E'
uno degli articoli che scrissi per il giornalino del
Gruppo C.O.L. (Cercatori d' Oro della Lombardia) riguardanti la
storia delle miniere situate in Val d' Ayas.
Il
1700
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E
un giorno arrivò Robilant.... |
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E un giorno arrivò Robilant, o
meglio Monsieur le Chevalier Jean Baptiste Esprit Benoit Nicolis
compte de Robilant ed Ispettore generale delle Miniere degli Stati
Sardi, il quale,
per conto del Regio Governo e delle Regie Finanze e
dopo essere andato in Germania a specializzarsi ulteriormente, giunse
in Val d'Ayas e fece fare una serie innumerevole di lavori minerari.
Chi scrive queste righe è sicuro di non esagerare quando dice che
almeno i due terzi degli scavi tutt'ora rinvenibili in questa zona
abbiano avuto a che fare in qualche modo con lui. Correvano insomma
gli anni 1700 quando il buon Nicolis, appassionato ricercatore ed
esperto in materia, giunse in queste terre per accorgersi
immediatamente della abbondanza "quasi esagerata" di filoni
quarzosi presenti sul posto. Robilant riprese alcuni vecchi lavori
appena accennati, ne intraprese poi di nuovi, consigliò inoltre di
lavare ampi tratti dell' Evancon e nacquero così (o rinvennero) nomi
come Bochey, Esperance, Borna d' Oreno, Grande
Guillate,
Goia de Pauline, Boret etc. etc. Queste gallerie si proponevano
di cercare minerali auriferi o cupriferi a seconda dei casi e così
vediamo il "Fornet du Traverà" (Trivera) sprofondarsi"
verticalmente in rocce "riverberanti" Bornite (Cu), la
miniera di Ciaverina addentrarsi in un continuo luccichio di
Galena Argentifera ed il filone Bochey che, a contatto con la
zona delle "Pietre Verdi", diede comunque ai suoi tempi
singolarissimi esempi di Oro
lamellare. Per quanto riguarda il
torrente Evancon, Robilant scelse (saggiamente) un paio di punti e li
fece lavare "alla grande"; il risultato diede alcuni
campioni di prim'ordine accompagnati naturalmente da una certa quantità
di pepite, pepitine, pagliuzze etc., ma alla cui fine, stando almeno a
quanto dichiarato da lui stesso, il lavoro si dimostrò
insoddisfacente. Non sta certo a me discutere su quanto scrivo
ma in diverse antiche documentazioni ho letto appunto quello che io
stesso sospetto e cioè che il lavaggio del torrente diede sì
un'eccellente e peraltro attendibile resa, resa che però venne
assorbita dalle eccessive spese che i lavori stessi richiesero. E
pensare che, come già accennato, Robilant era appena tornato
dalla Germania dove per l'appunto fu inviato a studiare i problemi
tecnici ed amministrativi che avrebbe poi incontrato nei lavori da
iniziarsi in Val d'Ayas e nel territorio di Emarese. Erano anni
oscuri quelli del XVIII secolo, anni nei quali la mano d'opera era
pagata veramente poco, mentre l'Oro valeva un'enormità.
Ciononostante, nel dipartimento di Challant si riusciva a spendere,
per lo scavo delle varie gallerie in corso, una cifra annua tra le 20
e le 30mila lire di allora con un'entrata saltuaria di poche
centinaia di lire, rappresentata perlopiù dall'Oro pescato nell'Evancon
o, molto più raramente, proveniente da Bochey.
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I ruderi odierni dell'edificio minerario di Ciaverina
( 1700 )
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