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Ciaverina

 

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pubbl. di Miniere d' Oro,(2003) 

 web.tiscali.it/minieredoro(2004)

Ciaverina (alias Cheverin, Fosse d'Arbaz o Mine Pascual)

Nell'ambito dei "lavori antichi", Ciaverina occupa sicuramente un ruolo da "primadonna", sia per quanto riguarda la volumetria che per l'età del cantiere : lo stesso Robilant infatti, alla sua venuta in Val d'Aosta (1752) dice che questa miniera era già esistente e che sulla roccia erano qua e la impresse iscrizioni secondo lui vecchie di secoli : egli notò inoltre che i fondi di alcune gallerie mostravano chiaramente le tracce  di avanzamenti fatti col solo uso di mazzetta e punteruolo. Ai giorni nostri non é certo possibile risalire sino alle reali origini di questi lavori, però sappiamo che poco prima di Robilant si dedicò a questi cantieri un certo Pomier, il quale fece anche costruire in zona alcuni edifici per la lavorazione del minerale estratto e che prima di questi vi si era già interessato il sig. Muta: entrambi questi ultimi due individui lavorarono insomma a Ciaverina, ma non per propria iniziativa personale bensì in qualità di incaricati da parte della Contea per ricavar "utili" da vecchie o nuove miniere. Essi comunque non persistettero  molto nei lavori, forse anche a causa della considerevole distanza  che separava  questi sotterranei dal più vicino centro abitato. Robilant invece vi si dedicò con molta più razionalità e "importanza", scegliendo la zona del filone secondo lui più promettente o agibile per quindi addentrarvisi in profondità a più livelli ed infine effettuare uno sbancamento che asportasse per esteso tutta la zona mineralizzata raggiunta.  Questo sbancamento rappresenta il motivo per cui, visitando oggigiorno il cantiere, non ci si troverà più davanti solamente a numerosi ma modesti e "sparsi" assaggi del filone, bensì ad un paio di grosse entrate presto conducenti ad un grande spazio vuoto che collega il tutto. Egli fece inoltre scavare un ribasso per poter agire anche nella zona sottostante allo sbancamento detto. Probabilmente anche nel secolo seguente (1800) qualcuno lavorò in questo cantiere, ma non si dispongono di informazioni al merito : si sa solo che ai primi del "900 la miniera della quale si parla era ormai definitivamente abbandonata.

Accesso. Da Challand Saint Anselme prendere la strada asfaltata sulla sinistra che porta al Col Tzecore (Zuccore) e lasciare la macchina al tornante posto immediatamente dopo al villaggio di Arbaz. Da lì, incamminarsi per la pista forestale e, quando si incontra il bivio che scende al Giacimento di Bechaz, ignorarlo e proseguire per la strada in falsopiano la quale presto si farà ripidissima. Dal bivio citato contare dai 6 agli 8 tornanti (il numero dipende da come interpreteremo le varie svolte più o meno accentuate che s'incontrano cammin facendo) perché, a un ennesimo tornante "sinistrorso" lasceremo la strada forestale per proseguire verticalmente su di un sentiero piccolo ma ben marcato che in dieci minuti ci porterà ad un bivio orizzontale dove prenderemo a destra, in piano, per arrivare in breve davanti ai resti di un edificio minerario (vedi foto nella scheda seguente a lato). Questa costruzione é posta su di un bordo dell'ampio canalone di Ciaverina: per visitare le miniere omonime é sufficiente proseguire poco oltre, entrando cioè orizzontalmente nel canalone stesso: si incontrerà così nell'angolo interno dell'avvallamento la più alta delle gallerie  (un'ora e un quarto circa da quando si é lasciata la macchina). Gli altri "imbocchi" si trovano poco  più in basso, quasi sulla verticale del primo. 

Mineralizzazione. Il minerale prevalente in questo filone (e che era quello cercato) é costituito dalla Galena : si tratta di un solfuro di piombo che spesso contiene anche quantità ragguardevoli di Argento. Recenti ricerche "amatoriali" hanno inoltre dimostrato la presenza di Blenda, Tetraedrite e quarzi cristallizzati "a pigna".

                                                           

 

 

 

 

 

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