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Lontani, antichi e ormai semidistrutti gli edifici
minerari della misteriosa "Nira".
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Un articolo di Pastorelli Alessandro
& De Martin Barbara,
gentilmente concesso da "Speleo Club C.A.I. Sanremo" e qui adattato alle
esigenze del web dall'autore del Sito. |
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ITINERARIO. |
Risalire la Valle d'Ayas fino a Challand Saint Anselme,
da qui raggiungere la frazione Ruvére posizionata proprio di fronte a
Challand sul versante orografico di sinistra del Torrente Evancon.
Superata la piccola frazione si lascia l'auto in prossimità del primo
tornante e si prosegue a piedi ; il sentiero per la località "Leuria"
inizia nelle immediate vicinanze, sulla sinistra della strada poderale.
Il tempo di percorrenza è stimato in circa 2 ore fino alle case di
Leuria. Da qui, attraversando il prato e superando le vecchie baite, si segue una
piccola traccia che raggiunge il crinale dove alcuni muretti e manufatti in
pietra indicheranno infine la vicinanza delle miniere.
| DESCRIZIONE |
Le gallerie della Miniera Nira sono tre e per una
maggiore comprensione le numereremo sequenzialmente 1, 2, 3 partendo da
quella ad altitudine più elevata. L'ingresso della galleria 1 si trova
adiacente ai resti di una costruzione appena dietro il crinale, si apre
in mezzo a grossi blocchi ad altitudine di 1665 m slm ed è stata
rilevata per una lunghezza di 20 m circa dove un pozzo la collega con
la galleria 2; oltre questo pozzo si intravede una prosecuzione cui
anticamente vi vi si accedeva tramite una ardimentosa impalcatura in legno
della quale ora rimangono solo pochi resti marcescenti. L'ingresso della
galleria 2 è situato alla quota di 1640 m slm, essa è stata rilevata
per uno sviluppo di oltre 60 m e come accennato sopra si collega alla
galleria 1. Questo sotterraneo è dotato di due ingressi, uno dei quali quasi
completamente ostruito e l'altro che si affaccia direttamente sul
"vuoto" della
valle sottostante (foto negli approfondimenti); all'interno di essa, procedendo nella direzione
principale, dopo circa una decina di metri si incontra un laghetto di
acqua limpidissima profondo un metro e formatosi a causa del forte
stillicidio presente nella miniera. Superato lo specchio d'acqua,
tramite una piccola cengia "porta culla" sulla sinistra della galleria, si sale
un ripido e stretto cunicolo per raggiungere una ciclopica stanza dove
non si può non notare un enorme lastrone di Serpentino potente almeno
20-25 metri cubi, staccatosi di recente dal soffitto. All'interno di
questo stanzone, sulla destra del cunicolo di risalita, la galleria
prosegue in discesa per una decina di metri fino a raggiungere un
secondo laghetto oltre il quale non ci è stato possibile andare. Per
arrivare all'ingresso della galleria 3 si deve scendere ulteriormente
una trentina di metri per ripido sentiero fino alla quota di 1620 metri.
Anche questo ingresso è stato parzialmente ostruito tramite la
costruzione di un muretto a secco. La galleria in questione è lunga uno trentina di
metri e pressoché orizzontale.
| Ps. Sull'altro lato del vallone
laterale del "Tronc", il quale é contiguo alla zona
descritta, all'incirca in direzione ed alla stessa altezza dei ruderi della
costruzione sopra accennata, vi é un pozzo profondo una decina di
metri circa, ma non si sa se abbia a che fare con questo cantiere. |
| NOTE GEOLOGICHE |
Tutti gli ingressi sono stati aperti in una vena di
colore bruno-rossastro inglobata nel Serpentino scuro: non abbiamo
riscontrato alcun tipo di mineralizzazione all'interno delle miniere,
mentre all'esterno sono state reperite alcune pietre contenenti tracce
di Pirite: è molto probabile quindi che questa fosse, all'epoca dei
lavori, la maggiore risorsa estrattiva e non si può escludere che tale
Pirite potesse avere anche tenore aurifero.
| CONCLUSIONI |
Nonostante l'interessamento dell'amico Marco
Giordano
presso varie biblioteche, archivi regionali e attraverso domande agli
abitanti della valle, non abbiamo potuto dare certezza alla nostre
ipotesi; la storia ufficiale di questa miniera dunque è inesistente
almeno negli archivi bibliografici dei comuni della valle. Dopo tutte le
ricerche effettuate, l'unica vera certezza è che il nome "La Nira"
deriva dalla colorazione nerastra della roccia che la incorpora.
L'esplorazione ed i rilievi sono stati effettuati con la collaborazione
di Ugo Magnani e Marco Giordano, entrambi appartenenti al " C.O.L. (Cercatori d'Oro della
Lombardia). |
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Approfondimenti di questa pagina
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