Descrizione di una gita ormai "lontana"
(1988)
di Zappy. G. |
|
Quel
che ci attirò fu l'enorme discarica che già si riconosceva dalla ben
poco incoraggiante distanza di fondovalle: se tutte quelle pietre lì
all'esterno costituivano il materiale estratto dalla montagna, chissà
quale estensione di gallerie e cameroni ecc. c'era adesso nei suoi interni. Una
semplice questione di matematica la quale, in seguito e con nostra
grande gioia, corrispose esattamente alle aspettative. |
|
...Raggiungemmo gli edifici minerari (la
descrizione di accesso é nella pagina
precedente) e poi, non ricordo bene come, ma in modo evidentemente
"ovvio e semplice" (non conoscevamo assolutamente la zona) incappammo
presto in quella che é senz'altro una
delle gallerie principali di tutto giacimento. Era l'estate del 1988: il mio
"maestro" Vittorio ed io ci addentrammo quindi nei meandri
(che
é il termine giusto...) della miniera d'Herin, occasione durante la quale preparammo, passo per passo, una modesta
mappa senza alcuna pretesa e che aveva il solo scopo di poterci far
meglio orientare nelle prossime gite previste. Purtroppo si tornò lì
solamente un paio di volte perché nel frattempo si accavallarono altri
interessi, per cui tutto quel che ci rimase, oltre ad un paio di "sassi
ricordo", é il
seguente "schizzo" sopraccennato che riporto qui (quasi) tale e quale,
contenente cioè ancora nomi dettati esclusivamente dalla nostra
fantasia ed i quali ci servivano semplicemente per intenderci nel
reciproco dialogo sull'argomento.
|
DESCRIZIONE.
Quando nel 1988 visitammo questa miniera, trovammo i suoi
camminamenti
principali in condizioni sorprendentemente "solide" e privi di
ingombri vari. Il primo tratto é addirittura caratterizzato da
un'impalcatura di sostegno avvolgente sia la volta sia i fianchi (foto)
e questo ci fece pensare che probabilmente si trattava di una galleria
logisticamente molto importante e assai frequentata durante lo sviluppo
dei lavori. Addentrandoci ulteriormente incontrammo talvolta curiose
porte interne (?), ma soprattutto ci lasciammo affascinare da una
moltitudine di più o meno sottili stalattiti verdastre o azzurre che
pendevano dal soffitto e che fummo costretti a frantumare per proseguire
(da cui si desume che questo camminamento non aveva visto "anima
viva" da un mucchio di tempo). Anche per terra c'erano strane
concrezioni azzurre mollicce, che si elevavano però per non più di una
spanna: penso ad es. a stalagmiti in via di formazione. Per la cronaca,
provai a portarmene un paio a casa, ma come previsto, dopo un paio di
giorni si disidratarono perdendo tutto il loro smagliante colore e
diventarono fragili e inconsistenti come...un mucchietto di sabbia. Mi
andò invece meglio con le stalattiti: ne staccai una grigia, solida
(quelle colorate erano bellissime ma poco consistenti) e tale e quale é
rimasta ancor oggi. Se, come da mappa, si tralascia il percorso
rettilineo adducente ad un'uscita, ma si prende appunto a sinistra per
una biforcazione apparentemente secondaria, ci si potrà allora rendere
ben conto della vastità del giacimento, che qui si estende assai sia in
profondità lineare sia in quanto a collegamenti vari che permettono ad
es. di scendere fino al livello degli stessi stabilimenti esterni
incontrati salendo. Da notare anche l'ampiezza di alcuni cameroni di
sbancamento, che nella loro altezza interessano talvolta
contemporaneamente più di un livello e ne approfitto quindi per
raccomandare, qual'ora si decidesse di visitare questo giacimento, la
massima attenzione a dove si "posano i piedi" perché, a
seconda della galleria che si sta seguendo, ci si potrebbe trovare d'un
tratto (e non necessariamente al piano terra...!) faccia a faccia con uno
degli enormi vuoti sopradescritti.
|
|