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Ciaverina (alias Cheverin, Fosse
d'Arbaz o Mine Pascual).
| Nell'ambito dei "lavori antichi", Ciaverina
occupa sicuramente un ruolo da "primadonna", sia per quanto
riguarda la volumetria che per l'età del cantiere : lo stesso
Robilant infatti, alla sua venuta in Val d'Aosta (1752) dice che
questa miniera era già esistente e che sulla roccia erano qua e la
impresse iscrizioni secondo lui vecchie di secoli : egli notò inoltre
che i fondi di alcune gallerie mostravano chiaramente le tracce
di avanzamenti fatti col solo uso di mazzetta e punteruolo. Ai giorni
nostri non é certo possibile risalire sino alle reali origini di
questi lavori, però sappiamo che poco prima di Robilant si dedicò a
questi cantieri un certo Pomier, il quale fece anche costruire in zona
alcuni edifici per la lavorazione del minerale estratto e che prima di
questi vi si era già interessato il sig. Muta: entrambi questi ultimi
due individui lavorarono insomma a Ciaverina, ma non per propria
iniziativa personale bensì in qualità di incaricati da parte della
Contea per ricavar "utili" da vecchie o nuove miniere. Essi comunque
non persistettero molto nei lavori, forse anche a causa della
considerevole
distanza che separava questi sotterranei dal
più vicino centro abitato. Robilant invece vi si dedicò con molta
più razionalità e "importanza", scegliendo la zona del
filone secondo lui più promettente o agibile per quindi addentrarvisi
in profondità a più livelli ed infine effettuare uno sbancamento che
asportasse per esteso tutta la zona mineralizzata raggiunta.
Questo sbancamento rappresenta il motivo per cui, visitando oggigiorno
il cantiere, non ci si troverà più davanti solamente a numerosi ma
modesti e "sparsi" assaggi del filone, bensì ad un paio di
grosse entrate presto conducenti ad un grande spazio vuoto che collega
il tutto. Egli fece inoltre scavare un ribasso per poter agire anche
nella zona sottostante allo sbancamento detto. Probabilmente anche nel
secolo seguente (1800) qualcuno lavorò in questo cantiere, ma non si
dispongono di informazioni al merito : si sa solo che ai primi del
"900 la miniera della quale si parla era ormai definitivamente
abbandonata. |
| Accesso.
Da Challand Saint Anselme prendere la strada asfaltata sulla sinistra
che porta al Col Tzecore (Zuccore) e lasciare la macchina al tornante
posto immediatamente dopo al villaggio di Arbaz. Da lì, incamminarsi
per la pista forestale e, quando si incontra il bivio che scende al
Giacimento di Bechaz, ignorarlo e proseguire per la strada in
falsopiano la quale presto si farà ripidissima. Dal bivio citato
contare dai 6 agli 8 tornanti (il numero dipende da come
interpreteremo le varie svolte più o meno accentuate che
s'incontrano cammin facendo) perché, a un ennesimo tornante
"sinistrorso" lasceremo la strada forestale per proseguire
verticalmente su di un
sentiero piccolo ma ben marcato che in dieci
minuti ci porterà ad un bivio orizzontale dove prenderemo a destra,
in piano, per arrivare in breve davanti ai resti di un edificio
minerario (foto). Questa costruzione é posta su di un bordo dell'ampio
canalone di Ciaverina: per visitare le miniere omonime é sufficiente proseguire poco oltre, entrando cioè orizzontalmente
nel canalone stesso e si incontrerà così, in breve e nell'angolo interno dell'avvallamento,
la più alta
delle gallerie (un'ora e un quarto circa da quando si é
lasciata la macchina). Gli altri "imbocchi" si trovano
poco più in basso, quasi sulla verticale del primo. |
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Mineralizzazione. Il minerale prevalente in questo
filone (e che era quello cercato) é costituito dalla Galena : si
tratta di un solfuro di piombo che spesso contiene anche quantità
ragguardevoli di Argento. Recenti ricerche "amatoriali"
hanno inoltre dimostrato la presenza di Blenda, Tetraedrite e quarzi
cristallizzati "a pigna". |
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Approfondimenti di questa pagina
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