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Estratto di un articolo scritto da Ettore Mo ed
apparso sul Corriere della Sera in data 27 febbraio 1994 |
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Cave
del Predil (Udine) è un paese derelitto che non si è mai ripreso dalla
mazzata che gli è stata inferta nel 1991, quando gli venne richiesto di
chiudere la millenaria miniera di Raibl (zinco e piombo) che dava da
mangiare a 138 minatori. Nel bar centrale, invece delle belle e tuttavia
quasi sempre melanconiche canzoni friulane, s'intona il coro delle
lagnanze e dei rimpianti: rimpianto per un paese che fino a pochi anni
fa, come dice il minatore pensionato Ed Pohar, "era vivo e c'era il
pane". <<Adesso - prosegue - non si ha più voglia di
sorridere né di cantare. Siamo una comunità di disoccupati e i giovani
vanno altrove a cercar lavoro. La miniera è inattiva, ma non è stata
ancora chiusa definitivamente, perché pare non abbiano ancora trovato
chi firmi l'autorizzazione per l'allagamento. Nelle sue viscere sono
rimasti dai quattro ai cinque milioni di tonnellate di Zinco, ma adesso
importiamo il materiale dal Sud America. Mi ricorda quando importavamo
sangue dalla Germania, mentre il Friuli è ricco sia di sangue sia di
zinco >>. |
Si deve alla miniera se col passar degli anni la
piccola comunità friulana (600 abitanti circa) s'è arricchita di
sangue "foresto": calabresi, pugliesi, veneti, sardi, sloveni.
A ottocento metri di altitudine, Cave del Predil è incastrata in una
valle molto stretta e un po' cupa, e a nessuno verrebbe in mente di
sceglierlo come luogo di villeggiatura. Dicono che sia il paese più
freddo d'Italia e il vento freddo che spiffera giù dal Monte Forno
(proprio così) ti sega il volto come una
lama di ghiaccio. Durante la nostra visita la temperatura è di sedici
gradi sotto zero, così almeno assicurano i clienti dell'osteria: ma il
record sarebbe stato raggiunto nel 1985, quando scese a 35 sotto zero,
un freddo siberiano. Mussolini aveva definito Cave "l'estremo lembo
della Patria". Il tono è pomposo, come sempre faceva il duce, che
amava la frase aulica e rotonda: ma la definizione è pertinente,
perché Cave del Predil sembra proprio collocata sull'orlo del mondo. |
Tutti qui ricordano quelle "settimane di
passione" del febbraio '91, quando 55 minatori si barricarono nel
fondo della miniera di Raibl per protestare contro la decisione di
chiuderla definitivamente entro la fine di giugno. Alcuni furono
costretti a risalire in superficie per le gravi condizioni di salute
provocate dal freddo, dall'umido e dalla fame: ma 32 rimasero nel pozzo
per 17 giorni. <<Eravamo a 540 metri di profondità -
rievoca adesso uno di loro, avvampando lingua e gola con un bicchiere di
acquavite locale - nel pozzo di Clara, una spelonca di un centinaio di
metri quadrati, e la temperatura era di sette gradi, ma con una
percentuale di umidità del 98 per cento, che ci inzuppava le coperte.
Abbiamo preso tutti l'influenza: i più malconci, con problemi di
pressione, diarrea e altro, venivano costretti dal medico a
risalire...Purtroppo non è servito a nulla >>. |
<< Noi donne - dice la signora Rita Canuti -
siamo state a nostra volta protagoniste della lotta contro la decisione
di chiudere la miniera. Le autorità apparentemente ci lodavano per il
nostro impegno in difesa della comunità: in realtà ci hanno preso in
giro, avevano già tutto deciso e stabilito e le loro assicurazioni
erano aria fritta. Anche la stampa in tutta la vicenda è stata
condizionata >>. |
C'era anche un motivo ideale a spiegare la tenacia
con cui il paese ha combattuto la sua lotta fino in fondo, ed è
l'orgoglio che Cave del Predil ha sempre nutrito per la sua miniera.
L'estrazione dello zinco e del piombo dalle viscere del monte Re sarebbe
cominciata addirittura in epoca preromana, ma dai mille e più minatori
d'un tempo si è scesi a 138, ai quali veniva corrisposto un salario di
un milione e duecentomila lire al mese, sufficiente, pare, a far
sbarcare il lunario ad altrettante famiglie. Purtroppo i costi
dell'estrazione non hanno mai consentito di far quadrare i bilanci, anzi
il deficit ha raggiunto negli anni livelli siderali, per cui la Sim, del
gruppo Eni e che gestiva questa miniera insieme ad altre tre in
Sardegna, non ha avuto alternative alla chiusura. Però si è sbarazzata
subdolamente del problema, ponendolo nelle mani dell'Ente locale, che ha
dovuto fronteggiare l'ira della comunità friulana. << Vede -
interviene uno dei tanti disoccupati, alzando gli occhi dalle carte, con
un sorriso ironico - alla stazione di posta di Buchal si dice che nei
registri vi sia la firma di Napoleone che sarebbe transitato nella zona
in una delle sue campagne...ora, io non so se sia vero o una gran balla.
Però sappiamo tutti che Cave del Predil non l'hanno distrutta le
guerre, né quelle napoleoniche né quelle mondiali. La nostra piccola
comunità è stata demolita in quei diciassette giorni del febbraio '91
>>. |
Cave era stato definito "un buco pieno di
soldi" e qualcuno rievoca adesso, forse con l'aiuto della fantasia,
i giorni felici quando c'erano feste, veglioni, colossali bevute di
Tocai e di grappa nei due bar-osterie del paese, le sfilate
folcloristiche dei bambini nei costumi locali, la banda, i cori...Ora il
cinematografo non è più agibile, manca il riscaldamento, il campanile
della vecchia e bella chiesa di Sant'Anna, in stile prussiano, sembra
stia per cadere da un momento all'altro. Si minaccia la chiusura della
scuola elementare e dell'asilo per mancanza di alunni,anche se fino
all'inizio degli anni Ottanta c'era pure la scuola media. |
Situazione totalmente diversa, invece, a Fusine, 325
abitanti, stessa valle, stesse montagne, stesso gelo siberiano: qui non
si avverte la morsa stritolatrice della miseria, perché la grande
acciaieria Weissenfelts lavora a pieno ritmo. È una delle ditte più
longeve del mondo, è entrata in funzione dal 1462, trent'anni prima
della scoperta dell'America. Ora produce catene per macchine e sforna
ogni giorno 85 tonnellate di anelli di ferro, acciaio, ottone, rame
antico. Ha fatto catene quanto basterebbe, secondo un calcolo preciso,
per avvolgere (incatenare) sei volte la Terra. Dà lavoro a 530 persone,
esporta i suoi prodotti in tutto il mondo, 70 miliardi (di lire) di
fatturato. Questa è una miniera di denaro che non chiude, che non
chiuderà mai. A un tiro di schioppo dall'Italia che non conta di Cave
del Predil, eccoti un'Italia che conta, in Friuli e nel resto del mondo. |
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