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pubbl. di Miniere d' Oro,(2003) 

 web.tiscali.it/minieredoro(2004)

  Un  eccellente resoconto storico tratto dal libro di C. Lorenzini 

"Le antiche miniere della Valle d' Aosta" (Musumeci editore 1995)

Benché diversi autori abbiano indicato come molto probabile lo sfruttamento da parte di Salassi e Romani dei giacimenti della valle di Challand, essi non  si sono soffermati sull'argomento a dimostrazione del fatto che le tracce lasciate da quei popoli sono poche e in ogni caso non permettono di affermare con  sicurezza il loro coinvolgimento nell'industria estrattiva. Vorrei inoltre ricordare che una delle ipotesi sulle cause del conflitto tra Salassi e Romani era proprio il controllo dei giacimenti d'oro e lo sfruttamento dei corsi d'acqua per esercitare la pesca dell’oro; metodica questa assai conosciuta  all'epoca e tutt'oggi praticata per hobby dagli abitanti della valle. Se si dà credito solo alle notizie che in qualche modo riteniamo affidabili, i  giacimenti della valle di Challand vennero in seguito dimenticati per circa mille anni! Personalmente ritengo che la cosa sia abbastanza curiosa, perché non c'é  Conte, Duca o Re che non persegua sistematicamente ogni forma di guadagno, a  maggior ragione se si tratta di oro, per non parlare delle iniziative dei singoli; da sempre infatti gli abitanti della valle di Challand si sono dedicati alla pesca  dell'oro ed al riconoscimento di filoni auriferi.  Carlo II, siamo nel 1531, invia degli esploratori in Valle d'Aosta affinché riconoscano le principali miniere; convoca inoltre dalla Germania Ludovico Gung, noto minerologo che accetta il titolo di Gran Maestro delle miniere, ma  non si hanno notizie sui risultati ottenuti.  Duplisson nel 1742 visitò le miniere e riferisce in un suo scritto di aver trovato delle lettere sulla roccia, J e H nonché la data 1595, inoltre vi erano altre lettere che mal si leggevano, ma sicuramente di origine germanica.  Nel 1725 il Capitano delle miniere J. N. Muhlhan visitò il Ducato di Aosta e  si interessò al filone di Arbaz, ma il tentativo di ottenerne la concessione non  ebbe seguito.  Dal XVIII secolo le notizie ci giungono dagli archivi della famiglia Challant.  Risulta che il Sig. J.-J. Perroz e soci furono incaricati nel 1726 di escavare tutte le miniere esistenti e di praticare le ricerche del caso. Nello stesso periodo il signor Bellot si dedicava alla ricerca di minerale di rame. Alle miniere si interessarono successivamente un certo Mutta e in seguito il  dottor J.-M. Pomier che ottenne la concessione della miniera di piombo e argento di Arbaz nel 1748 e nel 1750, includendo nelle ricerche anche il filone  Boret.  Nel 1751 il Conte affida alla società De Ambrosis per 15 anni l'incarico di  escavare tutte le numerose miniere della giurisdizione; questo fatto fu di ostacolo all'esercizio demaniale che iniziò nel 1752 e che vide come protagonista il Cav. Nicolis de Robilant, appena tornato dalla Germania dove era andato ad aggiornarsi.  Solo grazie all'intervento del Re la questione, assai intricata, si risolse. Il  Conte ottenne seimila lire subito più il 7% degli utili netti futuri, calcolando  che in ogni caso non potesse ricevere mai meno di duemila lire annue, a prescindere dai risultati ottenuti. La società De Ambrosis rinunciò ad ogni diritto per la valle di Challand, ottenendo dalle Finanze cinquemila e cinquecento lire più settecentocinquanta lire annue da detrarre dalle duemila dovute al  Conte. Il motivo per cui il Governo rischiò l'impresa era dato dal ritrovamento di  una grossa pepita nei pressi di Emarèse nel 1741; questo fatto aveva illuso gli inviati del Re sulle ottime possibilità di individuare qualche consistente filone. Iniziò così l'esercizio demaniale, la direzione dei lavori fu affidata al sottotenente Ponzio mentre due scrivani si occuparono dell'amministrazione tenendo separati i conti tra la cava di Bouchey e la resa della pesca dell'oro dal resto delle cave, che sembrava dovessero rendere meno. Le ricerche si intensificarono nelle località Borna d'Oreno, Grande Guillate, Torrette e Viabeccia, siti questi dove erano stati praticati scavi antichi; ad Arbaz, Bouchey e Bouret vennero invece iniziate le ricerche preliminari, animate dal ritrovamento di alcune lamelle di oro nativo. La direzione dei lavori veniva lasciata ai sergenti, ai caporali o sottocaporali; i minatori potevano essere dei militari oppure dei volontari, inoltre vi erano ferari, spacciatori e portaferri. Nel 1754 de Robilant ottiene l'approvazione del Congresso delle miniere al suo piano per il prosieguo dei lavori; esso prevedeva diverse nuove gallerie ed alcuni pozzi, il prolungamento delle gallerie esistenti particolarmente promettenti, nonché l'impiego di diverse decine di operai e la costruzione di una laveria, che restò sulla carta per i mediocri risultati ottenuti. L'avanzamento delle gallerie procedeva alla luce di lanterne ad olio e per mezzo di colpi da mina; i fori di circa un metro venivano riempiti di polvere pirica, successivamente il minerale veniva evacuato con dei carretti. Nel 1756 i lavori andavano a rilento, la roccia si rivelò particolarmente dura mentre in alcuni cantieri i risultati furono nulli; vennero sospesi i lavori a Torrette, ci si limitò alla manutenzione nelle gallerie di Viabeccia e Grande Guillate mentre si lavorò con grandi aspettative ai filoni di Arbaz, Bouchey e Bouret. L'anno seguente anche il filone Viabeccia venne abbandonato inentre nel 1759 a Bouchey nuove speranze facevano ipotizzare per il futuro la creazione di infrastrutture atte a trattare il minerale; purtroppo le aspettative vennero ancora una volta disattese, i risultati non arrivarono e l'esperimento statale terminò nel 1769, quando arrivò l'ordine di licenziare gli operai e abbandonare i cantieri; l'esperimento statale si era dunque concluso con un fallimento. Il conte di Challant qualche anno più tardi riprese i lavori a Bouchey, ma il filone si rivelò scarsamente mineralizzato ed i lavori vennero nuovamente abbandonati . Durante buona parte del XIX secolo le miniere d'oro vennero prese in considerazione solo in modo saltuario e senza che venissero eseguiti significativi lavori di ricerca. La Société des Mines de l'Evancon verso la fine dell'ottocento intraprese uno studio giacimentologico richiedendo la concessione per ricerche di  oro; nel 1898 iniziarono i primi lavori. L'anno seguente vennero individuati i filoni di Béchaz e si provvide alla costruzione di alcuni impianti e all'apertura di alcune gallerie. Nel 1902 la concessione passò alla società inglese The Evancon Gold Mining Company Limited che già dal 1898 lavorava alla vicina miniera di Fénillaz. Gli inglesi ottennero discreti risultati e lo sforzo finanziario fu in qualche modo premiato, soprattutto grazie ai filoni di Fenillaz e Béchaz. Dopo qualche anno di coltivazione nel 1906 i lavori vennero sospesi e la concessione fu revocata nel 1911 per la bassa resa, ormai diventata significativa . Nel 1937 una nuova concessione a favore del sig. Giuseppe Rivetti di Torino permise di riattare le strutture lasciate dagli inglesi e concentrò le ricerche soprattutto a Béchaz ma nel 1933 i lavori vennero interrotti per gli scarsi risultati. Sempre il Rivetti ritentò l'impresa facendo dei saggi che non diedero le premesse per la coltivazione. In tempi recenti sono stati concessi alcuni permessi di ricerca che hanno portato ad una serie di piccoli lavori in alcune delle miniere della valle di Challand. La foto qui a lato mostra il primordiale mulino, posto sul torrente Evancon e che costituisce il primo degli edifici minerari adibito alla lavorazione del minerale proveniente sia dal Giacimento di Bechaz che dal filone Fenillaz. 

 

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