Quello
che segue é un estratto della Ricerca Scolastica (qui rivisitata e
riordinata per mantenere i parametri estetici ed informativi del Sito) realizzata
nel 2004 dalla classe II A dell'Istituto Manzetti di Aosta (ragioneria),
i quali interessati mi resero gentilmente disponibile detto materiale per
l'esclusivo utilizzo nell'ambito di questo Sito. Tutti i
testi e le fotografie presenti nelle pagine di questa sezione sono dunque realmente di proprietà
dell'ISITCG di
Aosta e di tutte le persone che
contribuirono a detto impegno (i loro nomi sono citati nella prima
pagina della ricerca scolastica). |
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La miniera di Praborna è situata alla base del
versante sinistro della Valle di St. Marcel, a circa 1900 metri.
Conosciuta nei secoli XVII e XVIII coi nomi di "montagna di Revers"
e di "Barmaz - La Balme" e di "Bras Borgne - Praborna",
venne designata nella bibliografia geologico-mineralogica dei secoli
successivi come miniera di Praborna o, più raramente, di Pralorgnan.
Questo giacimento è famoso per le sue
caratteristiche geologiche, mineralogiche e minerarie. La miniera è
Situata nel vallone di Saint Marcel e presenta importanza sia
scientifica che tecnica. Nota in tutto il mondo per i suoi singolari e
caratteristici minerali, forniva un prodotto che pare fosse tra i
migliori d'Europa e cioè la Braunite, il cui mercato di maggior consumo
era rivolto a Venezia (vetrerie di Murano) e alla Francia meridionale già
dalla metà del 1500 . Il prodotto ottenuto si dice costituisse una
notevole fonte di guadagno. Oltre al minerale
che per l'Italia ebbe un certo interesse economico, il giacimento è caratterizzato
dalla presenza di numerosissimi altri minerali di manganese: per alcuni
di questi Praborna rappresenta la località tipo e molti altri si
presentano talvolta con caratteristiche tali da risultare assai interessanti per i
collezionisti. |
DUE
RIGHE DI STORIA: Originariamente i coltivatori sfruttarono
solamente in
superficie la massa mineralizzata: questa si presentava come un grosso
"rognone" potente 5-8 metri e affiorante su di un fronte di 12
metri alla q. 1910 circa. In seguito la seguirono internamente fino a q. 1880,
con coltivazioni di discenderia a partire dall'affioramento superficiale
e tramite due ribassi eseguiti posteriormente ed attualmente frananti.
Oltre a questi scavi vi sono trascurabili lavori di ricerca tra i quali
una breve discenderia all'incirca alla stessa quota dell'imbocco
superiore e scavata in minerale ricco di rodonite.
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Data in pegno da Renato di Challant al Capitano
Madruzzo per il pagamento di un riscatto da lui dovuto al Cossé de
Brissac, il giacimento fu svincolato nel 1568 con la cessione delle
Baronie di Chatillon, di Saint Marcel e la Signoria di Ussel, rientrando
così nuovamente nel possesso della Contea di Challant e della Baronia di
Aymavilles. La proprietà della miniera era già oggetto di lite fra gli
Challant e i Perrone di San Martino, ai quali il giacimento era stato
ceduto in compenso di diversi crediti. La lite parve risolta nel 1614,
ma si rinnovò nel 1621, nel 1632 e 1640 e tutte le volte i Challant
tentarono di rientrare in possesso della miniera in questione; la lite si trascinò
così fino al 1671, quando la miniera ritornò nelle mani della famiglia
Challant che la sfruttarono personalmente per circa 80 anni vendendone
il minerale ricavato a Ivrea o alle fabbriche di Chatillon. Nel 1752 la
miniera fu data in affitto per quattro anni all'avv. Divise di Aosta.
Nel 1792 il geologo naturalista De Bassure visitò la miniera ancora in
piena coltivazione. Il giacimento, secondo i suoi studi, si presentava
come un grande ammasso interstratificato nello gneiss. Nel 1835 il
BARELLI lo descrive però già in decadenza, ma esso tornò comunque ad
un momento di splendore tra il 1870 ed il 1880, decennio in cui i prezzi di
manganese erano alti ed il minerale stesso contemporaneamente assai
richiesto. L'ultima sua
produzione fu di 120 tonnellate di minerale nel 1881. Dopo alcuni anni
di abbandono alcune sue parti furono invase dall' acqua ed una società
belga, che ne divenne proprietaria, fece eseguire una galleria di
ribasso per far defluire l'acqua e poter così riprenderne lo
sfruttamento, ma nel ventesimo secolo vi fu un altro periodo di
abbandono. Infine, si ebbero tentativi di ripresa dopo la fine della prima guerra mondiale,
quando si eseguirono appunto alcuni lavori di ricerca e una galleria di ribasso per
liberare ancora una volta la miniera dalle acque e poter proseguire lo sfruttamento
del suo minerale. |
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MINERALIZZAZIONE: sono numerosissimi i minerali rinvenuti a Praborna e
studiati sin dall'inizio dal secolo scorso: eccone alcuni. |
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ALBITE: masse compatte e rari cristallini
isomorfi.
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ALURGITE: mica a base di manganese e alluminio , di colore rosa
o rosso-brunastro; si presenta in laminette che talora misurano anche qualche cm
di lato.
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BRAUNITE: massiccia granulare o in cristalli grigio-nerastri,
con lucentezza metallica e diametro fino a 7 cm. Nel passato veniva
chiamata con il nome di marcellina una presunta varietà ferrifera di
braunite.
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CALCITE: in masserelle spatiche o talora in cristallini.
Analisi recenti hanno accertato la presenza di calcite con al nucleo
aragonite.
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CLORITE: lamette verdi riferibili alla kammerite, associate ad
oro nativo.
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EMATITE: lamine grigie metalliche e cristalli laminari. è
presente pure nella varietà titanifera.
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GRANATI: Spessartite, che si presenta in masse
cristalline gialle, giallo-arancio o rossastre, e più raramente in
cristalli rombododecaedrici con dimensioni fino al cm. Uvarovite
associata a masse lamellari di
ematite e a quarzo, si riconosce per i sui fitti aggregati di piccoli
cristalli verdi. |
MANGANITE: rara, si trova presente in aggregati raggiati di
cristalli neri e lucenti.
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ORO: in cristalli allo stato nativo fino a un mm e
associati ad uvarovite e kammererite
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PIEMONTITE: cristalli aciculari o prismatici bruno-rossastri,
anche centimetrici.
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QUARZO: rappresenta il minerale principale della
mineralizzazione manganesifera. È presente talora in cristallini
millimetrici.
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RODONITE ROMEITE: Raro minerale, di colore giallo-miele,
giallo-giacinto.
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TALCO: aggregati lamellari biancastri.
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TITANITE: cristalli
verdognoli associati ad oro nativo, uvarovite , kammererite.
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VIOLANO: minerale
di colore viola intenso,spesso in forma granulare o fibrosa,
più
raramente sotto forma di cristalli prismatici (vedine
un esempio). Era un tempo utilizzato
in gioielleria, ora data la sua rarità non più. Se ne possono ancora
trovare, con la dovuta fortuna, frammenti significativi anche cercando
semplicemente nella stessa discarica esterna.
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...oppure
vedi questo argomento trattato scientificamente. |