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Da un libro di J. London

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

 

LIBRO DI JACK LONDON SUI CERCATORI D'ORO DEL KLONDIKE

 "Pollicino", mi ha gentilmente inviato lo stimolante racconto qui a seguire estratto da un libro molto bello di Jack London, in cui, pur essendo le vicende riportate in forma romanzata, si parla spesso sia di personaggi, sia di fatti documentati a livello storico. Questi due capitoli sono quelli in cui avvengono le scoperte più importanti, roba tosta per appassionati di caccia all'oro. Qui a lato, la copertina del libro.

 
 

 

 

 

 

Tutti i contenuti di questa scheda mantengono anche i Diritti d'Autore della fonte originaria, cioè “Burning Daylight” di Jack London, nella traduzione edita da “Mattioli 1885” - settembre 2008 (16 Euro circa).

 

      Capitolo 9

 

 

Dieci giorni dopo, Harper e Joe Ladue arrivarono a Sixty Mile e Burning Daylight, ancora un po’ debole, ma abbastanza in forze per seguire il suo presentimento, scambiò un terzo della sua concessione sullo Stewart con un terzo della loro sul Klondike. Essi riponevano

grandi speranze nell’Upper Country e Harper scese lungo il fiume con una zattera carica di provviste per fondare un campo alla foce del Klondike.

“Perché non fai un giro sull’Indian River? ”

 Gli consigliò Harper. “Ci finiscono dentro un sacco di ruscelli e secondo me è pieno d’oro che aspetta solo di essere scoperto. Presto salterà fuori qualcosa di grosso e non sarà lontano da lì."

“Per di più ci sono moltissimi alci da quelle parti,” aggiunse Joe Ladue. “Bob Henderson non lascia quella zona da tre anni, vive di carne d’alce e cerca come un pazzo.”

Daylight decise di dare un’occhiata all’Indian River ma non riuscì a persuadere Elijah ad accompagnarlo. La sua anima era stata troppo provata dalla carestia ed era ossessionato dal pensiero di essere costretto a ripetere l’esperienza.

“Non sopporto l’idea di dovermi separare dal cibo,” gli spiegò. “Lo so che è una follia, ma non posso fare diversamente. Riesco ad alzarmi da tavola solo quando sono pieno da scoppiare. Tornerò a Circle City e mi accamperò vicino a un magazzino di viveri finché non mi è passata.”

Daylight si fermò ancora qualche giorno, per riprendere le forze e sistemare l’esiguo bagaglio. Decise di viaggiare soltanto con l’indispensabile, non più di settantacinque libbre e altrettante per i cani, caricandoli all’indiana, con trenta libbre a testa. Fidandosi di quanto gli aveva detto Ladue, intendeva seguire l’esempio di Bob Henderson  e vivere praticamente di sola carne. Quando arrivò la chiatta di Jack Kearns con la segheria, Daylight si caricò cani e bagagli, lasciando ad Elijah l’incombenza di fare registrare la sua richiesta di concessione per la città sullo Stewart, e quello stesso giorno giunse alla foce dell’Indian River. Quaranta miglia più su, al Quart Creek, trovò i segni lasciati da Bob Henderson, e lo stesso sull’Australian Creek, trenta miglia più in là. Le settimane passavano e Daylight non era ancora riuscito a incontrare Henderson. Tuttavia cacciò molti alci con cui si nutrì abbondantemente e sfamò anche i cani. Trovò un po’ di oro sulla superficie di una dozzina di barre, e la quantità di polvere aurifera riscontrata nella melma e nella ghiaia di moltissimi torrentelli della zona lo convinse della presenza di oro grezzo nelle profondità della terra. Spesso guardava la catena di colline che si estendeva a nord e si chiedeva se l’oro non provenisse proprio di là. Infine risalì il Dominion Creek, che sarebbe stato in seguito chiamato Hunker Creek. Se, superato lo spartiacque, fosse sceso a sinistra per la valle che Bob Henderson aveva denominato Gold Bottom, l’avrebbe trovato al lavoro, mentre estraeva le prime ingenti quantità d’oro rinvenute nel Klondike. Invece, Daylight proseguì lungo l’Hunker fino all’accampamento estivo degli indiani dello Yukon.

Qui si fermò un giorno insieme a Carmack, un bianco che aveva sposato un’indiana e al cognato di costui, Skookum Jim. Comprò una barca e, caricati i cani, proseguì sul fiume fino a Forty Mile. Il mese di agosto volgeva alla fine, le giornate si accorciavano e l’inverno era alle porte. Il presentimento che qualcosa di grosso si stava preparando nell’Upper Country non l’aveva abbandonato; Daylight sperava di trovare quattro o cinque persone, e se ciò non fosse stato possibile, almeno un socio, per risalire il fiume in barca prima delle gelate e continuare le perlustrazioni d’inverno. Ma la gente di Forty Mile, paga degli scavi estivi, non credeva nel suo progetto.

Un giorno Carmack, suo cognato e un altro indiano, Cultus Charlie, arrivarono al campo in canoa e andarono direttamente al catasto a far registrare tre concessioni, più una scoperta sul Bonanza Creek. Quella sera poi, al Sourdough Saloon, mostrarono oro grezzo agli avventori scettici. Gli uomini sorridevano e scuotevano la testa. Conoscevano bene quelle storie. Sicuramente era un trucco di Harper e Joe Ladue per attirarli nel loro territorio e guadagnarci sopra. Dopotutto chi era quel Carmack? Uno squaw-man, un bianco che aveva sposato un’indiana, e chi aveva mai sentito di uno squaw-man che riuscisse a fare qualcosa di buono? E il Bonanza Creek? Acqua per gli alci, un torrente che si gettava nel Klondike a due passi dalla foce, che la gente chiamava Rabbit Creek. E Skookum Jim? E Cultus Charlie, chi li conosceva? No, quello era pretendere troppo.

Anche Daylight era scettico, nonostante la fiducia che riponeva nell’Upper Country. Proprio qualche giorno prima aveva visto Carmack pescare insieme ai compagni indiani senza la minima intenzione di cercare l’oro. Ma quella sera alle undici, seduto sulla branda, sul punto di togliersi i mocassini, ebbe un’idea. Si infilò giacca e cappello e tornò al Sourdough. Carmack era ancora lì ad abbagliare gli increduli con il suo oro. Daylight gli si sedette accanto e paragonò lungamente l’oro di Carmack a quello che aveva preso a Circle City e a Forty Mile. Infine restituì l’oro, intascò il suo e alzò la mano chiedendo alla folla di tacere.

“Gente, voglio dirvi una cosa. Il colpo grosso sta per arrivare. E vi dico chiaro e tondo che questa volta ci siamo. Non s’è mai visto oro così da queste parti. E’ un oro nuovo. C’è dentro più argento, lo vedete benissimo dal colore. Carmack ha fatto una bella scoperta. Chi viene con me?”

Nessuno si offrì volontario, molti risero e lo schernirono.

“Hai anche tu la concessione per una città da quelle parti?” chiese qualcuno.

“Certo, e un terzo di un’altra insieme a Harper e Ladue. E farò grandi affari, altro che quello che avete trovato voi sul Birch Creek.

“Va bene, Daylight” si intromise un certo Curly Parsons per calmare gli animi. “Tu sei uno di cui ci si può fidare, ma forse questa gente ti vuole raggirare. Scusa, quando mai Carmack si è occupato di oro? Hai detto anche tu di averlo visto l’altro ieri che pescava il salmone insieme ai suoi parenti Kiwash.”

“E Burning Daylight ha detto il vero” l’interruppe Carmack. “E anch’io dico la verità. La pura verità. Non cercavo affatto l’oro. Non ne avevo la minima intenzione. Ma il giorno stesso in cui Daylight è partito, è arrivato Bob Henderson. Andava a Sixty Mile per poi tornare sull’Indian River portando un po’ di cibo oltre lo spartiacque tra Quartz Creek e Gold Bottom...”

“Dove diavolo è Gold Bottom?” chiese Curly Parsons.

“La valle oltre il Bonanza, quello che chiamavano Rabbit Creek. Corre vicino ad un grosso torrente che si butta nel Klondike. Sono salito da quella parte, però sono tornato dallo spartiacque, costeggiando la cresta per diverse miglia e poi ridiscendendo per il Bonanza. Bob Henderson mi aveva detto di seguirlo, per recintare la zona perché questa volta ce l’aveva proprio fatta e ne aveva già estratte quarantacinque once. E così siamo partiti, Skookum Jim, Cultus Charlie ed io e al ritorno siamo passati dal Bonanza sperando di trovare qualche alce. A un certo punto ci siamo fermati per preparare qualcosa da mangiare. Io mi sono addormentato, ma Skookum Jim si è messo a cercare l’oro come aveva visto fare a Henderson. Va dritto sotto una betulla, riempie il pentolino di terra e tira fuori un dollaro d’oro grezzo. Allora mi sveglia e mi ci metto anch’io. Al primo colpo ne tiro fuori due e mezzo. Per questo ho chiamato Bonanza il Rabbit Creek e sono venuto qui a registrare la scoperta.”

Si guardò intorno ansiosamente, sperando di scorgere dimostrazioni di fiducia, ma incontrò soltanto espressioni incredule, tutte fuorché quella di Daylight che aveva seguito il racconto con grande attenzione.

“Quanto ti hanno dato Harper e Ladue per raccontare questa storia?” chiese qualcuno.

“Non ne sanno niente loro” rispose Carmack. “Ve lo giuro: in un’ora ho estratto tre once.”

“Ed ecco l’oro” aggiunse Daylight. “Ragazzi vi assicuro che non s’è mai visto oro simile da queste parti. Guardate che colore.”

“E’ un po’ più scuro” disse Curly Parsons. “Come se Carmack avesse messo nella borsa anche un paio di dollari d’argento. E poi se c’è sotto qualcosa di vero, perché non è venuto anche Henderson a registrare la concessione?”

“E’ al Gold Bottom, lui”, spiegò Carmack. “L’abbiamo scoperto sulla via del ritorno.”

Uno scoppio di risa seguì la sua affermazione.

“Chi viene con me sul Bonanza domani mattina?” chiese Daylight.

Nessuno si offrì di seguirlo.

“Allora chi mi trasporta, pagamento anticipato, mille libbre di provviste su per il fiume?” Curly Parsons e un altro, Pat Monahan accettarono e, con la solita velocità, Daylight li pagò in anticipo e sistemò l’acquisto delle provviste, finendo con la borsa vuota. Era ormai alla porta quando improvvisamente si voltò.

“Hai un presentimento?” gli chiese qualcuno.

“Certo. La farina quest’anno si venderà a peso d’oro sul Klondike. Chi è disposto a farmi un prestito?”

Una ventina di uomini, che pure si erano rifiutati di seguirlo in ciò che consideravano una follia, gli offrirono immediatamente quanto avevano in borsa.

“Quanta farina vuoi?” chiese il magazziniere dell’Alaska Commercial Company.

“Due tonnellate.”

La risposta causò un nuovo scoppio di risa, però nessuno ritirò il prestito.

“E che te ne fai di due tonnellate?” chiese il magazziniere.

“Figliolo” rispose Daylight. “Sei qui da troppo poco tempo per sapere come funzionano le cose. Impianterò una fabbrica di crauti e produrrò anche un rimedio contro la forfora.”

Prese soldi a destra e a manca, e ingaggiò, pagandoli in anticipo, altri sei uomini per il trasporto della farina in tre barche. Ancora una volta la borsa era vuota e per di più si era fatto grandi debiti.

Curly Parsons poggiò il capo sul bancone, in un gesto disperato.

“Mi chiedo cosa te ne farai di tutta quella roba.”

“E’ semplicissimo.” Daylight alzò un dito e incominciò a contare. “Presentimento numero uno: abbiamo scoperto un grosso giacimento sull’Upper Country. Presentimento numero due: non è soltanto un presentimento, è una certezza. Se il numero uno e il numero due sono esatti, allora il prezzo della farina salirà alle stelle. Se non mi sono sbagliato con questi due presentimenti, non potrò sbagliarmi sul terzo: la farina si venderà a peso d’oro quest’inverno. Ragazzi, vi do un consiglio: quando avete un presentimento, seguitelo. A che serve altrimenti la fortuna? Sono anni che aspetto il presentimento giusto. E adesso è arrivato. E io lo seguo, nient’altro. Buona notte, buona notte a tutti quanti.”

 

 

Capitolo 10

 

Eppure gli uomini dubitavano ancora. Quando Burning Daylight arrivò col carico di farina alla foce del Klondike, la pianura gli apparve desolata e vuota come sempre. Lungo il fiume, però, si erano accampati Chief Isaac e i suoi uomini intenti nell’essiccazione del salmone. Con loro c’erano anche dei vecchi cercatori. Terminate le ricerche estive sul Ten Mile Creek, ritornando verso Circle City, seppero della scoperta di Carmack e decisero di accertarsene di persona. Alla barca incontrarono Daylight, che stava atrraccando, e li interrogò sul risultato delle perlustrazioni. La risposta fu negativa.

“E’ terra da pascolo questa” disse Long Jim Jarney, soffiando nella tazza di stagno per raffreddare il tè. “Lascia perdere, Daylight. E’ tutto un trucco di Harper e Ladue, e Carmack ha fatto lo specchietto per le allodole. Chi si è mai sognato di cercare l’oro in mezzo a un pascolo? E chissà quanto ci vuole per arrivare alla roccia!”

Daylight assentì e si fermò a riflettere un attimo.

“Avete provato a passarla al piatto?”

“Passarla al piatto! Non sono mica nato ieri!” fu la risposta indignata. “Soltanto un chechaquo perderebbe tempo da queste parti. Mi è bastata un’occhiata: ripartiamo subito per Circle City. Non ho mai avuto fiducia nell’Upper Country. Il mio terreno è il Tanama, credimi; quando arriverà il colpo grosso, sarà in basso, non quassù. Johnny ha preso una concessione a due miglia da Discovery ma evidentemente non sapeva quel che faceva."

Imbarazzato Johnny commentò:

“L’ho fatto per scherzo, ma la cederei subito in cambio di una libbra di tabacco.”

“D’accordo” disse Daylight prontamente “ma non lamentarti poi se ne cavo fuori venti o trentamila dollari.”

Johnny rise divertito. “Fuori il tabacco.”

“Vorrei averlo fatto io quest’affare” si lamentò Long Jim.

“Sei ancora in tempo” rispose Daylight.

“Ma è a venti miglia da quella di Johnny” aggiunse quello.

“Domani vado a marcare i confini. Tu e Johnny andate da Tim Logan, il barista del Sourdough, fatevi dare i documenti necessari, firmate e poi trasferite la concessione a nome mio e ridate i fogli a Tim.”

“Mi ci metto anch’io, allora?” aggiunse il terzo.

E in cambio di tre libbre di tabacco Daylight comprò tre lotti da cinquecento piedi, sul Bonanza, e trattandosi di semplici trasferimenti di proprietà poteva ancora farsi assegnare una concessione.

“Bisogna dire che sei proprio generoso col tuo tabacco” scherzò Long Jim. “Hai forse una fabbrica da qualche parte?”

“No, ho soltanto un presentimento, e vi assicuro che ho fatto un grande affare per tre prese ti tabacco.”

Un’ora più tardi arrivò al campo Joe Ladue, direttamente dal Bonanza Creek. Parlando della scoperta di Carmack, fu dapprima molto evasivo, poi espresse qualche dubbio, e finì per offrire cento dollari a Daylight per la sua quota.

“In contanti?”

“Certo.” E così dicendo Ladue estrasse la borsa dell’oro. Con aria distratta Daylight la soppesò, l’aprì e versò parte del contenuto nel palmo della mano. Non aveva mai visto polvere tanto scura, eccetto quella di Carmack, naturalmente.

Riconsegnando la borsa a Ladue disse:

“Tienila pure, ne hai più bisogno di me.”

“Ma no” lo rassicurò l’altro. “Ne ho tantissima.”

“Dove l’hai presa?”

Daylight pose la domanda con grande innocenza e Ladue l’accolse con l’impenetrabilità di un indiano, eppure per un attimo fuggente i loro sguardi si incrociarono e qualcosa fiammeggiò in quelli di Ladue, tradendo la presenza di un segreto che non sfuggì a Daylight.

“Tu conosci il fiume meglio di me” continuò Burning Daylight “e se ritieni che la mia parte valga cento dollari, tanto mi basta e non la cedo.”

“Te ne do trecento” supplicò Ladue.

“Il discorso non cambia. Di sicuro quella terra vale qualsiasi somma tu sia disposto ad offrirmi e quindi non la cedo.”

A quel punto Joe Ladue rinunciò a convincerlo e, conducendolo lontano dal campo e dalle orecchie indiscrete, si confidò con lui.

“E’ la volta buona. Tutta quella polvere l’ho trovata ieri: mi è bastato scuotere un po’ le radici. Immagina cosa si può trovare in profondità. Non spargere troppo la voce  e cerca di accaparrarti tutto quello che puoi. Non mi stupirebbe che quei lotti contenessero fino a cinquantamila dollari d’oro. L’unico problema è che ormai lo sanno in troppi.”

Trascorse un mese senza che la situazione cambiasse. Diverse persone acquistarono concessioni, prima di scendere a svernare a Forty Mile e Circle City. I pochi che avevano deciso di restare, stavano costruendo i rifugi per l’inverno. Gli indiani di Carmack erano impegnati alla costruzione di un canale di lavaggio (vedine un esempio, nota di Z.G.) che avrebbe richiesto molto tempo poiché occorreva segare a mano il legname dalla vicina foresta. Lungo il Bonanza c’erano altri quattro uomini, Dan McGilvary, Dave Mckay, Dave Edwards e Harry Waugh, ma si tenevano in disparte. Daylight, che aveva trovato l’oro grezzo nella concessione di Carmack dopo infruttuose ricerche lungo cento altri torrenti, era curioso di sapere che cosa si sarebbe trovato sul fondo roccioso. Aveva notato l’arrivo dei quattro e li aveva sentiti lavorare alla costruzione di un canale di lavaggio. Senza attendere l’invito si presentò il primo giorno d’estrazione, e in capo a un’ora li vide raccogliere tredici once e mezzo d’oro grezzo le cui dimensioni variavano dalla capocchia di uno spillo a pepite da dodici dollari. Quel giorno scese la prima neve, anticipazione dell’inverno artico, ma Daylight non aveva occhi per l’estate che moriva tristemente, vedeva soltanto il suo sogno in procinto di realizzarsi, e la futura città dell’oro sorgere sulla pianura innevata. I quattro avevano trovato l’oro sul fondo roccioso: proprio quel che ci voleva, evidentemente Carmack non aveva mentito. Daylight bloccò una concessione accanto alle tre acquistate con il tabacco, ottenendo così una proprietà di duemila piedi di lunghezza da roccia a roccia.

Di ritorno al campo quella notte trovò Kama, giunto in canoa a Dyea con l’ultimo corriere dell’anno e duecento dollari in polvere d’oro che Daylight si affrettò a prendere in prestito. In cambio gli avrebbe delimitato una concessione da far registrare a Forty Mile. Il mattino seguente gli affidò diverse lettere con cui invitava i vecchi amici ad accaparrarsi terreni lungo il Bonanza. Messaggi di simile tenore gli furono consegnati anche dagli altri cercatori.

“Ci sarà un gran fuggi fuggi” pensò Daylight divertito, immaginando i pionieri dei due campi che facevano a gara per risalire lo Yukon, poiché nessuno avrebbe certo dubitato della sua parola.

Quando arrivò il primo contingente ad animare le rive del Bonanza, incominciarono a circolare voci contrastanti in cui la verità si mischiava alla menzogna. Quando chi aveva dubitato della parola di Carmack estraeva due dollari e mezzo giurava si trattasse di un’oncia. Presto però, si trovarono a estrarre veramente un’oncia e allora ne denunciarono cinque, poi dieci, dodici e così via, e i pionieri continuavano e mentire, ma la verità superava sempre la menzogna. Un giorno di dicembre Burning Daylight raccolse del terriccio nella sua concessione e lo portò nella baracca dove aveva acceso il fuoco perché l’acqua non gelasse. Si accovacciò accanto al serbatoio e cominciò a filtrare la terra; con un lieve movimento circolare liberò l’acqua dalle particelle più leggere, di tanto in tanto, poi, toglieva manciate di minuscola ghiaia; il contenuto del piatto diminuiva progressivamente. Avvicinandosi al fondo gettò l’acqua con un gesto brusco e scoprì una poltiglia burrosa tra cui brillavano grandi pepite d’oro grezzo. Posò il piatto e restò a lungo nei suoi pensieri. Quando si risvegliò dalla meditazione, finì il lavaggio e pesò il ricavato: a sedici dollari l’oncia, il piatto conteneva più di settecento dollari, molto più di quanto avesse mai osato sperare. Nei momenti di maggiore ottimismo aveva pronosticato un massimo di venti o trentamila  dollari per concessione ed ora si trovava in possesso di lotti che valevano almeno mezzo milione l’uno.

Non tornò al lavoro quel giorno, ne l’indomani ne il giorno seguente. Partì con un equipaggiamento leggero all’ispezione dei torrenti e spartiacque vicini. Pur potendo bloccare una concessione su ogni torrente, non voleva farlo incautamente e si limitò a segnarne una sull’Hunter Creek. Il Bonanza era già preso dalla sorgente alla foce, e così ogni piccolo rigagnolo che vi affluiva, per quanto poche speranze fossero riposte in quei corsi d’acqua, assegnati ai cercatori che non erano riusciti a procurarsi lotti sul Bonanza. Tra questi torrentelli il più ambito era l’Adams, il più trascurato l’Eldorado che sfociava poco al di sopra di Discovery. Neppure a Daylight piaceva, ma decise di fidarsi del suo presentimento e, per mezzo sacco di farina, comprò metà di una concessione. Il mese seguente pagò ottocento dollari la concessione vicina. Tre mesi dopo ne pagò quarantamila per un terzo lotto, e ne avrebbe pagati centocinquantamila non molto tempo dopo per un quarto lotto.

Dal giorno in cui aveva trovato settecento dollari in un solo piatto, Daylight non aveva più toccato pala e piccone. Quella sera, parlando con Joe Ladue, aveva detto: “Joe, non faticherò mai più. Da oggi userò soltanto il cervello. Voglio coltivare l’oro. Cresce come il grano, se solo si trova il seme. Nel momento in cui ho visto quei settecento dollari in fondo al piatto, ho capito di averlo trovato.”

“E dove hai intenzione di piantarlo?” aveva chiesto Ladue. Con un gesto vago, Daylight indicò il paesaggio che si stendeva oltre lo spartiacque.

“E’ la che cresce; vi basterà seguire le mie tracce. Per chi sa vederli, ci sono i milioni laggiù. Io li ho visti oggi pomeriggio in fondo a quel piatto che mi dicevano: “Finalmente ci hai trovato, Daylight, era ora!”

 

 

NB.   I contenuti di questa scheda conservano tutti i Diritti d'Autore della fonte originaria, cioè “Burning Daylight” di Jack London, nella traduzione edita da “Mattioli 1885”.

 

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