Queste
7 pagine sono
state realizzate dopo aver ricevuto un eccellente
"studio pratico" amatoriale sulla ricerca dell'oro realizzato
da
Marco Abbondanza, Enrico
Bilancioni, Mauro Tagliavini; mi è stato gentilmente inviato dai
medesimi autori e dove
necessario vi ho intervenuto per adeguarlo al Sito.
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“LA
FEBBRE DELL’ORO”
Pratiche
di ricerca e raccolta
oro
alluvionale:
“uso
della canaletta o scaletta, ma anche il tappetino
ed
alcune note sul "piatto" o Batea.
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Im questa
foto, un particolare metodo (che quindi non
è quello consueto) di
"Fissaggio
della scaletta o canaletta con corda e pietre sul
fondo del letto". (torrente Sovara
14-05-2011) |
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Tecniche
d’estrazione.
Il
lavoro può essere fatto da una o più persone, ma se si adotta una
strategia di squadra,
sicuramente si avranno risultati più proficui
con minor fatica. Una volta individuata la “punta” si dovranno fare
alcuni saggi superficiali (alcune manciate di sabbia), verificando la
frequenza e le dimensioni delle particelle trovate (normalmente più ci
si allontana dalla cresta della punta più diminuirà la presenza di
materiali pesanti e quindi dell’oro),
dopodiché si procederà a
togliere a mano (o con una zappa)
massi e sassi superficiali da valle
verso monte (seguendo le direttive di legge,
cioè non creando modifiche al
corso naturale del fiume), poi si procederà alla stessa maniera per i
ciottoli
più in profondità di circa 10-
20 cm.
creando un piano di lavoro,
sempre nello stesso verso e sempre con una zappa (le piccozze
o i picconi in questa fase non vanno bene perché favorirebbero la
penetrazione di particelle pesanti tra le quali l’oro in profondità).
Come
si usa la canaletta
(sistema
canavesano).
E ssenzialmente
la canaletta serve a creare il “concentrato”.
Più precisamente, essa usufruisce dell’azione della corrente del
fiume che fa defluire le particelle leggere a valle lasciando
intrappolate le particelle più pesanti tra i gradini. Infatti l’insieme
delle sabbie pesanti e leggere scaricate manualmente nella parte a monte
della stessa, grazie alla corrente fluviale e alla particolare forma
rientrante dei gradini che la compongono, crea un accumulo,
negli
stessi,
di materiale pesante
(tra cui anche l’oro) dando maggior efficienza
alla ricerca. Senza produrre tale concentrato si perderebbe molto tempo
ad esaminare inutilmente anche
materiale leggero e sterile.
Conviene
inizialmente perdere un po’ più di tempo ad individuare una zona del
fiume vicina alla punta (non vicina alla sponda del torrente), con
la giusta forza di corrente per potere
sistemare la canaletta:
massima
profondità della zona circa
20 cm.
(
se
vuoi edi
altra pagina del Sito su come si usa
la canalina
).
Si disporrà la parte di carico della canaletta a monte fermando l’attrezzo
con delle pietre (nel nostro caso fermandola anche con una corda
avvinghiata ad una
pietra immersa a monte), in modo da immergere la canaletta parallela
alla corrente con uno spessore d’acqua sui gradini non superiore ai
2-3cm. Si creerà a monte una diga a forma di imbuto con le pietre di
fiume per far confluire la corrente sulla canaletta in modo uniforme e
senza vortici all’interno. Si chiuderanno eventuali falle con
sassolini e terriccio. Secondo alcuni criteri la parte posteriore dovrà
essere leggermente rialzata in modo da formare una piccola cascatella a
valle.
Nel sistema
vercellese la canaletta viene disposta sul bordo del fiume accanto alla
sponda e quindi risulta più comoda essendo vicino alla zona di
estrazione ma, in alcuni casi, più difficilmente aggiustabile rispetto
la corrente fluviale e quindi da noi alla fine, tralasciata.
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Sistema di lavaggio canavesano
(disegno Dario Abbondanza).
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Canaletta
vercellese a gradini; metodo di
lavaggio canavesano nel t.
Senatello
a Casteldelci (RN) 10-04-2011
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Sistema di lavaggio vercellese
(disegno Dario
Abbondanza).
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Canaletta vercellese con
tappeto
sintetico:
metodo di lavaggio vercellese
t.
Piota a
Lerma, (AL)
01-05-2009.
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Una
volta posizionata la canaletta si cominceranno le operazioni di carico
delle sabbie raccolte sulle punte versandole sulla parte a monte della
stessa a grandi manciate e, se tutto va bene, vedremo fermarsi l’oro e
le particelle pesanti di altri minerali in particolare sui primi gradini
a monte (a volte si è visto anche già nella parte di carico). Le
particelle leggere (sterili) “voleranno via” con la corrente
fluviale.
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Scalini
carichi durante il lavaggio; T.
Sovara a Tavernelle di Anghiari (AR) 15/5/2011 |
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Particolare di scalini carichi durante il lavaggio;
T. Sovara a Tavernelle di Anghiari (AR) 15/5/2011 |
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Comunque,
per agevolare a liberare i gradini delle particelle leggere
ed eventuale sabbia che farebbe lavorare male i vari solchi della
canaletta è previsto l’uso di un legnetto appuntito che si dovrà far
scorrere delicatamente nella parte inclinata dei gradini a cominciare da
quelli a valle. Mai toccare con le dita l’interno della canaletta o dei
gradini quando questa lavora, pena la perdita delle particelle d’oro
a causa dei turbinii indotti troppo intensi.
Turbinii invece piccoli e appropriati che si dovranno osservare
nel primo gradino ad ogni manciata di materiale scaricato a monte.
Dopo un certo quantitativo di materiale lavato potremo sollevare
la canaletta dal fiume con un movimento delicato in
modo che
non fuoriesca il prezioso concentrato, faremo scorrere l’acqua
presente delicatamente stando su un secchio e, aiutandoci con una bottiglia
d’acqua, faremo defluire anche il concentrato dentro lo stesso.
Il
concentrato così sarà pronto per l’esame raffinato o “finissaggio”
in piatto o sottovaso. Si ripeterà il tutto fino a quando si potrà o ad
esaurimento punta. Se in questa fase non si avrà il tempo
necessario , si porterà il concentrato a casa per esaminarlo in un
secondo momento.
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Il
tappeto o zerbino.
Si
sistema uno zerbino a setola lunga,
preferibilmente sintetico (tipo
astroturf,
foto) e come ci è capitato di
vedere a un cercatore
d'oro sull’Elvo (Biella). Si sistema sul
torrente in corrente forte e si carica il tappeto di materiale
aurifero non molto filtrato. Lo si lascia lavorare per qualche decina di
minuti e alla fine del procedimento si lascia in sede l’asse
asportando il tappeto con il concentrato presente arrotolandolo e
riversando il contenuto in una bacinella con
acqua. Successivamente si riposizionerà il tappeto nella sua sede per
un altro ciclo di lavoro.
A quanto si
è potuto vedere il risultato è stato notevole. Infatti il cercatore ha
setacciato in questo modo una grande quantità di materiale senza
preoccuparsi di raccoglierlo subito ed esaminarlo e,
nel contempo,
trovando
sostanziose
quantità di pagliuzze anche di notevoli dimensioni.
Di contro,
tale sistema dà
un po’ più problemi in fase di
finissaggio per le dimensioni delle particelle presenti,
le quali
sono più grandi
di quelle
rinvenibili nella canaletta,
ma ciò può non essere un fattore discriminante.
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Il
tappettino dell’auto.
Ci
è capitato di osservare un cercatore sul fiume Orco che usava un’asse
d’alluminio a sezione restringente verso valle con applicato, nella
parte superiore, un tappetino d’auto parzialmente mobile. Nei settori
quadrati del tappetino si fermava visibilmente l’oro che veniva
scaricato in secchiello. Anche tale sistema ci è sembrato degno di nota
e da ciò viene facile dedurre, sempre per
l’oro alluvionale, che non
si possono certamente escludere
a priori altre forme di tecnica estrattiva, come del resto ci è
capitato di riscontrare incontrando qualche cercatore sui torrenti,
ricavandone esperienze molto interessanti e arricchimento
personale.
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Come
si usa il piatto di lavaggio.
Dopo aver
effettuato
nella batea il carico di materiale aurifero (non concentrato, ma per sola
ricognizione), lo si immerge nell’acqua agitando il contenuto con
movimenti rotatori e laterali in modo che i frammenti pesanti possano
ricadere sul fondo e facendo debordare i materiali più leggeri insieme
all’acqua a volte torbida in eccesso. Successivamente si cambia una
parte d’acqua, se occorre, e questo fino a che non si giunge alla
separazione dell’oro dalle sabbie pesanti presenti sul fondo. L’oro
appare in pagliuzze, scagliette o pepitine di un colore giallo evidente,
uniforme, mai luccicante (altrimenti si tratta più verosimilmente di
miche). Inoltre durante i movimenti del piatto rimane molto più fermo
sul fondo rispetto altri elementi presenti, evidenziandosi in modo unico.
Se
si usa invece il piatto per trattare
qualsiasi
concentrato (compreso quindi quello proveniente e travasatovi da una
canaletta), si agirà
pur sempre
come sopra, ma con estrema cautela (perché il materiale sarà in questo caso
costituito quasi esclusivamente da minerali pesanti tendenti quindi a reagire
in misura piuttosto uniforme),
fino a separarne sul fondo le pagliuzze con
piccoli movimenti di torsione e laterali. Il sottovaso da noi usato, con
gli stessi movimenti e grazie ai suoi piccoli e arrotondati rilievi sul
fondo, permette, rispetto al piatto, di analizzare minori quantità di
sabbie concentrate e di separarle più finemente portando così ad un’analisi
più accurata e dando come risultato il riconoscimento di particelle del
decimo di millimetro o inferiori.
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