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Per un' utile consultazione sono stati qui trascritti integralmente i contenuti di questo tabellone descrittivo situato nei pressi dell'area picnic di Saint Marcel (AO).

 

Pagina che ho preparato con Paolo e Luca (The Diggers'Seltz) ed Elena.

 
 

 

MINIERA DI SERVETTE

TABELLONE A CURA DEL COMUNE DI SAINT MARCEL

 

IL SITO. L'area mineraria di Saint-Marcel è di rilevante interesse storico e scientifico perché conserva tracce dell'attività mineraria di epoca romana, medievale e settecentesca e per le splendide rocce derivate da una zona di dorsale sottomarina dell'oceano giurassico Tetide. L'itinerario proposto consente di visitare il sito e le infrastrutture minerarie di Servette nell'ambito del loro contesto geologico-giacimentologico. Il tempo di percorrenza lungo un tracciato che inizia e termina presso l'area pic-nic di Druges Alte (m 1594 s.l.m.) è di circa 2 ore. La Valle di Saint-Marcel è situata fra i gruppi montuosi della Punta Tersiva (m 3513 s.l.m.) e del Monte Emilius (m 3559 s.l.m.) e comprende ampi pianori e suggestive foreste di conifere. La cima più elevata è la Punta della Grande Roise (m 3357 s.l.m.). Le pendici di questi monti ospitano numerosi camosci e stambecchi. Dal punto di vista geologico la Valle di Saint-Marcel fa parte delle Alpi Occidentali. I complessi rocciosi che vi affiorano (le "ofioliti") derivano dalle rocce dell'oceano Tetide che separava la placca europea da quella africana. Circa 140 milioni di anni fa, nel Cretacico, ebbe inizio un movimento di avvicinamento delle placche fino alla totale chiusura dell'oceano, cui seguì lo sprofondamento delle rocce oceaniche fino a 60-100 km di profondità entro il mantello della Terra e la loro ricristallizzazione in condizioni di alta pressione. La collisione dei margini delle due placche provocò l'accavallamento della porzione frontale del continente africano sopra il margine del continente europeo con formazione della catena alpina. Nella bassa Valle di Saint-Marcel le ofioliti e le rocce quarzitiche associate includono rispettivamente mineralizzazioni a rame-ferro e a manganese, derivate da soluzioni idrotermali fortemente arricchite in questi elementi, che fuoriuscivano da fratture del fondo oceanico. Il giacimento è diviso in due settori distinti: Chuc, con imbocchi a 1300-1400 metri di quota sulla sinistra idrografica del vallone, e Servette sulla destra, con imbocchi fino a quota 1800 m s.l.m. Entrambi appartengono al medesimo orizzonte mineralizzato. Le concentrazioni di pirite (solfuro di ferro, FeS2) e calcopirite (solfuro di ferro e rame, CuFeS2) coltivate presentano spessori variabili da qualche metro ad alcune decine di centimetri, ed estensioni laterali fino ad alcune centinaia di metri. I tratti più ricchi e potenti della mineralizzazione sono stati asportati dai plurisecolari lavori di coltivazione mineraria, testimoniati da trincee, gallerie ed estesi vuoti sotterranei.

Storia della miniera. La coltivazione del giacimento di Servette ebbe inizio in epoca romana (forse pre-romana) e continuò fino al Medio Evo. Poi gli imbocchi delle antiche gallerie caddero in rovina e finirono sepolti da detriti; furono riportati alla luce nel XVIII sec. quando alcune valanghe asportarono i detriti che li ricoprivano. Grazie all'abbondanza di foreste nell'area, la miniera fu riattivata e la coltivazione riprese con tecniche più moderne: sul posto furono anche costruiti gli impianti di arricchimento, arrostimento e fusione del minerale.

Il combustibile necessario era fornito dai carbonai che provvedevano in situ alla produzione del carbone impiegando legna di abete rosso e larice accatastata e carbonizzata in condizioni anaerobiche. A causa della scarsa lungimiranza dei nuovi minatori che miravano a profitti immediati, l'estrazione deL minerale avvenne in modo irrazionale, cosicché vennero abbattuti anche i pilastri che gli antichi coltivatori avevano lasciato a sostegno delle volte, provocando già negli anni 1770-80 i primi crolli. 

Fino al 1780 dal giacimento venne estratta esclusivamente calcopirite che era trattata direttamente nei pressi della miniera. Nel XX sec. i lavori più importanti ebbero luogo a Chuc e furono orientati all'estrazione dello zolfo dalla pirite, nonché alla produzione di acido solforico, solfati e fertilizzanti. L'attività mineraria in Valle cessò definitivamente nel 1957.

Per motivi di sicurezza, si raccomanda di seguire il percorso indicato sulla cartina. Pertanto il Comune di Saint-Marcel declina ogni responsabilità nel caso in cui l'utente non tenga conto di tale raccomandazione.

 

 

1. FONDERIE TRÈVES. Ruderi di uno stabilimento attivo nel XVIII secolo per l'estrazione del rame. Il minerale ricco in calcopirite veniva fuso all'interno dell'altoforno, dopo essere stato arrostito per eliminare lo zolfo. Il raggiungimento del punto di fusione (circa 1000'C) richiedeva considerevoli quantità di carbone di legna.

 

2. DISCARICA DELLE SCORIE: ingenti cumuli di materiale di scarto delle attività fusorie connesse con l'industria estrattiva sono presenti lungo la strada poderale. Le discariche di Fontillon sono un archivio di reperti proto-metallurgici connessi con l'attività mineraria della valle. Infatti, al di sotto delle scorie più recenti sono state trovate scorie che risalgono al Medio Evo.

 

3. TELEFERICA. Sistema di trasporto costruito nel 1918 per il trasferimento del minerale. La teleferica (o va-e-vieni) era sostenuta da sette appoggi e dotata di due benne della capacità di 6 q. l'una. Il minerale piritoso grezzo veniva trasportato da Servette alla laveria di Acque Verdi, 670 m più a valle, per essere lavorato.

 

4. CANTIERE DI SERVETTE. Ruderi del villaggio dei minatori ubicato su un ripido versante soggetto a continui fenomeni franosi. Il villaggio sorge al centro dell'area interessata dagli scavi minerari. Per poter accedere in sicurezza dal villaggio alle gallerie erano stati costruiti con il materiale di scarto lunghi terrapieni sostenuti da muri a secco (ormai crollati).

 

5. MINIERA ROMANA. Fenditura lunga circa 7-8 metri nella parete rocciosa, parzialmente nascosta dal detrito. Non ci sono dati che ne certifichino in assoluto l'età romana, tuttavia la tecnica di coltivazione e autorevoli fonti storiche confermerebbero questa ipotesi.

 

6. RICOVERO/ POLVERIERA. Il ricovero del sorvegliante della miniera fu l'ultimo edificio ad essere abbandonato alla chiusura del cantiere. Poco lontano vi sono due polveriere recintate, in muratura armata, dotate di una gabbia di Faraday per custodire gli esplosivi al riparo dai fulmini.

 

7. GALLERIA SAN GIUSEPPE. Galleria posta a 1725 m di quota. Lunga quasi 200m, ha un andamento rettilineo per circa 100 m, poi svolta a destra in un punto dove la volta è sorretta da alcune travi. Prosegue quindi più stretta e bassa fino ad un camino (rimasto incompiuto) che avrebbe dovuto collegarla con la galleria sovrastante.

 

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