Diversi anni dopo la chiusura definitiva delle varie
miniere locali giunsero dal Piemonte i primi cercatori d'oro amatoriali: essi frequentarono a quei tempi
indifferentemente sia i sotterranei sia la discarica o il contiguo torrentello (ma quest'ultimo
oggigiorno è purtroppo con fianchi e pavimentazione canalizzati e
cementificati, cosa che limita drasticamente qualsiasi ricerca nel suo
alveo) perché, trattandosi delle
prime persone che si erano interessate alla faccenda, questi trovarono
"terreno fertile" un po' ovunque; conobbero infatti
Chamousira (pron. Ciamusira) "come i
Rivetti la lasciarono",
il ché é tutto dire.... Riflettendo oggigiorno su questa situazione, é
singolare il fatto che per tutto l'arco di tempo corrispondente a forse
una ventina d'anni queste persone, setto od otto in tutto, abbiano
potuto agire indisturbate e senza "concorrenza locale",
eccezion fatta per un paio di singoli individui valligiani che
vivevano proprio di quella attività e coi quali tenevano un
rapporto opportunamente rispettoso. In seguito, naturalmente, anche per questi "privilegiati" le
ricerche cominciarono a farsi più difficili e meno gratificanti per
cui le già esigue fila si diradarono ulteriormente e rimasero infine solamente i Cercatori
veri e propri,
coloro cioè che, al di la dei ritrovamenti passati o futuri, si
dedicavano a questo "gioco" con radicata passione e intrinseco
spirito di ricerca,
peculiarità queste ultime dimostrate dal fatto che questi
individui, oltre a indirizzarsi alla "generosa"
Chamousira,
rivolsero più d'una volta le loro attenzioni anche ad interessanti
ma meno redditizie zone limitrofe (spesso per il solo motivo di averne trovato menzione
in qualche oscuro documento). In questa foto, l'amico Giuseppe Carenzo
mentre osserva il filone aurifero di Fenilliaz della miniera di Chamousira
(sperando di
trovarvi qualche traccia d'oro su cui lavorare), situato nella parte alta
della montagna presso Brusson.
Anni dopo, grazie
probabilmente a qualche singola visita in loco seguita da un repentino
"passaparola", giunsero da ogni dove e quasi
contemporaneamente molti cercatori d'oro
"alluvionale" [def.]
, i quali misero letteralmente sotto
assedio la discarica e relativo Messuere per dedicarsi al tipo di attività cui erano più avvezzi,
cioè setacciare e "lavare"
il materiale. Taluni
di questi, ma in verità pochissimi, frequentarono anche le gallerie, ripercorrendo
così in qualche modo le "gesta" dei più fortunati loro
predecessori, ma ad effettuare reali ricerche in miniera o
esplorazioni sulle montagne contigue furono appunto veramente pochi
perché in questa "seconda ondata" l'oggetto interessato
era dato esclusivamente dal materiale lavabile e non dal minerale
(metallo) ancora reperibile sui filoni. Ci fu
insomma un avvicendarsi vario e interessante di persone, ognuna di
queste con i propri strumenti e le proprie idee, le quali ultime si svilupparono e raffinarono sempre
più dando così senz'altro un grosso
contributo al progresso delle metodiche di ricerca
"amatoriali". Cercando di
dare un nome a quanto descritto sinora mi é venuto in mente
qualche anno fa il termine "revival moderno", perché si
tratta appunto di una situazione nella quale molteplici cercatori
d'oro (amatoriali e non), chi per un motivo chi per un
altro, chi in un modo e chi in un altro ripresero seriamente in considerazione
le "miniere di Brusson"
(così le chiamano questi in gergo) apportando così come gia detto nuove
tecniche, concetti e "strumentazioni"
varie. Sicuramente le persone che in quei frangenti ebbero la
fortuna di poter frequentare contemporaneamente diversi cercatori,
trassero più benefici di altri, ma nell'insieme penso che
ognuno degli interessati possa dire di aver appreso qualcosa in quel
periodo. Nell'ambito di una ipotetica storia dei
cercatori d'oro amatoriali, Chamousira costituì insomma
un paragrafo di tutto rispetto come "scuola di apprendimento",
oltre a dare più di una volta grandi soddisfazioni a riguardo dei "ritrovamenti".
Poi, finì tutto: come purtroppo molto spesso accade, piccole invidie ed
altro ebbero la meglio sul quel che all''inizio era un sano e bellissimo hobby,
di certo particolare e, volendo, anche fruttifero: l'entusiasmo e la voglia di
giocare svanirono e, senza alcun preavviso (o indizi di un gioco che
cominciasse a stufare), da una stagione all'altra questa miniera si ritrovò
praticamente "da sola" col suo oro. Da notare: la foto qui sopra
rappresenta il reale risultato di quella che fu un ottima giornata
"lavorativa" di due persone, nel periodo descritto e agendo nei pressi
della discarica mineraria di
questo giacimento.