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LIGURIA:
MINIERE DEL MONTE LINAJUOLO,
O LINAIOLO
(Cu, Au?)
Pag. fatta con
Andrea Mathis
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Pag. che ho preparato,
strutturato ecc. con ottimo materiale ricevuto dal cercatore
d'oro amatoriale
Andrea Mathis, che naturalmente ringrazio. |
NOTE
IN GENERALE SUL POSTO. Nella Val
Trebbia, in provincia di Genova, si apprezza molto l’armonia di un paesaggio assai suggestivo ed
oltre alla semplice ricerca di minerali sono possibili anche interessanti spunti di approfondimento
su come si procedesse per l'estrazione e la lavorazione del
metallo in epoche ormai passate.
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La
meta di questa nostra gita è Rovegno (foto qui a lato), un delizioso
paesino in cui vive una comunità montana piuttosto ridotta durante i
mesi invernali, ma assai più numerosa durante i periodi estivi di
villeggiatura. Già importante crocevia per le comunicazioni tra Genova,
Piacenza e Milano, Rovegno
ha ricoperto in passato un ruolo molto importante nella storia
mineraria ligure, sebbene oggi
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Foto
1 – panoramica sulla valle (foto Mathis). |
abbia
seguito la triste sorte di
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altre
località minerarie della regione
ormai destinate all'oblio. Dal
punto di vista storico è da segnalare
il ritrovamento di un ascia
neolitica rinvenuta nel circondario, di alcune testimonianze
preistoriche connesse alla presenza di un presunto dolmen e di un’area
sacrale presso le quali potrebbero aver avuto luogo riti antichissimi
praticati dalle prime comunità ivi stanziate. Vi sono inoltre notizie
relative ad un violento scontro tra Annibale ed i Romani proprio a
Rovegno in un bosco denominato “Bosco di Annibale” proprio perché
si ritiene che li sia avvenuta la battaglia (del resto la Liguria
conserva numerosissime tracce di attività romana, ed è tutt’altro
che raro imbattersi in ritrovamenti dell’epoca durante eventuali
lavori di scavo.
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Ecco
il resoconto della nostra gita del 14 Agosto 2008. |
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ACCESSO.
Partiti
da Genova est piuttosto tardi (10,00 del mattino) ed imboccata la SS45
siamo giunti a Rovegno verso le 11,00 – 11,20 (meglio non correre
poiché i vari autovelox nascosti un po’ ovunque nella statale
potrebbero rovinarvi la giornata). Poco prima di giungere al paese un
grande cartellone riporta alcune attrazioni storico-naturalistiche del
luogo, tra cui le antiche miniere.
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Giunti in paese, però, nessun altro cartello indica
l’ubicazione dei siti di scavo ed anche le informazioni recuperate su
internet non sono state di grande aiuto.
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Dopo aver chiesto informazioni ad
alcuni abitanti ed aver più volte imboccato il sentiero sbagliato, ci
sentivamo alquanto scoraggiati. La
gente del luogo infatti sa dell’esistenza di gallerie ma sono assai
rari coloro che sono a conoscenza del fatto che la ramificazione di
queste miniere è estesissima e su più livelli e ancor più rari sono
coloro in grado di condurre in loco con precisione. Così, dopo aver
percorso alcuni chilometri tormentati dal caldo di agosto, siamo giunti
presso un grande prato seguendo l’unico cartello recante la dicitura
“dolmen”.
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Sul
posto non vi era alcuna testimonianza del monumento sacro, ma in
compenso abbiamo incontrato Rosario e Franco i quali, con cortesia e
pazienza ci hanno spiegato come raggiungere il dolmen non conoscendo l’esatta
ubicazione delle miniere. Ma poiché il dolmen non rappresentava al
momento il principale interesse della nostra gita, ci hanno proposto una
suggestiva visita ad uno spettacolare deposito naturale di rocce
conglomerate di diaspro
ed altri minerali (foto
sotto), meta di molti raccoglitori ed appassionati. |
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Poco
più tardi è arrivato
Alessandro, un residente, che
per nostra fortuna conosceva a menadito ogni anfratto della vallata. Dimostrando
una non comune partecipazione al nostro interesse, lui e tutti gli altri
membri della comitiva che si era andata via via formando, ci hanno accompagnato
attraverso il bosco denominato " del Giarin ", sino a |
La
suggestiva pietraia in mezzo al bosco.
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raggiungere
quello che era il nostro primo obiettivo, ovvero la
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Galleria
Sardegna, la cui descrizione è
disponibile negli
approfondimenti a lato pagina, insieme alle altre relazioni che ho
preparato su quella giornata.
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MINERALIZZAZIONE.
Pare
che
la presenza di oro in queste gallerie,
pur se non in grande quantità, contribuisse a coprire alcune spese di
gestione e che il prezioso metallo venisse impiegato per coniare una
famosa moneta genovese denominata genovino.
Anche autori molto accreditati come Palenzona, Antofilli e Borgo nel
loro “I nostri minerali”
edito dalla Sagep riferiscono presenza di oro nelle lavorazioni
minerarie del Linaiolo: a dover di cronaca (e per correttezza nei
confronti di tutti) é giusto però segnalare anche che altri studiosi
hanno invece opinioni discordanti sulle consistenze aurifere sopra
menzionate. Al di la di questo, un' analoga promiscuità di metalli
(rame, pirite, ecc.) non comprende invece l’oro nella giacitura di
monte Ramazzo a Genova, pur essendo in presenza degli stessi tipi di
roccia: qui venivano estratti rame e sali derivati (senza nominare una
ventina di minerali diversi rinvenuti in loco).
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P.s.
presso il Museo
Storico dell'Oro Italiano, tra le altre cose sono
consultabili anche documentazioni originali, a partire dal 1600,
riguardanti queste miniere. |
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Approfondimenti di questa pagina
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