L'oro
non si trova quasi mai libero allo stato nativo
ma
mescolato a pirite ed arsenopirite auriferi, in filoni di quarzo
a contatto con rocce scistose. Stime recenti (1968) ne valutano
la presenza in ragione di circa 7 grammi per tonnellata. Fino al 1931
era estratto con l'antico metodo dell'amalgamazione che sfruttava l'alta
affinità dei metalli preziosi (oro e argento) con il mercurio formando
il composto (AuHgn) da cui, per distillazione, veniva ricuperato
l'oro assai impuro. Successivamente si preferì adottare il metodo della
cianurazione che prevedeva, inizialmente, una fine macinazione del
minerale seguita da flottazione per separare i solfuri di ferro ed
arsenico
auriferi dalle rocce sterili ed un successivo trattamento con cianuro di
sodio
e di potassio. Dal cianuro doppio derivatone si recuperava
infine l'oro dopo
averlo fatto precipitare con un'ultima reazione. Dal punto di vista collezzionistico
le miniere di Pestarena
hanno fornito in passato bei cristalli di quarzo latteo e di
pirite, campioni di calcite, qualche raro esemplare dendritico
di oro nativo [def.]
e, soprattutto, ottimi cristalli di arsenopirite.
Sandro Dalmastro
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