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UNA PAGINA
FATTA CON |
DESCRIZIONE
DI UNA GITA ALLE MINIERE DI VALVASSERA, IN VALGANNA (VA).
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PAOLO & LUCA
"Diggers'
seltz".
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Approfittando
dell’apertura della sezione dedicata alle miniere non
aurifere, ci è
parso opportuno relazionare su una visita effettuata lo scorso anno
nelle gallerie (si dice km.5 di sviluppo nel loro insieme) di argento e
piombo di Valvassera: il sito è piuttosto interessante.
Novembre 2007, Elena,
Luca e Paolo in una assolata e tiepida giornata autunnale. Proveniamo da
Varese e, imboccata la SS233 della Valganna in direzione Ganna, una
volta superate le famose Grotte (subito dopo le gallerie) e la
deviazione per l’Alpe di Cuseglio, poco oltre una curva troviamo sulla
sinistra uno slargo con una piccola carrabile asfaltata, sbarrata, che
si dirige verso l’interno. Lì parcheggiamo e dopo aver percorso la
strada a piedi, in circa 5 minuti giungiamo ad una vasta area destinata
a picnic all’interno di un bosco di abeti. Siamo all’interno del
Parco del Campo dei Fiori e i cartelli che incontriamo dal parcheggio
sino a qui sono utili per chiarire le direzioni da seguire. Il percorso
asfaltato (che poi è quello del Giubileo) prosegue sulla destra, noi
invece dopo aver dato un’occhiata ai ruderi industriali (vecchi uffici
e alloggi della miniera) posti al limite dell’area picnic, la
attraversiamo perpendicolarmente e giungiamo nei pressi della vecchia
cabina elettrica. Se si segue il sentiero a sinistra si giunge in breve
al torrente che scende dalla Val Castellera; bisogna invece dirigersi a
destra, oltrepassare la cabina alle cui spalle, immersi nella
vegetazione, appaiono i ruderi dei capannoni delle lavorazioni seguendo
il sentiero lastricato principale con i suoi tornanti e lasciando
perdere quindi tutte le diramazioni che allontanano dalla Val Castellera
posta alla nostra sinistra. Questa salita (circa mezz’ora) è
completamente immersa in un bellissimo bosco di castagni. Dopo
l’ultimo tornante, la diagonale in salita ci porta al limite del bosco
su di uno strapiombo che domina, con splendida vista, tutta la valle: lì
appena sotto il sentiero si trova
il diroccato rudere di quella che forse era la stazione di arrivo dei
carrelli provenienti dalle aree di scavo. Il sentiero si fa più piccolo
e prosegue più pianeggiante sul fianco del monte costeggiando la valle:
si esce dal bosco e ci si trova in terreno misto dove prati, eriche e
piccole querce la fanno da padroni. Superati due ruscelli la vegetazione
si rifà più alta e fitta, si trova qualche pezzo di rotaia e
all’interno del torrente, che ora costeggiamo, si può vedere una
specie di grosso imbuto rettangolare abbandonato. Siamo ormai
vicinissimi all’ingresso principale della miniera: seguiamo l’acqua
del ruscello che scorre libero su di una grossa roccia levigata,
incontriamo e risaliamo la discarica per venirci a trovare in una
piazzuola. Di fronte a noi una cascatella più o meno ricca di acqua
(secondo le stagioni e le piogge), sulla destra i resti di una fornace,
a sinistra uno dei due ingressi principali della miniera:
dalla fine della salita nel bosco di castagni sarà passata circa
un’altra mezz’ora. Passato il ruscello entriamo nella galleria che
procede rettilinea per qualche decina di metri per poi ripartirsi in tre
direzioni. Di fronte lo scavo termina dopo poco; percorrendo invece la
diramazione di sinistra si giunge subito a una fossa completamente
allagata oltre la quale si apre il 2° ingresso principale (foto qui a
lato); a destra il
percorso prosegue inoltrandosi nella montagna. La galleria si presenta
ben scavata e agevole, sulle pareti si vedono delle bellissime
mineralizzazioni con sfumature argentee e rossastre che brillano grazie
a quel poco d’acqua che le ricopre.
In fondo al rettilineo, la galleria si slarga e, attenzione!, ci si trova sull’ orlo di un profondo pozzo (m.25
circa): a detta di chi lo ha
visitato (ovviamente con attrezzatura speleologica) la parte più
interessante è proprio lì sotto, dove si diramano varie gallerie e si
trovano abbandonati e arrugginiti dal tempo, attrezzi da lavoro,
scalette, rotaie, carrellini…. Noi, rasentando il pozzo e camminando
nel piccolo spazio di terreno che ci separa dalla parete, svoltiamo
verso sinistra imboccando il proseguimento della galleria: il tragitto
diventa quasi subito difficoltoso per i residui sul terreno, un
passaggio inclinato con pali di rinforzo in diagonale e una montagnola
di materiale di scarico. Giungiamo così in uno spazio più grande con
qualche nicchia posta ai lati; di fronte a noi, forse strisciando fra i detriti,
sembrerebbe proseguire la galleria, ma a questa prima
indagine il
passaggio non ci sembra sufficientemente sicuro, per cui torniamo
indietro all’aria aperta. La giornata è ancora lunga e quindi
decidiamo di cercare eventuali altri scavi. Dalla discarica partono
tracce di sentiero verso monte che seguiamo fino a quando si perdono
nella vegetazione: da qui in poi proseguiamo per prati in salita, verso
sinistra, fidandoci solo dell’istinto. In lontananza ci sembra di
vedere tracce di una discarica e come una grande ferita nel terreno.
Infatti troviamo una grande spaccatura, una specie di pozzo a cielo
aperto, sul fondo del quale si intravedono gli accessi di altre
gallerie: anche questa è roba però da speleologi! A questo punto
decidiamo di iniziare la discesa con l’intenzione di portarci verso l’ingresso
allagato della miniera e, quindi, girando verso sinistra. Il terreno è
molto ripido e faticoso. Troviamo casualmente un’altra piccola
discarica con una galleria accessibile ma che termina dopo pochi metri
senza niente di rilevante al suo interno. |
Proseguendo (siamo ormai sull’altro versante)
ci troviamo di nuovo nella boscaglia, e poi,finalmente, ecco
il secondo accesso che cercavamo (quello allagato che avevamo visto dall’interno).
Qui riappaiono tracce di sentiero e oltre al piccolo torrente che siamo
costretti a superare (sempre andando a sinistra perché da dove siamo
non ci è possibile raggiungere la discarica e il percorso principale) troviamo inaspettatamente (non ne avevamo notizia) un sacco di ruderi
completamente integrati e nascosti nella vegetazione: uno spettacolo
molto affascinante anche grazie alle ombre della sera che inizia ad avvicinarsi.
Scendiamo ancora un poco, poi girando verso destra ci veniamo a trovare
nei pressi di |
Nei
torrentelli locali è ormai ben risaputa la presenza di oro (e ancor
più nell'Olona che risulta aurifero sino a Milano), cosa motivata da
questi stessi filoni; infatti durante il 1500 in questi ultimi vi si estraeva anche
oro. |
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quel grande masso levigato, incontrato
all’andata, su cui scorre l’acqua del torrente: qui passare dall’altra
parte è un gioco da ragazzi e così, poco più a
monte del grande imbuto, riprendiamo il sentiero e la strada del
ritorno. E’ quasi buio quando siamo all’auto: la giornata è stata
splendida e vissuta intensamente, peccato solo non aver visto quello che
dicono ci sia in fondo al pozzo. Chissà, magari in futuro…!
Paolo & Luca
Per le miniere NON d'oro c'è un piccolo indice.
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