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La tesina di
Davide
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Le
ricerche aurifere nel nuovo millennio.
La febbre dell’oro
Una tradizione poco nota e poco remunerativa,
ma che non passa mai di moda.
Introduzione:
metodi di ricerca dell’oro alluvionale.
Un grave problema: l’inquinamento da mercurio.
Una mia piccola invenzione per separare l’oro dal mercurio.
Funzionamento del distillatore a depressione.
Progetto di un sensore di temperatura.
Schema elettrico.
Dimensionamento.
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ORO IN
NATURA
I motivi per cui ho scelto come argomento della mia
tesina “la ricerca dell’oro” sono molteplici: quello fondamentale
è che vorrei condividere questa mia grande passione un po’ con tutti,
perché l’hobby del cercatore d’oro non è solo un modo per passare
una domenica fuori di casa ma un modo per stare più a contatto con la
natura.
Il cercatore d’oro del
Duemila è un hobbista che ama passare una giornata in riva al fiume in
compagnia degli amici, senza l’illusione del guadagno e per il piacere
di conservare i piccoli quantitativi di oro trovato. Il gruppo ideale è
formato da quattro o cinque persone, che si alternano nelle tre fasi del
lavoro.
La prima è il cosiddetto “assaggio”, ovvero lo studio del torrente
alla ricerca delle zone più ricche d’oro. Sotto l'azione della
corrente, infatti, il materiale è trasportato a valle per poi
depositarsi, secondo pesi specifici decrescenti, in punti del torrente
ben precisi. I metalli a maggior peso specifico, come l’oro, sono
sospinti sulle rive meno esposte alla corrente, dette “punte”, in
corrispondenza di una curva o di un allargamento dell’alveo. Lo
strumento utilizzato in questa fase è il
piatto, o batèa, con il quale si scruta la sabbia
alla ricerca di materiali pesanti.
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Individuata la zona giusta,
si passa al secondo momento, il lavaggio, effettuato con l’aiuto della
canaletta,
un’asse lunga e stretta, delimitata da due sponde, che consente di
separare i materiali in base al peso specifico. Posizionata
nel senso della corrente in modo che l’acqua vi scorra dentro,
funziona come un filtro: il terriccio e i materiali leggeri fuoriescono
dalla canaletta trascinati dal flusso dell’acqua, mentre le
scanalature meno esposte alla corrente trattengono i minerali pesanti,
in prevalenza magnetite e ferro, ma anche l’agognato oro. “In questa
fase ci si divide il lavoro: alcuni scavano e setacciano grossolanamente
l’arenile, altri trasportano i secchi di sabbia, uno soltanto usa la
canaletta”. Al termine, il materiale pesante raccolto è sottoposto a
un secondo lavaggio effettuato con l’aiuto del piatto.
Ma attenzione: soltanto il cercatore più abile è in grado di imprimere
al piatto il
ritmo di rotazione che serve a
separare
l’oro dagli altri minerali. Per i meno esperti, si può utilizzare un
piccolo escamotage, la calamita che elimina in fretta le particelle di
ferro.
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“Fino
a venti anni fa, in una giornata di lavoro era possibile portare a casa
un grammo d’oro. Oggi otteniamo pochi decimi di grammo”. È un
processo inesorabile, sostengono gli esperti, secondo i quali il futuro
delle riserve alluvionali è segnato. L’oro dei fiumi proviene infatti
dai filoni
quarzosi che solcano le Alpi occidentali, dal Monte Rosa
all'Appennino Ligure. Alla fine dell'era glaciale, l’acqua scese verso
valle e nel processo di formazione dei fiumi - quelli che oggi solcano
la Pianura Padana
- trascinò con sé rocce e minerali. Del prezioso bottino
originario, depredato con sistematicità dai nostri antenati, a noi non
restano che le briciole, anzi le pagliuzze: di forma schiacciata e
tondeggiante, grandi appunto come briciole di pane.
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Anche
quel poco però può dare grandi soddisfazioni. Un tempo, era diffusa
tra i cercatori del biellese la tradizione di fondere l’oro ricavato
dal torrente Elvo nelle fedi nuziali. Una consuetudine questa, attestata
anche nella zona del Ticino, dove il più famoso "cavaòr"
della storia pare abbia trovato, in circa quarant'anni di fatiche, due
chili e mezzo di pagliuzze. Anche fuori
dall’Italia, la ricerca dell’oro ha dato vita a usanze
romantiche. Nel nord della Finlandia, nella località di Tankavaara, in
prossimità delle nozze i fidanzati campeggiano sul fiume per qualche
giorno, e non fanno ritorno al villaggio prima di aver pescato i 10-
12 grammi
necessari alla confezione di due fedi. Una sorta di
esperimento di convivenza prematrimoniale che, se ha successo, non può
che saldare l’amore in una lega duratura. Provare per credere!
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Continua
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