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Robilant in Val d'Ayas

 

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pubbl. di Miniere d' Oro,(2003) 

 web.tiscali.it/minieredoro(2004)

Uno degli articoli "amatoriali" sulla storia mineraria della Val d' Ayas che vennero pubblicati sul giornalino del Gruppo C.O.L.  (Cercatori d' Oro della Lombardia).

"Cercatori d’Oro della  Lombardia"  

                     Il 1700                    

E un giorno arrivò Robilant........

E un giorno arrivò Robilant, o meglio Monsieur le Chevalier Jean Baptiste Esprit Benoit Nicolis compte de Robilant ed Ispettore generale delle Miniere degli Stati Sardi, il quale, per conto del Regio Governo e delle Regie Finanze e dopo essere andato in Germania a specializzarsi ulteriormente, giunse in Val d'Ayas e fece fare una serie innumerevole di lavori minerari. Chi scrive queste righe è sicuro di non esagerare quando dice che almeno i due terzi degli scavi tutt'ora rinvenibili in questa zona abbiano avuto a che fare in qualche modo con lui. Correvano insomma gli anni 1700 quando il buon Nicolis, appassionato ricercatore ed esperto in materia, giunse in queste terre per accorgersi immediatamente della abbondanza "quasi esagerata" di filoni quarzosi presenti sul posto. Robilant riprese alcuni vecchi lavori appena accennati, ne intraprese poi di nuovi, consigliò inoltre di lavare ampi tratti dell' Evancon e nacquero così (o rinvennero) nomi come Bochey, Esperance, Borna d' Oreno, Grande Guillate, Goia de Pauline, Boret  etc. etc. Queste gallerie si proponevano di cercare minerali auriferi o cupriferi a seconda dei casi e così vediamo il "Fornet du Traverà" (Trivera) sprofondarsi" verticalmente in rocce "riverberanti" Bornite (Cu), la miniera di Ciaverina addentrarsi in un continuo luccichio di Galena [def.] Argentifera  ed il filone Bochey che, a contatto con la zona delle "Pietre Verdi", diede comunque ai suoi tempi singolarissimi esempi di Oro lamellare. Per quanto riguarda il torrente Evancon, Robilant scelse (saggiamente) un paio di punti e li fece lavare "alla grande"; il risultato diede alcuni campioni di prim'ordine accompagnati naturalmente da una certa quantità di pepite, pepitine, pagliuzze etc., ma alla cui fine, stando almeno a quanto dichiarato da lui stesso, il lavoro si dimostrò insoddisfacente. Non sta certo a me discutere su quanto scrivo ma in diverse antiche documentazioni ho letto appunto quello che io stesso sospetto e cioè che il lavaggio del torrente diede sì un'eccellente e peraltro attendibile resa, resa che però venne assorbita dalle eccessive spese che i lavori stessi richiesero. E pensare che, come già accennato,  Robilant era appena tornato dalla Germania dove per l'appunto fu inviato a studiare i problemi tecnici ed amministrativi che avrebbe poi incontrato nei lavori da iniziarsi in Val d'Ayas e nel territorio di Emarese. Erano anni oscuri quelli del XVIII secolo, anni nei quali la mano d'opera era pagata veramente poco, mentre l'Oro valeva un'enormità. Ciononostante, nel dipartimento di Challant si riusciva a spendere, per lo scavo delle varie gallerie in corso, una cifra annua tra le 20 e le 30mila lire di allora con un'entrata saltuaria di poche centinaia di lire, rappresentata perlopiù dall'Oro pescato nell'Evancon o, molto più raramente, proveniente da Bochey.

Ruderi dell'edificio minerario di Ciaverina ( 1700 )

 

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