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"Pollicino",
mi ha gentilmente inviato lo stimolante racconto qui a seguire
estratto da un libro molto bello di Jack London, in cui, pur essendo le
vicende riportate in forma romanzata, si parla spesso sia di
personaggi, sia di fatti documentati a livello storico. Questi due capitoli
sono quelli in cui avvengono le scoperte più
importanti, roba tosta per appassionati di caccia all'oro. Qui a
lato, la copertina del libro. |
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Tutti
i contenuti
di questa scheda mantengono anche i Diritti d'Autore della fonte originaria,
cioè
“Burning Daylight” di Jack London, nella traduzione edita da
“Mattioli 1885” - settembre 2008 (16 Euro circa). |
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Capitolo 9
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Dieci giorni dopo, Harper e Joe
Ladue arrivarono a Sixty Mile e Burning Daylight, ancora un po’
debole, ma abbastanza in forze per seguire il suo presentimento, scambiò
un terzo della sua concessione sullo Stewart con un terzo della loro sul Klondike.
Essi riponevano
grandi speranze
nell’Upper Country e Harper scese lungo il fiume con una zattera
carica di provviste per fondare un campo alla foce del Klondike. “Perché non fai un giro
sull’Indian River? ”
Gli consigliò
Harper. “Ci finiscono dentro un
sacco di ruscelli e secondo me è pieno d’oro che aspetta solo di
essere scoperto. Presto salterà fuori qualcosa di grosso e non sarà
lontano da lì."
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“Per di più ci sono
moltissimi alci da quelle parti,” aggiunse Joe Ladue. “Bob Henderson
non lascia quella zona da tre anni, vive di carne d’alce e cerca come
un pazzo.”
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Daylight decise di dare
un’occhiata all’Indian River ma non riuscì a persuadere Elijah ad
accompagnarlo. La sua anima era stata troppo provata dalla carestia ed
era ossessionato dal pensiero di essere costretto a ripetere
l’esperienza.
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“Non sopporto l’idea di
dovermi separare dal cibo,” gli spiegò. “Lo so che è una follia,
ma non posso fare diversamente. Riesco ad alzarmi da tavola solo quando
sono pieno da scoppiare. Tornerò a Circle City e mi accamperò vicino a
un magazzino di viveri finché non mi è passata.”
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Daylight si fermò ancora
qualche giorno, per riprendere le forze e sistemare l’esiguo bagaglio.
Decise di viaggiare soltanto con l’indispensabile, non più di
settantacinque libbre e altrettante per i cani, caricandoli
all’indiana, con trenta libbre a testa. Fidandosi di quanto gli aveva
detto Ladue, intendeva seguire l’esempio di Bob Henderson
e vivere praticamente di sola carne. Quando arrivò la chiatta di
Jack Kearns con la segheria, Daylight si caricò cani e bagagli,
lasciando ad Elijah l’incombenza di fare registrare la sua richiesta
di concessione per la città sullo Stewart, e quello stesso giorno
giunse alla foce dell’Indian River. Quaranta miglia più su, al
Quart Creek, trovò i segni lasciati da Bob Henderson, e lo stesso
sull’Australian Creek, trenta miglia più in là. Le settimane
passavano e Daylight non era ancora riuscito a incontrare Henderson.
Tuttavia cacciò molti alci con cui si nutrì abbondantemente e sfamò
anche i cani. Trovò un po’ di oro sulla superficie di una dozzina di
barre, e la quantità di polvere aurifera riscontrata nella melma e
nella ghiaia di moltissimi torrentelli della zona lo convinse della
presenza di oro grezzo nelle profondità della terra. Spesso guardava la
catena di colline che si estendeva a nord e si chiedeva se l’oro non
provenisse proprio di là. Infine risalì il Dominion Creek, che sarebbe
stato in seguito chiamato Hunker Creek. Se, superato lo spartiacque,
fosse sceso a sinistra per la valle che Bob Henderson aveva denominato
Gold Bottom, l’avrebbe trovato al lavoro, mentre estraeva le prime
ingenti quantità d’oro rinvenute nel Klondike. Invece, Daylight
proseguì lungo l’Hunker fino all’accampamento estivo degli indiani
dello Yukon.
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Qui si fermò un giorno insieme
a Carmack, un bianco che aveva sposato un’indiana e al cognato di
costui, Skookum Jim. Comprò una barca e, caricati i cani, proseguì sul
fiume fino a Forty Mile. Il mese di agosto volgeva alla fine, le
giornate si accorciavano e l’inverno era alle porte. Il presentimento
che qualcosa di grosso si stava preparando nell’Upper Country non
l’aveva abbandonato; Daylight sperava di trovare quattro o cinque
persone, e se ciò non fosse stato possibile, almeno un socio, per
risalire il fiume in barca prima delle gelate e continuare le
perlustrazioni d’inverno. Ma la gente di Forty Mile, paga degli scavi
estivi, non credeva nel suo progetto.
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Un giorno Carmack, suo cognato
e un altro indiano, Cultus Charlie, arrivarono al campo in canoa e
andarono direttamente al catasto a far registrare tre concessioni, più
una scoperta sul Bonanza Creek. Quella sera poi, al Sourdough Saloon,
mostrarono oro grezzo agli avventori scettici. Gli uomini sorridevano e
scuotevano la testa. Conoscevano bene quelle storie. Sicuramente era un
trucco di Harper e Joe Ladue per attirarli nel loro territorio e
guadagnarci sopra. Dopotutto chi era quel Carmack? Uno squaw-man,
un bianco che aveva sposato un’indiana, e chi aveva mai sentito di uno
squaw-man che riuscisse a fare
qualcosa di buono? E il Bonanza Creek? Acqua per gli alci, un torrente
che si gettava nel Klondike a due passi dalla foce, che la gente
chiamava Rabbit Creek. E Skookum Jim? E Cultus Charlie, chi li
conosceva? No, quello era pretendere troppo.
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Anche Daylight era scettico,
nonostante la fiducia che riponeva nell’Upper Country. Proprio qualche
giorno prima aveva visto Carmack pescare insieme ai compagni indiani
senza la minima intenzione di cercare l’oro. Ma quella sera alle
undici, seduto sulla branda, sul punto di togliersi i mocassini, ebbe
un’idea. Si infilò giacca e cappello e tornò al Sourdough. Carmack
era ancora lì ad abbagliare gli increduli con il suo oro. Daylight gli
si sedette accanto e paragonò lungamente l’oro di Carmack a quello
che aveva preso a Circle City e a Forty Mile. Infine restituì l’oro,
intascò il suo e alzò la mano chiedendo alla folla di tacere.
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“Gente, voglio dirvi una
cosa. Il colpo grosso sta per arrivare. E vi dico chiaro e tondo che
questa volta ci siamo. Non s’è mai visto oro così da queste parti.
E’ un oro nuovo. C’è dentro più argento, lo vedete benissimo dal
colore. Carmack ha fatto una bella scoperta. Chi viene con me?”
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Nessuno si offrì volontario,
molti risero e lo schernirono.
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“Hai anche tu la concessione
per una città da quelle parti?” chiese qualcuno. |
“Certo, e un terzo di
un’altra insieme a Harper e Ladue. E farò grandi affari, altro che
quello che avete trovato voi sul Birch Creek.
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“Va bene, Daylight” si
intromise un certo Curly Parsons per calmare gli animi. “Tu sei uno di
cui ci si può fidare, ma forse questa gente ti vuole raggirare. Scusa,
quando mai Carmack si è occupato di oro? Hai detto anche tu di averlo
visto l’altro ieri che pescava il salmone insieme ai suoi parenti
Kiwash.”
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“E Burning Daylight ha detto
il vero” l’interruppe Carmack. “E anch’io dico la verità. La
pura verità. Non cercavo affatto l’oro. Non ne avevo la minima
intenzione. Ma il giorno stesso in cui Daylight è partito, è arrivato
Bob Henderson. Andava a Sixty Mile per poi tornare sull’Indian River
portando un po’ di cibo oltre lo spartiacque tra Quartz Creek e Gold
Bottom...”
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“Dove diavolo è Gold
Bottom?”
chiese Curly Parsons. |
“La valle oltre il
Bonanza,
quello che chiamavano Rabbit Creek. Corre vicino ad un grosso torrente
che si butta nel Klondike. Sono salito da quella parte, però sono
tornato dallo spartiacque, costeggiando la cresta per diverse miglia e
poi ridiscendendo per il Bonanza. Bob Henderson mi aveva detto di
seguirlo, per recintare la zona perché questa volta ce l’aveva
proprio fatta e ne aveva già estratte quarantacinque once. E così
siamo partiti, Skookum Jim, Cultus Charlie ed io e al ritorno siamo
passati dal Bonanza sperando di trovare qualche alce. A un certo punto
ci siamo fermati per preparare qualcosa da mangiare. Io mi sono
addormentato, ma Skookum Jim si è messo a cercare l’oro come aveva
visto fare a Henderson. Va dritto sotto una betulla, riempie il
pentolino di terra e tira fuori un dollaro d’oro grezzo. Allora mi
sveglia e mi ci metto anch’io. Al primo colpo ne tiro fuori due e
mezzo. Per questo ho chiamato Bonanza il Rabbit Creek e sono venuto qui
a registrare la scoperta.”
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Si guardò intorno
ansiosamente, sperando di scorgere dimostrazioni di fiducia, ma incontrò
soltanto espressioni incredule, tutte fuorché quella di Daylight che
aveva seguito il racconto con grande attenzione.
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“Quanto ti hanno dato Harper
e Ladue per raccontare questa storia?” chiese qualcuno.
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“Non ne sanno niente loro”
rispose Carmack. “Ve lo giuro: in un’ora ho estratto tre once.”
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“Ed ecco l’oro” aggiunse
Daylight. “Ragazzi vi assicuro che non s’è mai visto oro simile da
queste parti. Guardate che colore.”
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“E’ un po’ più scuro”
disse Curly Parsons. “Come se Carmack avesse messo nella borsa anche
un paio di dollari d’argento. E poi se c’è sotto qualcosa di vero,
perché non è venuto anche Henderson a registrare la concessione?”
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“E’ al Gold Bottom, lui”,
spiegò Carmack. “L’abbiamo scoperto sulla via del ritorno.”
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Uno scoppio di risa seguì la
sua affermazione.
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“Chi viene con me sul Bonanza
domani mattina?” chiese Daylight. |
Nessuno si offrì di seguirlo.
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“Allora chi mi trasporta,
pagamento anticipato, mille libbre di provviste su per il fiume?”
Curly Parsons e un altro, Pat Monahan accettarono e, con la solita
velocità, Daylight li pagò in anticipo e sistemò l’acquisto delle
provviste, finendo con la borsa vuota. Era ormai alla porta quando
improvvisamente si voltò.
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“Hai un presentimento?” gli
chiese qualcuno.
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“Certo. La farina quest’anno
si venderà a peso d’oro sul Klondike. Chi è disposto a farmi un
prestito?”
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Una ventina di uomini, che pure
si erano rifiutati di seguirlo in ciò che consideravano una follia, gli
offrirono immediatamente quanto avevano in borsa.
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“Quanta farina vuoi?”
chiese il magazziniere dell’Alaska Commercial Company.
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“Due tonnellate.”
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La risposta causò un nuovo
scoppio di risa, però nessuno ritirò il prestito.
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“E che te ne fai di due
tonnellate?” chiese il magazziniere.
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“Figliolo” rispose
Daylight.
“Sei qui da troppo poco tempo per sapere come funzionano le cose.
Impianterò una fabbrica di crauti e produrrò anche un rimedio contro
la forfora.”
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Prese soldi a destra e a manca,
e ingaggiò, pagandoli in anticipo, altri sei uomini per il trasporto
della farina in tre barche. Ancora una volta la borsa era vuota e per di
più si era fatto grandi debiti.
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Curly Parsons poggiò il capo
sul bancone, in un gesto disperato. |
“Mi chiedo cosa te ne farai
di tutta quella roba.”
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“E’ semplicissimo.”
Daylight alzò un dito e incominciò a contare. “Presentimento numero
uno: abbiamo scoperto un grosso giacimento sull’Upper Country.
Presentimento numero due: non è soltanto un presentimento, è una
certezza. Se il numero uno e il numero due sono esatti, allora il prezzo
della farina salirà alle stelle. Se non mi sono sbagliato con questi
due presentimenti, non potrò sbagliarmi sul terzo: la farina si venderà
a peso d’oro quest’inverno. Ragazzi, vi do un consiglio: quando
avete un presentimento, seguitelo. A che serve altrimenti la fortuna?
Sono anni che aspetto il presentimento giusto. E adesso è arrivato. E
io lo seguo, nient’altro. Buona notte, buona notte a tutti quanti.”
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Capitolo 10 |
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Eppure gli uomini
dubitavano ancora. Quando Burning Daylight arrivò col carico di
farina alla foce del Klondike, la pianura gli apparve desolata e vuota
come sempre. Lungo il fiume, però, si erano accampati Chief Isaac e i
suoi uomini intenti nell’essiccazione del salmone. Con loro
c’erano anche dei vecchi cercatori. Terminate le ricerche estive sul
Ten Mile Creek, ritornando verso Circle City, seppero della scoperta
di Carmack e decisero di accertarsene di persona. Alla barca
incontrarono Daylight, che stava atrraccando, e li interrogò sul
risultato delle perlustrazioni. La risposta fu negativa. |
“E’ terra da pascolo
questa” disse Long Jim Jarney, soffiando nella tazza di stagno per
raffreddare il tè. “Lascia perdere, Daylight. E’ tutto un trucco
di Harper e Ladue, e Carmack ha fatto lo specchietto per le allodole.
Chi si è mai sognato di cercare l’oro in mezzo a un pascolo? E
chissà quanto ci vuole per arrivare alla roccia!” |
Daylight
assentì e si fermò a riflettere un attimo.
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“Avete
provato a passarla al
piatto?”
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“Passarla al piatto!
Non sono mica nato ieri!” fu la risposta indignata. “Soltanto un chechaquo
perderebbe tempo da queste parti. Mi è bastata un’occhiata:
ripartiamo subito per Circle City. Non ho mai avuto fiducia
nell’Upper Country. Il mio terreno è il Tanama, credimi; quando
arriverà il colpo grosso, sarà in basso, non quassù. Johnny
ha preso una concessione a due miglia da Discovery ma evidentemente
non sapeva quel che faceva." |
Imbarazzato
Johnny commentò:
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“L’ho
fatto per scherzo, ma la cederei subito in cambio di una libbra di
tabacco.” |
“D’accordo”
disse Daylight prontamente “ma non lamentarti poi se ne cavo fuori
venti o trentamila dollari.”
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Johnny
rise divertito. “Fuori il tabacco.”
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“Vorrei
averlo fatto io quest’affare” si lamentò Long Jim.
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“Sei
ancora in tempo” rispose Daylight.
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“Ma
è a venti miglia da quella di Johnny” aggiunse quello.
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“Domani vado a marcare
i confini. Tu e Johnny andate da Tim Logan, il barista del Sourdough,
fatevi dare i documenti necessari, firmate e poi trasferite la
concessione a nome mio e ridate i fogli a Tim.” |
“Mi
ci metto anch’io, allora?” aggiunse il terzo.
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E in cambio di tre
libbre di tabacco Daylight comprò tre lotti da cinquecento piedi, sul
Bonanza, e trattandosi di semplici trasferimenti di proprietà poteva
ancora farsi assegnare una concessione. |
“Bisogna dire che sei proprio
generoso col tuo tabacco” scherzò Long Jim. “Hai forse una
fabbrica da qualche parte?” |
“No, ho soltanto un
presentimento, e vi assicuro che ho fatto un grande affare per tre
prese ti tabacco.” |
Un’ora più tardi
arrivò al campo Joe Ladue, direttamente dal Bonanza Creek. Parlando
della scoperta di Carmack, fu dapprima molto evasivo, poi espresse
qualche dubbio, e finì per offrire cento dollari a Daylight per la
sua quota. |
“In
contanti?”
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“Certo.” E così
dicendo Ladue estrasse la borsa dell’oro. Con aria distratta
Daylight la soppesò, l’aprì e versò parte del contenuto nel palmo
della mano. Non aveva mai visto polvere tanto scura, eccetto quella di
Carmack, naturalmente. |
Riconsegnando
la borsa a Ladue disse:
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“Tienila
pure, ne hai più bisogno di me.”
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“Ma
no” lo rassicurò l’altro. “Ne ho tantissima.”
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“Dove
l’hai presa?”
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Daylight pose la domanda
con grande innocenza e Ladue l’accolse con l’impenetrabilità di
un indiano, eppure per un attimo fuggente i loro sguardi si
incrociarono e qualcosa fiammeggiò in quelli di Ladue, tradendo la
presenza di un segreto che non sfuggì a Daylight. |
“Tu conosci il fiume
meglio di me” continuò Burning Daylight “e se ritieni che la mia
parte valga cento dollari, tanto mi basta e non la cedo.” |
“Te
ne do trecento” supplicò Ladue.
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“Il
discorso non cambia. Di sicuro quella terra vale qualsiasi somma tu
sia disposto ad offrirmi e quindi non la cedo.”
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A quel
punto Joe Ladue rinunciò a convincerlo e, conducendolo lontano dal
campo e dalle orecchie indiscrete, si confidò con lui. |
“E’ la volta buona.
Tutta quella polvere l’ho trovata ieri: mi è bastato scuotere un
po’ le radici. Immagina cosa si può trovare in profondità. Non
spargere troppo la voce e
cerca di accaparrarti tutto quello che puoi. Non mi stupirebbe che
quei lotti contenessero fino a cinquantamila dollari d’oro.
L’unico problema è che ormai lo sanno in troppi.” |
Trascorse un mese senza
che la situazione cambiasse. Diverse persone acquistarono concessioni,
prima di scendere a svernare a Forty Mile e Circle City. I pochi che
avevano deciso di restare, stavano costruendo i rifugi per
l’inverno. Gli indiani di Carmack erano impegnati alla costruzione
di un canale di lavaggio (vedine
un esempio, nota di Z.G.) che avrebbe richiesto molto tempo poiché
occorreva segare a mano il legname dalla vicina foresta. Lungo il
Bonanza c’erano altri quattro uomini, Dan McGilvary, Dave Mckay,
Dave Edwards e Harry Waugh, ma si tenevano in disparte. Daylight, che
aveva trovato l’oro grezzo nella concessione di Carmack dopo
infruttuose ricerche lungo cento altri torrenti, era curioso di sapere
che cosa si sarebbe trovato sul fondo roccioso. Aveva notato
l’arrivo dei quattro e li aveva sentiti lavorare alla costruzione di
un canale di lavaggio. Senza attendere l’invito si presentò il
primo giorno d’estrazione, e in capo a un’ora li vide raccogliere
tredici once e mezzo d’oro grezzo le cui dimensioni variavano dalla
capocchia di uno spillo a pepite da dodici dollari. Quel giorno scese
la prima neve, anticipazione dell’inverno artico, ma Daylight non
aveva occhi per l’estate che moriva tristemente, vedeva soltanto il
suo sogno in procinto di realizzarsi, e la futura città dell’oro
sorgere sulla pianura innevata. I quattro avevano trovato l’oro sul
fondo roccioso: proprio quel che ci voleva, evidentemente Carmack non
aveva mentito. Daylight bloccò una concessione accanto alle tre
acquistate con il tabacco, ottenendo così una proprietà di duemila
piedi di lunghezza da roccia a roccia. |
Di ritorno al campo
quella notte trovò Kama, giunto in canoa a Dyea con l’ultimo
corriere dell’anno e duecento dollari in polvere d’oro che
Daylight si affrettò a prendere in prestito. In cambio gli avrebbe
delimitato una concessione da far registrare a Forty Mile. Il mattino
seguente gli affidò diverse lettere con cui invitava i vecchi amici
ad accaparrarsi terreni lungo il Bonanza. Messaggi di simile tenore
gli furono consegnati anche dagli altri cercatori. |
“Ci sarà un gran
fuggi fuggi” pensò Daylight divertito, immaginando i pionieri dei
due campi che facevano a gara per risalire lo Yukon, poiché nessuno
avrebbe certo dubitato della sua parola. |
Quando arrivò il primo
contingente ad animare le rive del Bonanza, incominciarono a circolare
voci contrastanti in cui la verità si mischiava alla menzogna. Quando
chi aveva dubitato della parola di Carmack estraeva due dollari e
mezzo giurava si trattasse di un’oncia. Presto però, si trovarono a
estrarre veramente un’oncia e allora ne denunciarono cinque, poi
dieci, dodici e così via, e i pionieri continuavano e mentire, ma la
verità superava sempre la menzogna. Un
giorno di dicembre Burning Daylight raccolse del terriccio nella sua
concessione e lo portò nella baracca dove aveva acceso il fuoco perché
l’acqua non gelasse. Si accovacciò accanto al serbatoio e cominciò
a filtrare la terra; con un lieve movimento circolare liberò
l’acqua dalle particelle più leggere, di tanto in tanto, poi,
toglieva manciate di minuscola ghiaia; il contenuto del piatto
diminuiva progressivamente. Avvicinandosi al fondo gettò l’acqua
con un gesto brusco e scoprì una poltiglia burrosa tra cui brillavano
grandi pepite d’oro grezzo. Posò il piatto e restò a lungo nei
suoi pensieri. Quando si risvegliò dalla meditazione, finì il
lavaggio e pesò il ricavato: a sedici dollari l’oncia, il piatto
conteneva più di settecento dollari, molto più di quanto avesse mai
osato sperare. Nei momenti di maggiore ottimismo aveva pronosticato un
massimo di venti o trentamila dollari
per concessione ed ora si trovava in possesso di lotti che valevano
almeno mezzo milione l’uno. |
Non tornò al lavoro
quel giorno, ne l’indomani ne il giorno seguente. Partì con un
equipaggiamento leggero all’ispezione dei torrenti e spartiacque
vicini. Pur potendo bloccare una concessione su ogni torrente, non
voleva farlo incautamente e si limitò a segnarne una sull’Hunter
Creek. Il Bonanza era già preso dalla sorgente alla foce, e così
ogni piccolo rigagnolo che vi affluiva, per quanto poche speranze
fossero riposte in quei corsi d’acqua, assegnati ai cercatori che
non erano riusciti a procurarsi lotti sul Bonanza. Tra questi
torrentelli il più ambito era l’Adams, il più trascurato
l’Eldorado che sfociava poco al di sopra di Discovery. Neppure a
Daylight piaceva, ma decise di fidarsi del suo presentimento e, per
mezzo sacco di farina, comprò metà di una concessione. Il mese
seguente pagò ottocento dollari la concessione vicina. Tre mesi dopo
ne pagò quarantamila per un terzo lotto, e ne avrebbe pagati
centocinquantamila non molto tempo dopo per un quarto lotto. |
Dal giorno in cui aveva
trovato settecento dollari in un solo piatto, Daylight non aveva più
toccato pala e piccone. Quella sera, parlando con Joe Ladue, aveva
detto: “Joe, non faticherò mai più.
Da oggi userò soltanto il cervello. Voglio coltivare l’oro. Cresce
come il grano, se solo si trova il seme. Nel momento in cui ho visto
quei settecento dollari in fondo al piatto, ho capito di averlo
trovato.” |
“E dove hai intenzione
di piantarlo?” aveva chiesto Ladue. Con un gesto vago, Daylight
indicò il paesaggio che si stendeva oltre lo spartiacque. |
“E’ la che cresce;
vi basterà seguire le mie tracce. Per chi sa vederli, ci sono i
milioni laggiù. Io li ho visti oggi pomeriggio in fondo a quel piatto
che mi dicevano: “Finalmente ci hai trovato, Daylight, era ora!” |
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NB.
I contenuti di questa scheda conservano tutti i Diritti d'Autore della
fonte originaria, cioè
“Burning Daylight” di Jack London, nella traduzione edita da “Mattioli
1885”. |