Cenni
minerari e mineralogici sul Gorzente e Ovada.
Le
antiche miniere d'oro di Ovada vengono ancor oggi confuse,anche dagli
stessi abitanti locali, con quelle della Val Gorzente, poste queste
ultime a circa tre o quattro chilometri di distanza. In alcune
pubblicazioni del periodo 1976/1978, Il dott. Pipino distinse però i
due giacimenti, anche se la delimitazione delle singole miniere ed il
loro studio geologico fu allora possibile solamente per la Val Gorzente.
Susseguenti rinvenimenti presso il Distretto Minerario di Torino
permisero poi una descrizione più approfondita nonché storica anche
per quanto riguarda le vicine miniere di Ovada chiarendo così
definitivamente la specificità delle due giaciture [def.].
Considerandole
entrambe, i lavori più importanti in assoluto sono situati nella zona
collinare compresa tra il torrente Gorzente ed il Piota, a monte del
bacino artificiale dei laghi di Lavagnina e che costituiscono appunto le
cosiddette miniere del Gorzente. Queste furono sicuramente oggetto
d'interesse già in tempi assai remoti ma fu
solamente dal 1839 in poi che, grazie
all'intervento dell'ing. del Corpo
delle Miniere Candido Baldracco il quale segnalò appunto in quell'anno
la presenza di importanti filoni auriferi nella zona in questione,
inizieranno intense e metodiche attività di ricerca, specie da parte di
compagnie francesi ed inglesi. Queste opereranno soprattutto nei
quattro cantieri denominati "Alcione e Maggetta, Moglia Ferraio,
Cassinotto, Frasconi" e costruiranno i relativi stabilimenti
metallurgici: quello della Lavagnina é attualmente coperto dalle acque
del bacino artificiale ed affiora solamente nei periodi di particolare
siccità. Qui come nei dintorni sono presenti diversi
filoni verticali mineralizzati a Oro nativo [def.], Calcopirite,
Blenda [def.],
Tetraedrite [def.], Pirrotina
[def.], Marcasite, Pirite e
Galena [def.]. Per quanto riguarda
l'Oro, questo é presente sia nella ganga [def.]
quarzosa che nel materiale
limonitico circostante e per quanto sia solitamente costituito da
placchette che in genere non superano il millimetro, in alcune druse o
geodi può formare rari aggregati dendritici superiori al centimetro o
invece piccolissimi cristalli con abito ottaedrico (vera
"chicca" quest'ultima per i collezionisti di micro). Il
minerale interessato ha una distribuzione molto varia ed irregolare pur
nell'ambito della stessa vena e all'analisi dimostra di esser costituito
per l'85% da Oro, il 10% da Argento ed una rimanenza di altri minerali.
Questo distretto costituisce in pratica uno dei pochissimi casi di Oro
nativo esistenti in Italia per cui, al di là delle dimensioni del
minerale rinvenibile (in questo caso solitamente modeste) si tratta di
una giacitura interessantissima a livello hobbistico e collezionistico.
Le note che seguono si riferiscono ad alcune delle varie località del
circondario (Ovada compresa) ed oltre a dare qualche informazione
spicciola hanno lo scopo di suggerire qualche possibile ricerca
amatoriale "moderna". Da tener presente inoltre che i torrenti
della zona sono ovviamente auriferi.
Valloria:
il deposito di Valloria, costituito da limitate vene quarzose
comprese nel serpentino affiora in comune di Belforte e raramente vi si
riscontrano apprezzabili tracce d'Oro, per quanto questo sia distribuito
piuttosto sugli affioramenti limonitici riconoscibili dal classico color
rosso mattone determinato dall'alterazione dei solfuri.
Ramotorto:
Nel 1824, Sebastiano Stella dichiarò di aver scoperto "indizi
manifesti" di Oro nativo presso la confluenza dei torrenti Gargassa
e Gargassino.
Monte Calvo: ...nel 1844 scavarono,
ai piedi del Monte Calvo, due pozzi e due gallerie (parzialmente ancora
visibili a tutt'oggi) e trovarono minuti granellini d'oro disseminati
nella breccia serpentinitica. Ps. Ricerche meno datate hanno evidenziato
in detta zona ed in determinate condizioni geologiche elevati ed anomali
contenuti in Oro.
Gargassino: più a Valle del Monte
Calvo (vedi sopra), nell'incisione torrentizia che scende nel Gargassino
tra il 5° ed il 6° chilometro della strada provinciale si nota la
presenza di sottili vene quarzose e carbonatiche con tracce di antichi
scavi.
Crovera, in comune di Ponzone: in questa località
posta sulla destra del Rio Tre Alberghi é ancora visibile l'imbocco di
una galleria conosciuta dai locali come "Tana della volpe".
Ricerche recenti hanno evidenziato la presenza di sporadiche tracce
d'oro in alcune delle vene più ricche di solfuri.
Bric
dell'Oro: nel 1825 un certo Nicolò Marengo asseriva di aver scoperto
alcune miniere d'oro nei monti tra Masone e Casaleggio. Seguirono da
ciò permessi di ricerca e relativi scavi nelle località Pian delle
Mele e Bosco Prà.
Ovada e Belforte: l'area cui qui ci si
riferisce corrisponde all'affioramento di terre rosse che ancora si nota
a Sud di Zanaia. Due concessioni denominate l'una "Ovada" e
l'altra "Belforte",poste rispettivamente a sinistra e a destra
del torrente interessarono questa zona riconoscendovi a quei tempi
(1854) una cinquantina e più di filoncelli quarzosi auriferi, ma
diversi problemi burocratici ne impedirono lo sfruttamento. Più recenti
ricerche in loco effettuate dalla Teknogeo Snc. hanno portato
effettivamente all'individuazione di due grosse bancate quarzose
affioranti nell'incisione torrentizia a Sud di Zanaia (Rio Fossarone):
si tratta di banchi spessi due o tre metri, paralleli e distanti tra
loro una ventina di metri coperti da uno strato di terra
rosso-giallastra e affioranti localmente lungo i ripidi fianchi e sugli
spartiacque con il Rio Grattarino da una parte ed il Rio Tornarolo
dall'altra, dando così l'impressione di filoni differenti e numerosi.
Le analisi della Teknogeo hanno riscontrato nelle vene quarzose e
serpentinitiche presenza di Oro, il quale assume nel suo insieme
maggiore consistenza nel suolo limonitico che le ricopre.