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Scheda fatta elaborando testi
inviatimi dal dr.
Giuseppe Pipino |
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Per la città di Savona
e sue zone limitrofe va registrata la presenza di una terra ubi
est argentera nel 1174 e di una "turre argenteria" nel 1180 (ed
anno seguente), ed è possibile ci si si riferisca a 2 distinte
località, entrambe caratterizzate dalla presenza di mineralizzazioni
che saranno oggetto di sfruttamento anche in tempi successivi. |
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NOTA DI
Z.G. Nella valle del Lavanestro scorre il torrente omonimo, il quale
quando giunge nei pressi di Savona s'immette nel Letimbro: probabilmente a livello
di ricerca amatoriale questi corsi d'acqua non sono quasi mai stati
oggetto di attenzione, per cui a mio avviso meriterebbe
effettuare almeno
qualche sondaggio da farsi in più punti
e a diverse altezze
dei torrenti, risalendo cioè le valli e cercando così d'individuare
con la batea possibili nidi e depositi di materiale pesante, quali la pirite e la
magnetite, come da foto. Lo stesso discorso vale anche per tutti i vari
"rii",
qui menzionati e non, del savonese, che oltre a costituire un ampio territorio
ancora un po' tutto da scoprire, come si noterà nel testo qui a sin. offre
per diversi motivi validi stimoli alla ricerca.
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La
prima può essere messa in relazione con la Valle Argenterie: presso la
nuova strada per il Piemonte, la roccia è disseminata di
blenda,
galena,
pirite
ed inotre è interessata da un considerevole scavo fatto, si dice,
addirittura dai
Saraceni. Ci sono poi altre due miniere che risalgono alla seconda metà del
Seicento, cioè Lavagnetta e Fossi e Valli, queste entrambe
localizzabili nella valle del Lavanestro
(cui fa capo il colle di Cadibona), in periferia della città: una di
esse, più tardi nota come "burrone degli argentieri" in
località anime vecchie, è stata oggetto di ricerche minerarie
anche nell'ottocento e, per ultimo, negli anni della seconda guerra
mondiale da parte della "Società Anonima B. Accornero &
C". Nella località Anime Vecchie, lungo il torrente che
viene ancora
chiamato dai locali rio delle argentiere, si trovano due
gallerie in parte ancora percorribili, mentre
ai
piedi della collina di Cantagalletto, risalendo la strada per il
Piemonte, ci sono 2 imbocchi di miniera coperti però dalla rete
parasassi. In tutta quest'area affiorano rocce della Formazione di
Murialdo, le quali sia a Murialdo (da cui prendono geologicamente il
nome) sia a Anime |
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Vecchie, a Cantagalletto e in molte
altre zone sono caratterizzate dalla presenza di manifestazioni
metallifere: al Monte Giardina affiora inoltre un lembo limitato di
gneiss ed anfiboliti ricchi di solfuri e, proprio al contatto tra questo
e la detta Formazione di Murialdo, lungo il rio delle argentiere,
si aprono le gallerie già menzionate. |
La Turre Argenteria sembra invece collocarsi
sulla riva del mare,
per cui non ha nulla a che vedere con sopra la zona sopra descritta. Una
manifestazione al proposito è presente lungo la costa fra Savona ed
Albisola, non lontana dal quartiere savonese di Valoria (Valloria) dove
secondo Giustiniani (1537) c'era anche una chiesa di N.S. dell'Oretto,
che col tempo mutò nome in Loreto. Nel 1824 viene inoltre
segnalata una piccola vena di
pirite in
decomposizione, sempre sulla
costa tra Albisola Marina e Savona, dalla quale si otteneva << una
discreta quantità di ferro e magnesio>>, ma più
interessanti sono le ricerche che svolsero poco più a monte Andrea Astengo e Giuseppe Rissolio nel 1876, nei pressi
del Ritano
del Termine, torrentello che segna il confine tra i due comuni. Pare che detta mineralizzazione si estendesse nella
limitrofa località Bruciati, dove già da un anno Giuseppe
Frumento sfruttava piccoli filoncelli di
quarzo nei pressi delle sponde
del rio ricavando piombo dalla
galena e rame dalla
calcopirite:
quest'ultima contiene piccole tracce
d'oro, cosa che è stata evidenziata anche
dalle
sabbie del torrente, in forma di microscopiche pagliuzze.
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Nei
boschi di Spotorno, contesi nel 1189 tra nolesi e savonesi è
indicata una località, l'attuale Alpisella, che delimita i terreni
messi a coltura nei pressi di "Tosse" e del torrente Coreallo:
nella zona vi sono una valle ed un fossato denominato Aurey, nome
che fa ovviamente pensare che la zona avesse in qualche modo a che fare
con l'oro ed è inoltre documentato che nel 700 il comune di Spotorno,
sotto esplicita richiesta d'informazioni da parte dell'allora Instituto
Nazionale, gli rispose comunicandogli che nel sito
"burroni" esisteva una montagna detta cava dell'oro e che
detta località fosse stata oggetto di sfruttamento in tempi antichi.
Sempre secondo la tradizione locale, oro sarebbe stato raccolto anche
nel vicino rio Voze (è un affluente del rio Ponci). A proposito di
quest'area geografica, la reale e positiva sussistenza aurifera
è
confermata da recenti ritrovamenti di granuletti d'oro sia nel
rio Vaze sia in altri torrenti della zona. |
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A livello storico,
presso
Segno che è una frazione di Vado Ligure, la tradizione parla di antiche coltivazioni
d'ordine metallifero riguardanti un certo pozzo d'oro, località
in cui affiorava un filone di quarzo con piriti e galena.
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Documenti
sulle controversie territoriali tra il vescovo di Luni, il marchese
Malaspina e i signori di Vezzano ligure ci confermano inoltre
l'esistenza delle argentarie presenti nel comune di Vezzano.
Queste miniere dovrebbero corrispondere alle Nude di Falcinello e di
Ponzano, che furono poi sfruttate anche in tempi posteriori.
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Un
documento antico attesta che i marchesi di Ponzone vendettero al
comune di Savona la terza parte del comune di Albissola con tutti i
diritti feudali, compreso aurifodinis e argenti fodinis, altra
nota questa che dimostra l'esistenza di trascorsi interessi minerari per
la zona.
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A
quattro miglia da Savona, nella valle di S. Bernardo, un
orfanello dell'ospedale della Chiesa di Nostra Signora trova nel
Loriano, torrentello che passa vicino alla chiesa, un pezzetto d'oro di
32 carati e lo vende per mezzo scudo: la notizia è documentata perché
riportata nei libri dell'Opera Pia di quell'anno e pare che, anche in
tempi più recenti, un povero dello stesso ospedale trovò (forse nello
stesso rio) un pezzo d'oro grezzo che poi vendette ricavandone 80 Lire.
Da questo è facile considerare la possibilità che nell'area montana
circostante vi siano depositi auriferi (individuati o meno
nell'antichità), per di più considerando che è oggigiorno attestato
che anche negli altri corsi d'acqua locali avvennero talvolta
ritrovamenti simili.
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Vedi un dialogo
estratto dal mio "Gruppo" Facebook riguardante una vostra proficua
giornata di ricerca (entroterra savonese) e al quale ho qui aggiunto
altre informazioni utili
(Z.G.) |
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NOTE
STORICHE DA DOCUMENTI MINERARI ANTICHI.
1816.
Il parroco di Morbello, S. Stella, chiede pensione (vanta la scoperta di
numerosi indizi minerari nelle provincie di Savona e di Acqui e ricorda
che fin dal 1786 aveva segnalato miniere alla R. Accademia e al Governo,
contatti poi interrotti a seguito della Rivoluzione). Ps. Gli verranno
poi corrisposte 30 lire annue: vedi anche note del suo operato in
altra
pagina. |
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Infine, ma certamente non per ordine d'importanza,
lo spunto di un vostro dialogo su questi argomenti
che avete inserito nella
mia pag. Facebbok e consultabili nella medesima.
Dal post di Massimo Vannoni: "Sono un savonese,
quando ero un ragazzino andavo con mio nonno a cercare funghi sopra
Lavagnola.
Durante lunghissime passeggiate incontravamo un signore molto
vecchio, schivo e bizzarro che al nostro avvicinamento si nascondeva
repentinamente.
Mio nonno mi raccontava, allora, che quel personaggio era un
cercatore, un cercatore d'oro che custodiva segreti e conosceva
luoghi dove lo si poteva reperire in discrete quantità.
Sfogliando le Vs pagine sui possibili luoghi dove poter cercare il
metallo ho con stupore trovato riscontro, dopo 45 anni, dei fatti
che vi ho raccontato.
Grazie.
Risposta
di Z.G (qui). Sono io a ringraziarla sig. Vannoni e ad
esserle grato per questa nota di sicuro stimolo per i cercatori
d'oro locali. |
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Approfondimenti di questa pagina
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