Ovadese, Val Gorzente,
i filoni dei Laghi di Lavagnina e loro mineralizzazione. |
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PREMESSA.
Venendo ai giorni nostri, di altra impostazione sono invece le
importanti ricerche eseguite dal geologo Pipino per conto
della Teknogeo di Busto Arsizio: si é trattato in questo caso di studi e sondaggi sul posto
(ovadese, ma
anche val Gorzente) orientati ad individuare non isolati punti di
arricchimento, bensì ampie fasce filoniane meritevoli finalmente di
essere sfruttate nella loro interezza. I risultati di queste indagini
mineralogiche effettuate anche con l'ausilio di piccoli impianti pilota
collocati in loco per ben verificare all'atto pratico
l'attendibilità del contesto, portarono ad una panoramica chiara da cui
emerse l'effettiva esistenza di estese masse mineralizzate che sarebbero
economicamente utili alla coltivazione; anche in questo caso però, le
solite interferenze e lungaggini burocratiche scoraggiarono la società
interessata (Teknogeo), la quale rinunciò infatti al contesto. |
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MINERALIZZAZIONE
DEI FILONI. I giacimenti auriferi della val Gorzente sono
disposti su di una superficie ampia circa 3 Km x 4 Km che si estende dai
laghi di Lavagnina sino alla località Tendevere. Manifestazioni
filoniane discontinue e minori affiorano anche a Sud dell'area suddetta,
come ad es. presso Giasetto, Le Rocche e Capanne di Marcarolo, località
nelle quali vennero anche fatte alcune modeste ricerche minerarie al
merito.
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Si tratta sempre di filoni di limitato spessore, al massimo una ventina
di cm, ma si svluppano in lunghezza per centinaia di metri assumendo una
struttura subverticale,con direzione all'incirca Nord-Sud. Essi sono
costituiti da un reticolato di vene quarzoso - carbonatiche la cui
mineralizzazione é data (oltre che dai suddetti quarzo e carbonati
prevalenti), da calcedonio, pirite, marcasite, calcopirite, pirrotina,
blenda, galena, tetraedrite e oro. La roccia di contatto della ganga
è il serpentino e spesso detti filoni sono a loro volta
intercalati, attraversati linearmente, da venette granatifere
(rodingite). Per quanto riguarda l'oro, questo può presentarsi in
piccole pagliuzze sia sul (nel) quarzo sia nella limonite
derivata dall'alterazione dei solfuri di cui sopra, oppure associato a
calcopirite
e la sua distribuzione è irregolare, imprevedibile, nel senso che
risulta assente per lunghi tratti dei filoni, concentrandosi però in determinate zone
e presentandosi lì numeroso e con dimensioni ben visibili ad occhio
nudo: tale comportamento fa sì che in quei punti "preferenziali" possano
risultarvi tenori altissimi. L'aspetto dei singoli campioni solitamente
è costituito da
pagliuzze o plaghette millimetriche, ma è dimostrato che in alcuni casi
queste ultime si mostrarono con misure ad es. d'un paio di cm. |
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ALTRI
SCAMPOLI INFORMATIVI SU QUEST'AREA: |
Valloria:
il deposito di Valloria, costituito da limitate vene quarzose
comprese nel serpentino affiora in comune di Belforte e raramente vi si
riscontrano apprezzabili tracce d'Oro, per quanto questo sia distribuito
piuttosto sugli affioramenti limonitici riconoscibili dal classico color
rosso mattone determinato dall'alterazione dei solfuri. |
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Ramotorto:
Nel 1824, Sebastiano Stella dichiarò di aver scoperto "indizi
manifesti" di Oro nativo presso la confluenza dei torrenti Gargassa
e Gargassino. |
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Monte Calvo: ...nel 1844
scavarono, ai piedi del Monte Calvo, due pozzi e due gallerie
(parzialmente ancora visibili a tutt'oggi) e trovarono minuti granellini
d'oro disseminati nella breccia serpentinitica. Ps. Ricerche meno datate
hanno evidenziato in detta zona ed in determinate condizioni geologiche
elevati ed anomali contenuti in Oro. |
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Gargassino: più
a Valle del Monte Calvo (vedi sopra), nell'incisione torrentizia che
scende nel Gargassino tra il 5° ed il 6° chilometro della strada
provinciale si nota la presenza di sottili vene quarzose e carbonatiche
con tracce di antichi scavi. |
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Crovera, in comune di Ponzone: in questa località posta sulla destra del Rio Tre Alberghi é
ancora visibile l'imbocco di una galleria conosciuta dai locali come
"Tana della volpe". Ricerche recenti hanno evidenziato la
presenza di sporadiche tracce d'oro in alcune delle vene più ricche di
solfuri. |
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Bric dell'Oro: nel 1825 un certo Nicolò
Marengo asseriva di aver scoperto alcune miniere d'oro nei monti tra
Masone e Casaleggio. Seguirono da ciò permessi di ricerca e relativi
scavi nelle località Pian delle Mele e Bosco Prà. |
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Vedi
inizio di queste ricerche
nel tempo. |
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In Via
Lung'Orba n°1 di Predosa (AL) c'é un piccolo
museo (Museo Storico dell'Oro Italiano) contenente anche diverso
materiale sull'argomento qui trattato: per approfondire l'argomento puoi
visitare
il Sito
che, tra le altre cose, descrive sia il museo in questione, sia il catalogo dei numerosi documenti lì
disponibili ecc.
Per
informazioni di ogni genere su Ovada (eventi, vita sociale, turismo
ecc.) puoi visitare ad esempio il sito http://www.ovada.it/
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