanti
ingressi della miniera d'oro di Brusson, in Val
d'Ayas, che lui già conosce assai bene. Dopo i consueti preparativi nei giorni immediatamente
precedenti a quello stabilito, partiamo il Sabato. Giungiamo in loco
puntuali e ad attenderci, oltre a Marco, c'è con lui anche una vecchia
conoscenza: "Giuseppe" con il quale ci si ritrova di tanto in
tanto sull'Elvo a cercare oro oppure a manifestazioni
competitive (gare) organizzate dalle varie Federazioni. La giornata
non è delle migliori, il sole ogni tanto fa la comparsa tra le nubi, ma
tutto sommato a noi va bene così dal momento che l'intenzione è di
passare l'intera giornata all'interno della miniera. Non conoscendo le
gallerie e non sapendo quale tipo di ricerca effettuare io e Giorgio
partiamo con un'attrezzatura completa, compresi dieci litri d'acqua per
il lavaggio
con la batea.
Giunti davanti all'ingresso prescelto accendiamo le lampade a gas,
infilo il casco munito di torcia e a questo punto scoppia la risata di
Marco seguita dalla battuta: "ma con quel casco riesci a vedere
tutti i canali privati o solo la RAI?". Risata generale e
finalmente inizia l'avventura...ed è veramente un avventura. Fatte
alcune decine di metri, la galleria che fino a quel momento era
agevolmente camminabile, diviene improvvisamente praticabile per le
volpi. C'è solo un modo per proseguire..., strisciare. Provate a
immaginare di strisciare con uno zaino in spalla pieno di secchi,
bottiglie d'acqua, batee, pale, palette, viveri ecc. ecc....un dramma.
Per fortuna il tratto da percorrere non è eccessivamente lungo e in
qualche modo riusciamo ad oltrepassare la strettoia. Raggiungiamo così
uno slargo dove sulla sinistra si vedono gli imponenti lavori di
sbancamento della grossa vena quarzosa estratta quasi completamente
dalla roccia tra i due contatti che la contenevano. Si può qui risalire
abbastanza agevolmente stando leggermente chini, facendo però
attenzione a non rimuovere i sassi instabili che spesso scivolano fino
al condotto sottostante. Si notano delle travi in legno marcescente, tra
i due contatti, dall'aspetto tutt'altro che rassicurante. Giorgio ed io
iniziamo a raccogliere terriccio in vari punti della galleria con
risultati men che mediocri. Per il lavaggio utilizziamo una sorta di
vasca creata appositamente da Giuseppe, formata da un robusto foglio di cellophane
sollevato lungo il suo perimetro da un cumulo di pietre: dopo ogni
lavaggio si deve procedere a rimuovere il materiale dal fondo della
vasca depositandolo sul bordo in modo che l'acqua defluisca nuovamente
all'interno della stessa. Dopo alcuni tentativi a vuoto, finalmente
raggiungo qualche risultato raccogliendo del vecchio materiale da sotto
una trave di legno: in tutto una decina di frammenti incorporati al
quarzo dalle dimensioni variabili da 1 a 3 mm. al massimo. Giorgio ed
io lavoriamo con la tradizionale padella, Marco e Beppe invece
risalgono ulteriormente sulla sinistra della galleria tra i due contatti
che contenevano la vena di quarzo aurifero. Questo fino all'ora di
pranzo, occasione nella quale ci si ritrova tutti insieme sul
piano della galleria per mangiare e poi riprendere le proprie attività.
La giornata volge infine al termine e, tutto sommato, per il
sottoscritto e Giorgio è stata positiva: la fatica è un prezzo che
andava sicuramente pagato per arricchire il
nostro bagaglio di esperienza. Ci avviamo verso l'uscita, la via del
ritorno è molto più agevole avendo lasciato sul posto tutte le
bottiglie di acqua. All'esterno troviamo una sgradita sorpresa...piove a
dirotto, camminata veloce su per il sentiero fino alla strada e quando
arriviamo alle macchine siamo fradici. |
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