Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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La Tesina di Davide

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

 

La tesina di Davide

 

Le ricerche aurifere nel nuovo millennio. 

La febbre dell’oro   

Una tradizione poco nota e poco remunerativa,  

ma che non passa mai di moda.

   

Introduzione: metodi di ricerca dell’oro alluvionale.

Un grave problema: l’inquinamento da mercurio. 

Una mia piccola invenzione per separare l’oro dal mercurio. 

Funzionamento del distillatore a depressione.

Progetto di un sensore di temperatura.

Schema elettrico.

Dimensionamento. 

 

ORO   IN   NATURA 

I motivi per cui ho scelto come argomento della mia tesina “la ricerca dell’oro” sono molteplici: quello fondamentale è che vorrei condividere questa mia grande passione un po’ con tutti, perché l’hobby del cercatore d’oro non è solo un modo per passare una domenica fuori di casa ma un modo per stare più a contatto con la natura.  

   

Il cercatore d’oro del Duemila è un hobbista che ama passare una giornata in riva al fiume in compagnia degli amici, senza l’illusione del guadagno e per il piacere di conservare i piccoli quantitativi di oro trovato. Il gruppo ideale è formato da quattro o cinque persone, che si alternano nelle tre fasi del lavoro. La prima è il cosiddetto “assaggio”, ovvero lo studio del torrente alla ricerca delle zone più ricche d’oro. Sotto l'azione della corrente, infatti, il materiale è trasportato a valle per poi depositarsi, secondo pesi specifici decrescenti, in punti del torrente ben precisi. I metalli a maggior peso specifico, come l’oro, sono sospinti sulle rive meno esposte alla corrente, dette “punte”, in corrispondenza di una curva o di un allargamento dell’alveo. Lo strumento utilizzato in questa fase è il piatto, o batèa, con il quale si scruta la sabbia alla ricerca di materiali pesanti.

 

Individuata la zona giusta, si passa al secondo momento, il lavaggio, effettuato con l’aiuto della canaletta, un’asse lunga e stretta, delimitata da due sponde, che consente di separare i materiali in base al peso specifico. Posizionata nel senso della corrente in modo che l’acqua vi scorra dentro, funziona come un filtro: il terriccio e i materiali leggeri fuoriescono dalla canaletta trascinati dal flusso dell’acqua, mentre le scanalature meno esposte alla corrente trattengono i minerali pesanti, in prevalenza magnetite e ferro, ma anche l’agognato oro. “In questa fase ci si divide il lavoro: alcuni scavano e setacciano grossolanamente l’arenile, altri trasportano i secchi di sabbia, uno soltanto usa la canaletta”. Al termine, il materiale pesante raccolto è sottoposto a un secondo lavaggio effettuato con l’aiuto del piatto. Ma attenzione: soltanto il cercatore più abile è in grado di imprimere al piatto il ritmo di rotazione che serve a separare l’oro dagli altri minerali. Per i meno esperti, si può utilizzare un piccolo escamotage, la calamita che elimina in fretta le particelle di ferro.

 

   

“Fino a venti anni fa, in una giornata di lavoro era possibile portare a casa un grammo d’oro. Oggi otteniamo pochi decimi di grammo”. È un processo inesorabile, sostengono gli esperti, secondo i quali il futuro delle riserve alluvionali è segnato. L’oro dei fiumi proviene infatti dai filoni quarzosi che solcano le Alpi occidentali, dal Monte Rosa all'Appennino Ligure. Alla fine dell'era glaciale, l’acqua scese verso valle e nel processo di formazione dei fiumi - quelli che oggi solcano  la Pianura Padana - trascinò con sé rocce e minerali. Del prezioso bottino originario, depredato con sistematicità dai nostri antenati, a noi non restano che le briciole, anzi le pagliuzze: di forma schiacciata e tondeggiante, grandi appunto come briciole di pane.

Anche quel poco però può dare grandi soddisfazioni. Un tempo, era diffusa tra i cercatori del biellese la tradizione di fondere l’oro ricavato dal torrente Elvo nelle fedi nuziali. Una consuetudine questa, attestata anche nella zona del Ticino, dove il più famoso "cavaòr" della storia pare abbia trovato, in circa quarant'anni di fatiche, due chili e mezzo di pagliuzze. Anche fuori dall’Italia, la ricerca dell’oro ha dato vita a usanze romantiche. Nel nord della Finlandia, nella località di Tankavaara, in prossimità delle nozze i fidanzati campeggiano sul fiume per qualche giorno, e non fanno ritorno al villaggio prima di aver pescato i 10- 12 grammi necessari alla confezione di due fedi. Una sorta di esperimento di convivenza prematrimoniale che, se ha successo, non può che saldare l’amore in una lega duratura. Provare per credere! 

Continua

 

 
 

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Indicazioni stradali con Google

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Per la Rete. Oltre alle conseguenze nelle quali spesso s’incorre, tipo intervento da parte di terzi legittimamente interessati (un esempio), copiare o utilizzare contenuti d’altri siti porta quasi sempre a risultati screditanti per il proprio lavoro, soprattutto nel caso il materiale fosse tratto da web ben conosciuti e molto visitati i cui utenti, nel caso appunto ravvisassero (accidentalmente?) il contesto di cui sopra, considererebbero detta scopiazzatura come rivelatore della mancanza di buon gusto oltre che di idee nei confronti del gestore del sito in “odor” di plagio . In ogni caso si tratterebbe di un gesto che, al di la delle apparenze iniziali, non offrirebbe al proprio web alcuno sviluppo positivo per il semplice motivo che non è generato da un’azione costruttiva bensì passiva.  A mio modesto avviso, un sito per risultare interessante deve avere una propria personalità nella scelta dei contenuti e nel modo in cui questi vengono presentati: meglio ancora se caratterizzato da alcune informazioni non  facili da reperire. Altro che copiare da altri siti. Per il cartaceo. Talvolta vengo a sapere che qualcuno ha utilizzato paragrafi del sito nella stesura di qualche suo lavoro su cartaceo (libri ecc.): non mi riferisco certo ai seri scrittori e giornalisti che con una comune richiesta di autorizzazione via e-mail (la concedo sempre, salvo particolarismi) mi appagano anzi di soddisfazione per quanto concerne la mia attività in rete (e ciò mi basterebbe), ma piuttosto alle persone che pubblicano il contesto non solo senza chiedermene per semplice formalità il consenso, ma addirittura senza la buona educazione di citare, nel prodotto finito, il fatto di avere in qualche misura attinto anche dalle mie pagine. Non riporto per esteso le credenziali dei "maldestri autori" dei quali mi sono finora accorto perché ritengo che i loro nomi (e pubblicazioni annesse) non meritino qui di essere "pubblicizzati" in alcun modo, cioè esattamente al contrario e nel rispetto di come invece solitamente mi comporto con tutte le persone che mi contattano in simili circostanze e delle quali in seguito io segnalo appunto con piacere (è nell'interesse informativo del sito) la pubblicazione che li riguarda. Insomma, una questione d'impostazione e correttezza reciproca che tra l'altro può solo agevolare entrambi.